Isole di sicurezza – Sant’Agnese

Isole di sicurezza – Sant’Agnese

21 Gennaio 2021 0 Di Pasquale Giordano

Sant’Agnese

Eb 7,25-8,6   Sal 39   

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 3,7-12)

Gli spiriti impuri gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. 

Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. 

Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

Isole di sicurezza

Man mano che la fama di Gesù cresce e valica i confini d’Israele aumenta il numero delle persone che si avvicinano a lui e anche il peso della responsabilità. Marco dice chiaramente che la fatica nella gestione della folla è tale che Gesù da solo non ce la fa e rischia di essere letteralmente schiacciato. Per quanto abbia un potere straordinario nel guarire tutti egli deve fare i conti con la sua umanità che, come quella di ogni persona, è segnata da limiti. Questo tratto della personalità di Gesù lo rende molto più vicino a noi che sperimentiamo quotidianamente quanto è fragile e precario il nostro equilibrio psicofisico. 

La richiesta di Gesù di riservagli una barca per poter continuare il suo servizio senza essere schiacciato dalla folla, ci ricorda che qualsiasi sia il nostro impegno lo dobbiamo commisurare sulle nostre forze senza eroismi che invece possono nascondere la presunzione di non dividere con nessuno i meriti di un’impresa. La barca è il simbolo della comunità ecclesiale, delle relazioni fraterne nella Chiesa. Il successo, la notorietà e il fatto di essere cercati, pur nascendo dal bene che si compie, possono indurci alla sindrome dell’eroe solitario che tende a distinguersi dalla massa arrivando a vantarsi o a godere nel sentirsi dire che non è come gli altri.

Il maestro, chiedendo aiuto e uno spazio nella barca, insegna che quanto più il discepolo sente il peso della responsabilità tanto più deve coltivare relazioni fraterne nelle quali condividere responsabilità, successo e difficoltà con gli altri. La barca rappresenta anche la mia vita nella quale fare spazio a Gesù che chiede ospitalità. Tra i mille impegni da assolvere e le tante richieste da accogliere è necessario trovare uno spazio e un tempo nel quale entrare in maggiore intimità col Signore. La preghiera salva dallo stress e dall’ansia della prestazione che a volte ci assale e ci travolge come una valanga.

Signore Gesù, tu che hai chiesto ospitalità in una barca per sfuggire al pericolo di soccombere sotto il peso della folla, fammi avvertire ancora più intensamente il desiderio di rifugiarmi in te quando sento che le mie forze sono impari rispetto alle pressanti istanze della gente. Insegnami a riconoscere e respingere i pensieri impuri che, sotto mentite spoglie di zelo apostolico, nascondono segrete intenzioni che alimentano l’orgoglio e la presunzione. Donami l’umiltà di stare con i fratelli perché non emerga il mio ego ma che la mia voce e il mio servizio si accordino con quello degli altri sicché il ministero non appaia come la fatica del singolo ma risuoni come una sinfonia della comunione nella corresponsabilità.