La fede dirada le tenebre per andare incontro alla Luce che viene – Venerdì della I settimana di Avvento – San Nicola
Venerdì della I settimana di Avvento – San Nicola
Is 29,17-24 Sal 26
Imploriamo umilmente la tua misericordia, o Signore:
per intercessione del santo vescovo Nicola
salvaci da tutti i pericoli,
perché procediamo sicuri sulla via della salvezza.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Dal libro del profeta Isaìa Is 29,17-24
In quel giorno gli occhi dei ciechi vedranno.
Così dice il Signore Dio:
«Certo, ancora un po’
e il Libano si cambierà in un frutteto
e il frutteto sarà considerato una selva.
Udranno in quel giorno i sordi le parole del libro;
liberati dall’oscurità e dalle tenebre,
gli occhi dei ciechi vedranno.
Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore,
i più poveri gioiranno nel Santo d’Israele.
Perché il tiranno non sarà più, sparirà l’arrogante,
saranno eliminati quanti tramano iniquità,
quanti con la parola rendono colpevoli gli altri,
quanti alla porta tendono tranelli al giudice
e rovinano il giusto per un nulla.
Pertanto, dice alla casa di Giacobbe il Signore,
che riscattò Abramo:
“D’ora in poi Giacobbe non dovrà più arrossire,
il suo viso non impallidirà più,
poiché vedendo i suoi figli l’opera delle mie mani tra loro,
santificheranno il mio nome,
santificheranno il Santo di Giacobbe
e temeranno il Dio d’Israele.
Gli spiriti traviati apprenderanno la sapienza,
quelli che mormorano impareranno la lezione”».
L’opera di Dio
Il testo riflette la situazione di una comunità scombussolata che però comincia a considerare il futuro con prudente ottimismo, quando si manifestano i primi segni di ripresa o di pacificazione, benché non possa rallegrarsi completamente. Si riconosce l’opera di Dio che contiene le forze del male che si manifestano nella corruzione e nei complotti dei violenti. Essi pur perdendo il potere assoluto non sono ancora definitivamente sconfitti. Rimane un tempo di speranza e di aspettative, di progressiva purificazione della società, fino a quando, avendo percepito l’opera delle mani di Dio, tutti potranno riconoscerlo come il Dio Santo. L’opera di Dio, frutto di un progetto che ancora deve realizzarsi in pienezza, collega «il compimento della promessa antica» ai «beni promessi che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa». «Promessa», che traduce il latino dispositio, sarebbe anche bene tradurlo con «piano» o «progetto». La guarigione dei ciechi e dei sordi è il segno che manifesta l’opera di Dio nella storia. Tuttavia, come ben spiega il segno della guarigione del cieco nato in Gv 9,1-41, alla manifestazione della luce fa riscontro anche la manifestazione delle tenebre. L’opera di Dio smaschera le opere della carne che si spacciano per opere di Dio. C’è chi dice di credere, ma non è credente perché agisce secondo la carne e chi, cosciente di essere cieco sperimenta, invece la luce della fede. Il falso credente è colui che nasconde le sue opere malvage e odia la luce perché le rende manifeste. Il vero credente è colui che non nasconde la sua fragilità ma, anzi, la sperimenta come occasione di grazia perché ha incontrato il Signore che lo ha guarito. La santificazione del nome di Dio, ovvero la testimonianza e l’attestazione della sua santità la può offrire credibilmente solamente chi nella sua vita avvolta dalle tenebre lascia che si faccia strada la luce della misericordia di Dio perché il suo piano di salvezza giunga a buon fine.
+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,27-31)
Gesù guarisce due ciechi che credono in lui.
In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!».
Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!».
Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi.
Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.
La fede dirada le tenebre per andare incontro alla Luce che viene
Mentre Gesù è sulla strada per tornare a casa, due ciechi lo seguono invocando pietà. Sembra esserci un’incongruenza nella narrazione: come fanno due ipovedenti a vedere la strada, e ancora, come fanno a seguirlo se sono ciechi? Questo particolare della narrazione descrive il modo in cui la comunità cristiana (ecco il significato del numero due) vive la sequela a Cristo: cammina sì, ma nel buio della poca fede. È la speranza riposta in Gesù, che non vedono, a dirigere i passi dei due ciechi spingendoli ad entrare in casa sua e ad accostarsi a Lui. Una cosa, nonostante la loro cecità fisica, hanno visto bene: il loro limite, ma anche quella vita che c’è oltre e che li aspetta come protagonisti. “Credete che io possa fare questo?”. La domanda di Gesù induce a rendere esplicita la fede: sì, i due ciechi confidano in Gesù e nel suo potere di perdonarli, di renderli liberi e consapevoli delle loro scelte di vita. Essi credono che Gesù può ridare ai loro occhi la luce e cambiare radicalmente la vita. Aprire gli occhi non significa solo attivare la capacità visiva, ma soprattutto far passare la luce del vangelo nell’ esistenza quotidiana per fare della propria vita un capolavoro. Perché ciò accada, bisogna umilmente lasciarsi toccare da Dio.
La Parola cambia la vita
Lasciarsi toccare da Gesù trasforma profondamente la nostra vita, ma questo richiede un costante e graduale itinerario formativo. È così per noi? Su cosa si fonda il nostro cammino ordinario di crescita nella fede? Quali sono i punti fermi?
Oratio
Signore, anche se a tentoni e per tentativi, ti cerco, certo di poterti trovare solo lasciandomi guidare dal desiderio di amore e di felicità, anche se spesso li confondo con il piacere e la gratificazione. Sono cosciente del fatto che la paura e la rabbia mi accecano, ma ti chiedo di aver pietà di me e di riaccendere nel cuore la speranza perché nel mio sguardo, sanato dalla tua grazia, possa brillare la luce della gioia.