Dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la misericordia e dove è accolto il perdono nasce la gioia di amare – Giovedì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la misericordia e dove è accolto il perdono nasce la gioia di amare – Giovedì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

15 Settembre 2024 0 Di Pasquale Giordano

Giovedì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

1Cor 15,1-11   Sal 117

O Dio, creatore e Signore dell’universo,

volgi a noi il tuo sguardo,

e fa’ che ci dedichiamo con tutte le forze al tuo servizio

per sperimentare la potenza della tua misericordia.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 1Cor 15,1-11

Così predichiamo e così avete creduto.

Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!

A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè

che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture

e che fu sepolto

e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture

e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.

In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.

Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.

Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.

La risurrezione, cuore e fine del Vangelo, fondamento della speranza cristiana

Nella comunità cristiana di Corinto serpeggiava una certa diffidenza sul tema della risurrezione dei morti. Paolo aveva incontrato difficoltà ad Atene quando, annunciando il vangelo, ha toccato il tema della risurrezione. I Greci la consideravano una concezione grossolana. Gli stessi ebrei erano giunti a confessare la verità della vita dopo la morte solo in tempi di poco precedenti all’epoca di Gesù. Per combattere l’errore dei cristiani di Corinto Paolo parte dal «Kerygma» ovvero dal cuore del messaggio evangelico che è l’evento della Pasqua di Gesù, morte e risurrezione.

La risurrezione dei morti non è la proiezione di un’utopia umana che non si arrende alla fine decretata dalla morte. Essa invece è l’essenza del Vangelo inteso come buona notizia. Essa consiste nell’affermazione del fatto che l’uomo non nasce per morire ma per vivere. Evidentemente non si tratta solo della vita biologica ma della vita spirituale che la relazione d’amore. La morte e la risurrezione di Gesù sono parte del progetto di Dio sull’uomo, mistero grande d’amore. Dio lo ha rivelato gradualmente nella storia della salvezza, codificata nelle Scritture sacre, e compiuto negli eventi pasquali. Come la morte e la sepoltura sono dati reali e storici, così anche la risurrezione e la manifestazione del Risorto ai testimoni sono fatti storicamente certi. Tuttavia, essi non sono solamente fatti ma eventi il cui valore e significato segnano la vita dei battezzati. Dunque, la fede dei cristiani non si basa su ipotesi o insegnamenti inventati con finalità consolatorie. La verità dell’annuncio evangelico appare nel suo splendore quando l’accoglienza dell’annuncio evangelico da parte degli apostoli diventa esperienza d’incontro con il Signore che è presente nella Chiesa, la guida con la sua potenza, la istruisce con la su Parola, la nutre con la sua vita perché il peccato, che porta alla morte, sia vinto dall’amore che purifica, riconcilia e spinge alla missione. Sicché i cristiani, nelle generazioni successive a quella di Gesù, possano essere testimoni nella loro vita e con la loro esistenza del Vangelo.

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 7,36-50

Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato.

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.

Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».

Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».

E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».

Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

Dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la misericordia e dove è accolto il perdono nasce la gioia di amare

Gesù riceve l’invito conviviale a casa di un fariseo. Certamente si tratta di un atto di cortesia e di stima da parte di Simone che però sembra ricredersi su Gesù allorquando, durante il pasto, interviene improvvisamente una donna conosciuta in città per i suoi facili costumi. Ella era venuta appositamente da Gesù per omaggiarlo con un profumo prezioso con il quale cosparge i suoi piedi. Dalle lacrime versate s’intuisce che la donna sta vivendo una forte emozione. Gesù, come ha accettato l’invito del fariseo, così accoglie anche i gesti della donna che raccontano un profondo affetto nei suoi confronti. Sia i sentimenti della donna sia i pensieri che il suo atteggiamento suscita in Simone sono nascosti ma Gesù vuole strappare dall’ambiguità sia i giudizi del fariseo sia i gesti della donna. A dispetto di quello che pensa Simone, Gesù conosce bene questa donna non però come il fariseo che si ferma al suo peccato, ma perché egli sa ciò che Dio ha operato in lei. Simone, con il suo giudizio, pretende di saperne più di Gesù però al tempo stesso accoglie l’insegnamento del Maestro che lo induce a mettersi sullo stesso piano della donna davanti a Dio. Entrambi sono servi debitori a cui il Signore condona il debito. La donna peccatrice è debitrice di una cifra molto più grande del fariseo che, viene superato non solo nel numero dei peccati ma anche nella grandezza del condono. Più grande è il peccato altrettanto grande è il perdono e, di conseguenza, l’amore riconoscente dimostrato dal servo condonato. Gesù vuole insegnare a Simone che l’amore di Dio precede i meriti ed è commisurato alla gravità del peccato. Chi sa giudicare sé stesso riconosce di essere peccatore e che la misericordia di Dio sovrabbonda davanti all’abbondanza del peccato. La fede è la conoscenza del proprio peccato ma, ancor di più, della misericordia di Dio. La sovrabbondanza dei gesti della donna è il segno della grandezza del suo amore la cui ampiezza è tale da contenere e coniugare il dolore del proprio peccato, espresso attraverso le lacrime, e la gioia del servizio che traspare dalla tenerezza con la quale asciuga i piedi di Gesù e li cosparge di profumo.

Signore Gesù, Tu che accogli gli onori ma ancor di più gradisci l’omaggio di un cuore contrito e umiliato, donami lo Spirito che mi illumini con la fede affinché possa conoscere i miei peccati e la tua misericordia. La tua Parola mi sveli il mistero profondo dell’amore di Dio davanti al quale tutti gli uomini sono uguali perché figli suoi. Se abbonda il peccato, che ci rende schiavi, sappiamo che sovrabbonda la tua misericordia, che ci fa essere liberi servi della gioia. Allarga gli spazi del cuore perché possiamo accogliere i fratelli e sorelle, a cui ci accomuna il debito del peccato, ed insieme esultare per il perdono ricevuto. Facci la grazia di essere cristiani in festa che sanno condividere la gioia di essere amati da Dio e che non si vergognano di confessare con le lacrime il dolore del proprio peccato e di testimoniare con gesti di carità la gratitudine per la vita nuova ricevuta nel perdono.