Cristo, sorgente dell’amore vero – Lunedì della IV settimana di Pasqua

Cristo, sorgente dell’amore vero – Lunedì della IV settimana di Pasqua

21 Aprile 2024 0 Di Pasquale Giordano

Lunedì della IV settimana di Pasqua

At 11,1-18   Sal 41 e 42  

O Dio, luce perfetta dei santi,

che ci hai donato di celebrare sulla terra i misteri pasquali,

fa’ che possiamo godere nella vita eterna

la pienezza della tua grazia.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.

Dagli Atti degli Apostoli (At 11, 1-18)

In quei giorni, gli apostoli e i fratelli che stavano in Giudea vennero a sapere che anche i pagani avevano accolto la parola di Dio. E, quando Pietro salì a Gerusalemme, i fedeli circoncisi lo rimproveravano dicendo: «Sei entrato in casa di uomini non circoncisi e hai mangiato insieme con loro!».

Allora Pietro cominciò a raccontare loro, con ordine, dicendo: «Mi trovavo in preghiera nella città di Giaffa e in estasi ebbi una visione: un oggetto che scendeva dal cielo, simile a una grande tovaglia, calata per i quattro capi, e che giunse fino a me. Fissandola con attenzione, osservai e vidi in essa quadrupedi della terra, fiere, rettili e uccelli del cielo. Sentii anche una voce che mi diceva: “Coraggio, Pietro, uccidi e mangia!”. Io dissi: “Non sia mai, Signore, perché nulla di profano o di impuro è mai entrato nella mia bocca”. Nuovamente la voce dal cielo riprese: “Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano”. Questo accadde per tre volte e poi tutto fu tirato su di nuovo nel cielo. Ed ecco, in quell’istante, tre uomini si presentarono alla casa dove eravamo, mandati da Cesarèa a cercarmi. Lo Spirito mi disse di andare con loro senza esitare. Vennero con me anche questi sei fratelli ed entrammo in casa di quell’uomo. Egli ci raccontò come avesse visto l’angelo presentarsi in casa sua e dirgli: “Manda qualcuno a Giaffa e fa’ venire Simone, detto Pietro; egli ti dirà cose per le quali sarai salvato tu con tutta la tua famiglia”. Avevo appena cominciato a parlare quando lo Spirito Santo discese su di loro, come in principio era disceso su di noi. Mi ricordai allora di quella parola del Signore che diceva: “Giovanni battezzò con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo”. Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che ha dato a noi, per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?».

All’udire questo si calmarono e cominciarono a glorificare Dio dicendo: «Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita!».

La missione del cristiano è assecondare, non impedire, l’iniziativa dello Spirito Santo

Nei primi capitoli della narrazione degli Atti degli Apostoli Pietro è il protagonista dell’annuncio del vangelo in condizioni spesso difficili perché gli è chiesto di dare conto alle autorità giudaiche che vorrebbero metterlo a tacere. È evidente in Pietro l’opera dello Spirito Santo che fa di quest’uomo, che aveva rinnegato Gesù, un paladino energico e coraggioso del vangelo. Al capitolo 10 avviene una svolta nella narrazione perché, dopo la conversione e il battesimo dell’eunuco etiope ad opera di Filippo il diacono, avviene l’adesione alla fede cristiana e una nuova Pentecoste nella casa di Cornelio, il centurione romano. Al centro c’è l‘azione dello Spirito Santo che ispira Pietro, lo mette in contatto Cornelio e finalmente, scendendo su di loro, inserisce il centurione e tutta la sua famiglia nella Chiesa. La casa di Cornelio diventa un nuovo cenacolo nel quale soffia il vento dello Spirito santo. In seguito a questi eventi, Pietro si trova costretto non più a fronteggiare le autorità giudaiche di Gerusalemme, ma quella parte della comunità di origine ebraica ancora ancorata alla lettera della legge che proibiva ad un ebreo di entrare in casa di un pagano onde evitare di contaminarsi. Pietro, accusato da una parte della comunità cristiana, coglie l’occasione per narrare la sua esperienza nella quale ha constatato come è Dio che apre le porte della fede, fa breccia nei cuori anche dei pagani. Nessuno viene escluso dall’onda rigenerante dello Spirito che tutti avvolge con la sua potenza, superando i confini dei precetti della legge d’Israele. Prima di criticare, accusare, giudicare dobbiamo ascoltare con la disponibilità ad accogliere un punto di vista diverso dal nostro e la realtà ci apparirà più ricca dell’interpretazione che la nostra mente ha potuto dare e delle conclusioni a cui siamo giunti con troppa fretta. Il Signore ci dia la pazienza di ascoltare e l’umiltà di allargare i nostri orizzonti mentali.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 10,1-10

Io sono la porta delle pecore.

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».

Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Cristo, sorgente dell’amore vero

Con una similitudine Gesù vuole offrirci gli strumenti per fare discernimento tra chi è degno di fiducia, e va seguito, e colui dal quale diffidare. Il pastore si oppone al ladro e al brigante perché egli mostra rispetto, al contrario degli altri che invece usano la forza per imporsi, comunica amorevolezza invece di rigidità e durezza. Nel momento della debolezza chi ama si prende cura pazientemente di chi è nel bisogno, mentre il ladro specula sulla povertà per un suo tornaconto. Gesù è l’unico pastore che ama in maniera totale e fedele, fino alla fine. Sulla croce si manifesta come il buon pastore che non prende la vita degli altri, ma dà la vita sua agli altri. Una situazione o una persona può assorbire tutte le nostre forze al punto di renderci spenti e diventare tristi e dipendenti. Assistiamo a volte inermi, anzi arriviamo anche a credere, o ci fanno credere, che quella sia una forma di amore. Eppure, il cuore sa la verità, perché la tristezza e la paura diventano i suoi padroni e noi diventiamo incapaci di reagire. Il pastore, chi ci ama veramente, non ci tiene sotto ricatto, non esercita forme di controllo e una gestione autoritaria; la voce del Pastore fa sentire la sua amorevole discreta vicinanza, ci spinge a uscire da reticenze e chiusure che formano quasi un carcere nel quale si vive da autoreclusi. Il pastore ci fa sperimentare quale sia il vero amore. Il falso amore genera in noi ansie, timori, sensi di colpa e d’inferiorità. Il vero amore, quello che Dio ci offre, ci tira fuori dal buio delle nostre incertezze, non solo per vedere la sua luce gentile che ci avvolge e ci accarezza, ma anche per essere luce e gioia per gli altri.

Signore Gesù, tu sei la porta da attraversare per imparare da te ad amare e a vivere. Tu vieni non per esigere ma per dare, non per condannare ma per salvare, non per gettarmi un laccio ma per sciogliere i nodi, non per alimentare sensi di colpa ma per riconoscere la mia debolezza e farmi curare, non per ferire ma per guarire. Donami la sapienza per saper discernere tra la voce di chi o di cosa mi lusinga per rubarmi la libertà e quella di chi mi ama per donarmi la sua vita. Mi chiedi fiducia perché tu mi possa dare la salvezza, io chiedo a te lo Spirito Santo perché io possa ricevere da te la vita, la vita eterna.