
Esercizi di libertà – Martedì della VIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Martedì della VIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Concedi, o Signore, che il corso degli eventi nel mondo
si svolga secondo la tua volontà di pace
e la Chiesa si dedichi con gioiosa fiducia al tuo servizio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Dal libro del Siràcide Sir 35,1-15
Chi adempie i comandamenti offre un sacrificio che salva.
Chi osserva la legge vale quanto molte offerte;
chi adempie i comandamenti offre un sacrificio che salva.
Chi ricambia un favore offre fior di farina,
chi pratica l’elemosina fa sacrifici di lode.
Cosa gradita al Signore è tenersi lontano dalla malvagità,
sacrificio di espiazione è tenersi lontano dall’ingiustizia.
Non presentarti a mani vuote davanti al Signore,
perché tutto questo è comandato.
L’offerta del giusto arricchisce l’altare,
il suo profumo sale davanti all’Altissimo.
Il sacrificio dell’uomo giusto è gradito,
il suo ricordo non sarà dimenticato.
Glorifica il Signore con occhio contento,
non essere avaro nelle primizie delle tue mani.
In ogni offerta mostra lieto il tuo volto,
con gioia consacra la tua decima.
Da’ all’Altissimo secondo il dono da lui ricevuto,
e con occhio contento, secondo la tua possibilità,
perché il Signore è uno che ripaga
e ti restituirà sette volte tanto.
Non corromperlo con doni, perché non li accetterà,
e non confidare in un sacrificio ingiusto,
perché il Signore è giudice
e per lui non c’è preferenza di persone.
Il circolo virtuoso della carità
Secondo il Siracide l’uomo sapiente è pio e giusto, ovvero coniuga nel suo agire umanità verso il fratello e culto a Dio. In tal modo, mette in pratica il comandamento dell’amore e opera secondo l’esempio e il volere di Dio. Infatti, il Signore, che non si prende cura degli angeli ma della stirpe di Adamo, si rivela misericordioso e premuroso in modo speciale verso i poveri, mostrando il suo volto di padre ed esercitando la regalità affinché si stabilisca la giustizia nel mondo. Egli da innanzitutto l’esempio, perché come fa lui, possano agire anche i suoi figli tra loro. Dio gradisce la carità operosa perché essa è generata dalla virtù della gratitudine verso di Lui, che è, al tempo stesso, condizione della generosità con cui offrono sacrifici cultuali. Chi ama il fratello lo fa perché intende restituire a Dio, mediante il servizio, quello che ha gratuitamente ricevuto da Lui. Chi offre a Dio con generosità riceve da Lui grazie ancora più abbondanti che lo rendono sempre più creativo nell’amore fraterno. È il circolo virtuoso della carità.
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,28-31)
Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».
Esercizi di libertà
I discepoli di Gesù rimangono sconcertati sentendo le parole molto dure riservate ai ricchi che difficilmente entrano nel Regno di Dio. Anche i sacerdoti insegnavano che la ricchezza è segno della benevolenza di Dio, perciò non riescono a comprendere bene il senso delle sue affermazioni. Senza dire poi che un ricco era ammirato perché poteva permettersi generose donazioni al tempio e quindi – pensavano – aveva il posto in paradiso garantito. Da qui la constatazione di Pietro che sottende una domanda: noi che abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito entreremo nel Regno di Dio? La risposta di Gesù ha il sapore del chiarimento, quasi che dica: state attenti, adesso vi dico le cose come stanno. Innanzitutto, lo stare con Gesù non è una polizza assicurativa o un piano di accumulo per poi ricevere una rendita. Il discepolato è una scelta di vita con la quale s’investe tutto su di Lui per condividere la missione di evangelizzare e costruire il regno di Dio. Esso non è una realtà materiale da usare, ma trama di relazioni da vivere. Lasciare qualcosa e qualcuno per Gesù e per il vangelo significa vivere le relazioni non finalizzandole ad un guadagno personale ma nella logica dell’oblazione. Gesù chiede di vivere il rapporto con i beni, affettivi ed effettivi, con un sano distacco affinché possano essere ordinati al vero amore. Lasciare non significa abbandonare o fuggire dal mondo ma allenarsi per esercitare la forma più alta della libertà: il dono totale di sé per amore. Così i beni trovano il loro pieno senso e riempiono di pace coloro che accolgono tutto dalle mani di Dio con gratitudine. Quando riceviamo il bene siamo gratificati e ci si sente primi, ma nella vita riceviamo anche persecuzioni e diventiamo velocemente ultimi. Chi accoglie dalla mano di Dio anche il dolore saprà trasformarlo in amore perché diventi una ricchezza che lo annovera tra i primi del regno di Dio. Con Gesù possiamo vivere in pace, cioè non senza agitazioni, preoccupazioni, sofferenze, ma possiamo vivere pienamente le nostre relazioni anche in un contesto in cui incontriamo forti resistenze ad amare. Agli occhi degli uomini potremo anche scivolare all’ultimo posto della scala del gradimento ma lì troveremo Cristo con il quale risalire, lui il primo dei Risorti.
Preghiamo
Signore Gesù, Tu che hai scelto di essere povero e vergine per donarci l’abbondanza dell’amore, aumenta in noi la fiducia nella provvidenza del Padre che ha preparato per noi un posto nella sua Casa. Aiutaci ad allenarci nell’esercizio della libertà condividendo nella fraternità e nella gioia i beni che riceviamo dalla mano di Dio. Guarisci il nostro cuore dall’avidità che alimenta la paura della miseria e della morte e donaci la forza di staccarlo dalle cose che si corrompono affinché possiamo imitare il tuo esempio e coltivare nella speranza il seme della Vita eterna che hai piantato in noi.
