Il bivio della fede – Martedì della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Il bivio della fede – Martedì della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

20 Maggio 2024 0 Di Pasquale Giordano

Martedì della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Giac 4,1-10   Sal 54  

Il tuo aiuto, Dio onnipotente,

ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito,

perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà

e attuarlo nelle parole e nelle opere.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dalla lettera di san Giacomo apostolo Giac 4,1-10

Voi chiedete e non ottenete perché chiedete male.

Fratelli miei, da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni. Gente infedele! Non sapete che l’amore per il mondo è nemico di Dio?

Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio. O forse pensate che invano la Scrittura dichiari: «Fino alla gelosia ci ama lo Spirito, che egli ha fatto abitare in noi»? Anzi, ci concede la grazia più grande; per questo dice:

«Dio resiste ai superbi,

agli umili invece dà la sua grazia».

Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà lontano da voi. Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi. Peccatori, purificate le vostre mani; uomini dall’animo indeciso, santificate i vostri cuori. Riconoscete la vostra miseria, fate lutto e piangete; le vostre risa si cambino in lutto e la vostra allegria in tristezza. Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà.

Combattimento interiore

L’apostolo invita i destinatari della lettera a riflettere sul proprio comportamento che a volte diventa scandaloso perché rompe la comunione che invece dovrebbe caratterizzare il corpo della Chiesa. È normale che ci siano liti tra i membri della comunità ma esse, ricorda Giacomo, nascono dal cuore dell’uomo, anche del battezzato. Mediante il battesimo, memoriale della morte e risurrezione di Cristo, Gesù ci ha liberato dal peccato facendoci passare dalla schiavitù del demonio al servizio dell’Unico Dio. Sulla croce Gesù ha lottato e vinto la morte e dalle sue piaghe noi siamo stati guariti. Il Crocifisso risorto è con noi nella lotta che ingaggiamo col male che è dentro di noi. Senza Dio la battaglia è persa e prevalgono le passioni che si traducono in prole e gesti offensivi nei confronti degli altri. La guerra nel corpo si trasferisce al livello delle relazioni tra le membra del corpo di Cristo, la Chiesa.

La logica del demonio giustifica l’ambizione, la concorrenzialità, i dissidi, le rivalità, i contrasti. La sapienza di Dio invece aiuta a non perdere di vista la nostra vocazione originaria: chiamati dall’amore, siamo chiamati ad amare. L’amore si traduce nel servizio a Dio e ai fratelli. La volontà di dominio confligge con quella del servizio che consiste nel prendersi cura dell’altro con umiltà, mitezza e dolcezza. Lo stile del servizio rivela la logica che lo anima. Piegandosi verso gli altri, come Gesù che si è inginocchiato per lavare i piedi ai discepoli, si sfugge alla presa del nemico e ci si avvicina al modello di uomo che il Signore ci ha mostrato col suo esempio. In tal modo, non si servirà che ad un solo padrone. Nella misura in cui ci si riconosce miseri e si desidera la misericordia di Dio si segue la voce dello Spirito. La povertà di spirito è la condizione per lasciarci arricchire della misericordia del Padre.

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 9,30-37)

Il Figlio dell’uomo viene consegnato. Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti.

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.

Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».

E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Il bivio della fede

Le parole di Gesù vengono accolte con un gelido silenzio degli apostoli perché sono una vera e propria doccia fredda rispetto alle loro attese. I ragionamenti dei Dodici riflettono quello che comunemente fanno gli uomini che discutono tra loro chi sia il più grande; essi, infatti, tentano di mostrare agli altri i loro meriti per accreditarsi il primato. Avviene spesso che ci sia una lotta silenziosa e sotterranea condotta a colpi di giudizi, accuse e calunnie che mirano ad eliminare il presunto avversario ed emergere.

Anche Gesù, il figlio dell’uomo, diventa il bersaglio degli uomini di potere che, per paura di perderlo, si accaniscono contro di lui fino ad ucciderlo illudendosi di essersi sbarazzati di un avversario scomodo. Il dramma di Gesù continua a consumarsi nelle famiglie e nelle comunità nelle quali le persone, anche quelle che si dicono cristiane, non si risparmiano in considerazioni e atteggiamenti che mettono in piazza i limiti dei fratelli esponendoli al pubblico disprezzo, e questo con l’intimo desiderio di emergere e avere la meglio sugli altri.

La prima parola di Gesù da una parte fotografa la situazione comune nella quale i più piccoli soccombono sotto la violenza dei più forti, dall’altra dà speranza al dolore di questa palese ingiustizia perché Dio non abbandona nessuno dei suoi figli ma li fa rialzare, mentre abbatte i malvagi. La domanda che deriva da questo annuncio è: tu da che parte stai? Dalla parte degli uomini o dalla parte del Figlio dell’uomo? Sappiamo che la “legge” dominante è quella che impone il più forte ma davanti a Gesù, crocifisso e risorto, ripensando alle umiliazioni subite e causate, da che parte scelgo di stare? A quale logica conformo il mio pensare e agire? A quella degli uomini per non soccombere o a quella di Dio per essere da Lui sanato e rialzato dopo le cadute?

Per essere veramente grande nell’amore, come Gesù, bisogna accoglierlo, con senso di tenerezza e gratuità come un bambino. Potremo cambiare stile di vita e modo di relazionarci tra noi nella misura in cui accogliamo la parola di Gesù non come una strategia vincente contro gli altri e per emergere su di essi, ma come la via che conduce alla vera vita.

Oratio

Signore Gesù, Sapienza di Dio che viene dall’alto, aiutami a smascherare i pensieri ingannevoli che rendono schiavo il cuore dell’avidità, della gelosia e dell’invidia e che provocano litigi e contese. La tua Parola illumini gli occhi per vedere negli altri non avversari contro i quali competere o nemici che insidiano i miei diritti e macchiano la mia immagine, ma fratelli e sorelle a cui fare dono del mio tempo e delle mie capacità. Il tuo Spirito mi sostenga nel duro cammino di scendere nei bassifondi della mia umanità e accogliere il bambino che è in me, e con lui, il mio e l’altrui bisogno di essere amato gratuitamente. Insegnami a servire l’uomo con umanità e, in tal modo, a salire i gradini della santità che conducono non ad un trono solitario ma ad una comunità in festa che è la comunione dei santi.