Il privilegio di essere trattati da ultimi – Mercoledì della XX settimana T.O.

Il privilegio di essere trattati da ultimi – Mercoledì della XX settimana T.O.

19 Agosto 2020 0 Di Pasquale Giordano

Il privilegio di essere trattati da ultimi – Mercoledì della XX settimana T.O.

Gdc 9,6-15   Sal 20  

+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 20,1-16)

Sei invidioso perché io sono buono?

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 

«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.

Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 

Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. 

Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Gesù usa ancora una parabola per esporre il punto di vista di Dio sul regno dei cieli, cioè sulla comunità dei battezzati, la Chiesa. Fa da sfondo la vigna che nella tradizione biblica è la cifra simbolica per indicare il popolo d’Israele, oggetto della cura amorevole del suo Signore perché porti frutto. Il soggetto della parabola però non è la vigna, ma il suo padrone e gli operai che da lui sono chiamati durante tutto il giorno per lavorarvi e ricevere la giusta ricompensa. Stupisce e incuriosisce che il Signore chiami fino all’ultimo momento, anche quando sta per terminare la giornata lavorativa. S’intuisce che, per quanto gli stia a cuore che la vigna sia ben curata e produca frutti, gl’interessa anche che il maggior numero di operai sia impegnato nella sua proprietà. Si contano cinque uscite del padrone con relativi invii nella vigna: “andate anche voi nella vigna”. 

Bisogna giungere alla sera per comprendere il senso della chiamata e della missione che ciascun operario riceve a prescindere dal momento in cui ha iniziato. Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe gli ultimi sono destinatari del privilegio di essere ricompensati per primi. Gli ultimi sono ricompensati come i primi. Essi non erano stati scelti da nessuno e tutti li avevano scartati. Gli ultimi sono quelli che per tanti motivi non sono riusciti nella vita; pur avendo sogni e progetti non hanno trovato spazi e occasioni per valorizzare i loro carismi. Dopo una vita passata a girare a vuoto hanno incontrato il Signore che ha dato loro un senso per vivere. Essere ricompensati per primi vuole significare che Dio ha una preferenza verso gli ultimi, gli esclusi, gli emarginati. Agli occhi degli uomini non valgono nulla mentre agli occhi di Dio sono preziosi.

Gli operai delle prime ore che assistono alla scena rimangono stupiti della generosità del padrone, ma la meraviglia si trasforma in attesa di ricevere un trattamento migliore e poi scade in ribellione perché le loro aspettative sono andate deluse. Il padrone non si è manifestato giusto e buono secondo i loro criteri. L’invidia consiste nel confondere il Buono con i beni; questo accade quando gli occhi sono accecati dall’avidità e dall’orgoglio. I primi credono di essere migliori perché hanno lavorato di più e non gustano la bontà di Dio che è padre di tutti e desidera che tutti siano felici. 

Il dramma nella chiesa si consuma quando i primi, che credono di aver accumulato maggior merito davanti a Dio e ai fratelli, non accettano di essere equiparati agli ultimi, bisognosi di aiuto. 

Il vero bene è essere chiamati e inviati a lavorare nella vigna e per la vigna. Bisogna alimentare sempre lo stupore e la gratitudine di essere destinatari di una vocazione nella quale abbiamo l’onore di collaborare con il Signore. Quando la meraviglia cede il posto al calcolo d’interesse allora scatta il lamento, la mormorazione e la ribellione. 

Anche nella Chiesa vale il principio: ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili. 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!