Maria, pellegrina e serva della gioia – Feria propria del 21 Dicembre

Maria, pellegrina e serva della gioia – Feria propria del 21 Dicembre

20 Dicembre 2023 0 Di Pasquale Giordano

Feria propria del 21 Dicembre

Cant 2,8-14   Sal 32  

Esaudisci con bontà le preghiere del tuo popolo, o Padre,

perché coloro che si rallegrano

per la venuta del tuo Figlio unigenito nella nostra carne

possano giungere al premio della vita eterna

quando verrà nella gloria.

Egli è Dio, e vive e regna con te, …


Dal Cantico dei Cantici Cant 2,8-14

Ecco, l’amato mio viene saltando per i monti.

Una voce! L’amato mio!

Eccolo, viene

saltando per i monti,

balzando per le colline.

L’amato mio somiglia a una gazzella

o ad un cerbiatto.

Eccolo, egli sta

dietro il nostro muro;

guarda dalla finestra,

spia dalle inferriate.

Ora l’amato mio prende a dirmi:

«Àlzati, amica mia,

mia bella, e vieni, presto!

Perché, ecco, l’inverno è passato,

è cessata la pioggia, se n’è andata;

i fiori sono apparsi nei campi,

il tempo del canto è tornato

e la voce della tortora ancora si fa sentire

nella nostra campagna.

Il fico sta maturando i primi frutti

e le viti in fiore spandono profumo.

Àlzati, amica mia,

mia bella, e vieni, presto!

O mia colomba,

che stai nelle fenditure della roccia,

nei nascondigli dei dirupi,

mostrami il tuo viso,

fammi sentire la tua voce,

perché la tua voce è soave,

il tuo viso è incantevole».

Viene il Signore a salvarci

Mentre l’amata è in città, lo sposo viene dalla campagna e si affaccia dalla finestra invitandola ad unirsi al suo canto di gioia e di speranza per l’arrivo del tempo del risveglio della natura e dell’amore. Lo sposo viene verso la sua amata che chiama «amica mia». La sua voce vorrebbe fondersi con la sua in un incrocio di sguardi e in un incontro di volti. Nelle parole dell’amato riecheggia il desiderio di Dio di incontrare la sua amata che, nel linguaggio poetico dei profeti, rappresenta l’intero popolo d’Israele che è invitato ad uscire dalla roccia in cui si è rifugiata. L’invito all’amata richiama quello che Dio rivolge ad Abramo ad uscire dalla sua terra per andare verso il luogo che gli sarebbe stato indicato. L’obbedienza di Abramo è condizione perché la promessa si realizzi rendendo il patriarca padre di una moltitudine. La discendenza di Abramo è Cristo e la Chiesa. Entrambi devono fare un cammino, un esodo, fatto di spoliazione del proprio io per lasciarsi rivestire della bellezza di Dio.   

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 1,39-45

A cosa devo che la madre del mio Signore venga a me?

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.

Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.

Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Maria, pellegrina e serva della gioia

Maria, superato il turbamento iniziale dopo l’annuncio dell’angelo, si fa pellegrina e va a trovare l’anziana cugina Elisabetta, anche lei in attesa. Il passo veloce di Maria traduce plasticamente la spinta interiore che la anima: la gioia di essere madre! La fanciulla di Nazaret non vive la sua maternità in maniera intimistica, ma esce di casa e intraprende un viaggio scomodo per trasmettere la gioia che ha nel cuore in quanto portatrice della parola di Dio. Al suo saluto Giovanni sussulta di gioia nel grembo della madre Elisabetta. La presenza invisibile di Dio, ma udibile attraverso la voce di Maria, porta la gioia, segno che lo Spirito Santo è all’opera. La gioia del bambino contagia Elisabetta, che fino a quel momento si era tenuta nascosta vivendo in modo riservato e contemplativo la sua maternità. Ora il sussulto del figlio nel grembo le rivela che c’è una gioia ancora più grande: Dio è in mezzo a noi! Elisabetta interpreta la gioia che dovrebbe caratterizzarci come cristiani così come Maria lo spirito di servizio se si è abitati da Dio. 

La nostra società è spesso attraversata da un cupo pessimismo, dovuto a tristi vicende personali e collettive. Spesso non si intravede la luce in fondo al tunnel. Come credenti, ci facciamo portatori di speranza e ci adoperiamo per rimuovere, nei limiti del possibile, gli ostacoli che provocano sofferenza?

Maria, pellegrina della gioia, vorrei imparare da te a non trattenere per me i doni ricevuti, aiutami a non confondere la felicità con l’allegria, insegnami i passi della tua danza, quella con la quale hai portato il vangelo, il tuo Figlio Gesù, coinvolgendo nella festa anche la tua anziana cugina. Che in questo Natale, come anche in tutti quelli che seguiranno, io possa riconoscere la presenza di Gesù, custodito nel grembo della Chiesa, ma anche manifestato nella voce di chi ama e si fa servo della gioia di ogni persona.