Guariti dalla piaga della solitudine – Martedì della IV settimana di Quaresima

Guariti dalla piaga della solitudine – Martedì della IV settimana di Quaresima

28 Marzo 2022 0 Di Pasquale Giordano

Martedì della IV settimana di Quaresima

Ez 47,1-9.12   Sal 45  

+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 5,1-16

All’istante quell’uomo guarì.

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.

Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.

Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.

Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

Guariti dalla piaga della solitudine

Gesù si reca in un luogo frequentato dagli emarginati della società ed esclusi dal tempio che sono in attesa di essere guariti. Egli non va lì per caso ma visita quel luogo di sofferenza capovolgendo l’idea sbagliata su Dio per la quale bisogna purificarsi per poterlo incontrare. Dio viene a visitare il suo popolo e a salvarlo. Gesù conosce quell’uomo e quanto lunga sia stata la sua infermità, ma quell’uomo non sa chi sia colui che gli chiede: «Vuoi guarire?». L’uomo paralitico sembra non comprendere la domanda o dà per scontato la risposta. Per lui la guarigione è come conquistare il premio dopo essere arrivati primi nella corsa. In questa corsa egli è sempre arrivato dopo gli altri. L’uomo è convinto che la guarigione si possa guadagnare se ci fosse qualcuno che lo aiutasse ad arrivare per primo ad immergersi. Nelle sue parole si legge la sofferenza della solitudine. Nonostante siano in molti ad abitare quello spazio la solitudine è la vera piaga perché i malati non si aiutano a vicenda ma ognuno vive per sé facendosi concorrenza, né tantomeno si trova qualche persona sana che sia lì ad aiutare a scendere nella piscina al momento opportuno.

Gesù comanda al paralitico di alzarsi, prendere la sua barella e camminare. La parola di Gesù ha un effetto terapeutico e la guarigione è immediata tant’è che l’uomo riesce ad alzarsi da solo e camminare con le sue gambe. Il malato è innanzitutto guarito nella fiducia. Guarito riesce a fare ciò che gli è stato comandato. La guarigione è un dono gratuito dal peccato che ci blocca e ci rende avversari gli uni degli altri alimentando il complesso di inferiorità e vittimismo.

A chi gli chiede ragione del suo comportamento che è in palese contraddizione con la legge l’uomo guarito risponde che egli ha obbedito al comando di colui che lo ha guarito. La parola di Gesù guarisce ed essa diventa la legge da seguire. Gesù raccomanda di rimanere nella libertà vivendo il comandamento dell’amore senza del quale si cade nella morte che è una condizione peggiore della paralisi.

Signore Gesù, tu che conosci la mia sofferenza vieni a visitarmi. La tua parola susciti in me interrogativi che risveglino la mia speranza di guarigione sepolta sotto le tante delusioni. Aiutami a chiamare per nome il peccato che mi blocca e le paure che mi paralizzano. Guarisci il mio sguardo perché possa vedere in te e nei fratelli che mi poni accanto il volto amorevole di Dio che va verso gli ultimi e soccorre i deboli. Donami l’audacia di testimoniare con la gioia dell’amore la guarigione del cuore e di rendere ragione della speranza di salvezza, che la tua parola ha riacceso dentro di me, con la carità fraterna.