I bambini, nella Chiesa profeti della tenerezza di Dio – Sabato della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

I bambini, nella Chiesa profeti della tenerezza di Dio – Sabato della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

21 Maggio 2024 0 Di Pasquale Giordano

Sabato della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Giac 5,13-20   Sal 140  

Il tuo aiuto, Dio onnipotente,

ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito,

perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà

e attuarlo nelle parole e nelle opere.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.

Dalla lettera di san Giacomo apostolo Giac 5,13-20

Molto potente è la preghiera fervorosa del giusto.

Fratelli miei, chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia, canti inni di lode. Chi è malato, chiami presso di sé i presbìteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo solleverà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati.

Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto potente è la preghiera fervorosa del giusto. Elìa era un uomo come noi: pregò intensamente che non piovesse, e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Poi pregò di nuovo e il cielo diede la pioggia e la terra produsse il suo frutto.

Fratelli miei, se uno di voi si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, costui sappia che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore lo salverà dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati.

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,13-16)

Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso.

In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono.

Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».

E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.

I bambini, nella Chiesa profeti della tenerezza di Dio

Per la seconda volta Gesù deve intervenire per dissentire dai suoi discepoli che respingono i bambini portati dal Maestro per essere benedetti. Sinceramente non si capisce quale sia il motivo del loro rimprovero che rischia di inibire la spontaneità dei piccoli. Questo atteggiamento rigido e scontroso fa indignare Gesù che invece ordina di lasciar andare i bambini perché li possa abbracciare e benedire imponendo la sua mano sul loro capo. I discepoli di Gesù sono troppo presi dal loro ruolo da dimenticare che il fine del ministero ricevuto non è quello di selezionare coloro che possono incontrare Gesù, ma facilitare il contatto con lui. Gesù è il Regno di Dio, cioè il volto del Padre che mostra la benevolenza e la tenerezza a tutti, soprattutto ai più piccoli. La misericordia è l’amorevole attenzione di Dio a chi, come i bambini, non hanno nulla da restituire. I bambini accolgono Gesù e da lui si fanno abbracciare e benedire perché a loro basta il calore di un abbraccio, un sorriso rassicurante nelle loro molte paure, una mano ferma nel loro incedere incerto. Gesù non è freddo maestro che impartisce lezioni, magari a suon di ceffoni, o un rigido precettore che sorveglia la condotta dei suoi sottoposti. Una chiesa anaffettiva che disdegna la spontaneità tipica dello Spirito si condanna a rimanere sterile e sola. Il profeta Osea (Os 11) descrive Dio come quel papà che si piega per prendere il bambino, sollevarlo e portarlo alla guancia per ricevere un bacio. Gesù ci chiede di apprezzare nei bambini la facilità con la quale creano relazioni di amicizia, la spontaneità con la quale giocano insieme ad altri coetanei, la creatività con la quale gioiscono con poche cose.

Signore Gesù, quando sono immerso nei miei pensieri, preso dalle tante occupazioni, concentrato su me stesso, donami un bambino che mi aiuti a sollevare gli occhi dal mio piccolo mondo nel quale mi sono rinchiuso. La sua richiesta mi aiuterà a discernere ciò che è urgente e ciò che è necessario. Possa farmi convertire dai bambini perché impari ad usare l’alfabeto della semplicità, della spontaneità, della creatività. Donami quella sana leggerezza e ironia per saper giocare come fanno i bambini. La Chiesa che servirò sarà meno fredda e distaccata, meno triste e sola. Come la casa dove ci sono bimbi, la chiesa sarà forse disordinata e bisognerà adattarsi a loro, ma mai si allontanerà uno di questi piccoli perché respinto o umiliato.