L’adesso di Dio – San Girolamo

L’adesso di Dio – San Girolamo

30 Settembre 2020 0 Di Pasquale Giordano

San Girolamo

Gb 9,1-12.14-16   Sal 87  

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 9,57-62

Ti seguirò dovunque tu vada.

In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 

A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 

Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

L’adesso di Dio

Due candidati al discepolato dicono a Gesù: «Ti seguirò», annunciando la loro intenzione futura mentre Gesù chiama oggi e dice: «Seguimi». L’imperativo presente suggerisce l’idea che la Parola di Dio non cancella il passato con un colpo di spugna, né è un’assicurazione per il futuro, ma è un appello che richiede una risposta adesso. Spesso ci fissiamo sulle cose passate, rimuginiamo avvenimenti che sono ormai alle nostre spalle oppure ci preoccupiamo in maniera ansiosa di ciò che probabilmente accadrà nel futuro, ma non valorizziamo il presente e ciò che ora è possibile. La tristezza per ciò che ci manca o di cui siamo stati privati nel passato e la paura per quello che potrebbe rappresentare una minaccia per il futuro sono degli ostacoli importanti per vivere pienamente l’oggi e accogliere nel momento presente il dono della provvidenza di Dio. 

Il Salmo 94 dice: «Quando ascolti oggi la Parola del Signore non indurire il tuo cuore». Il cuore diventa sordo alla chiamata di Dio quando si delega a Lui il compito di definire gli obbiettivi della vita. Quello che in apparenza sembra disponibilità e docilità si rivela come fatalismo o forza d’inerzia. Chi segue Gesù non gli consegna la conduzione della sua vita certo che dovunque egli lo condurrà lo porterà al sicuro. La strada di Gesù non giunge a conquistare posti che garantiscono agi e sicurezze umane, ma al contrario, a non tenere nulla per sé e dare tutto per amore. 

Il regno di Dio che hanno in mente gli uomini non ha nulla a che fare con quello che Gesù instaura. Il cammino di fede inizia veramente quando mi spoglio di ogni aspettativa mondana e si è disposti a relativizzare le proprie idee e i propri principi. Se non si ha il coraggio di prendere decisamente le distanze dal proprio io, con le sue convinzioni, i suoi pregiudizi, i suoi punti di vista, difficilmente si può arrivare fino in fondo a quel processo di trasformazione che si compie strada facendo con Gesù.

Gesù non è insensibile ai legami affettivi, soprattutto quelli familiari. Ma sono proprio questi i primi a dover essere sanati. 

Gesù chiede non di seppellire ma di seminare, non di nascondere ma di far crescere, non di mortificare il bene ma di generarlo continuamente con creatività. Seguire Gesù significa mettere mano all’aratro perché la propria umanità sia messa in discussione e così, si apra ad accogliere il seme della Parola di Dio che fruttifica in opere quotidiane di carità.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!