IN QUESTA NOTTE IL BUIO RISPLENDE COME LUCE – PASSIONE DI GESÙ SECONDO MARCO – LECTIO DIVINA

IN QUESTA NOTTE IL BUIO RISPLENDE COME LUCE – PASSIONE DI GESÙ SECONDO MARCO – LECTIO DIVINA

22 Marzo 2024 0 Di Pasquale Giordano

PASSIONE DI GESÙ SECONDO MARCO – LECTIO DIVINA

+ Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco

– Cercavano il modo di impadronirsi di lui per ucciderlo

Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».

– Ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura

Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.

Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».

– Promisero a Giuda Iscariota di dargli denaro

Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.

– Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?

Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

– Uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà

Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».

– Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue dell’alleanza

E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

– Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai

Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto:

“Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”.

Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.

– Cominciò a sentire paura e angoscia

Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

– Arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta

E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.

– Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?

Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono!

E vedrete il Figlio dell’uomo

seduto alla destra della Potenza

e venire con le nubi del cielo».

Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano.

– Non conosco quest’uomo di cui parlate

Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.

– Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?

E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.

A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

– Intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo

Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

– Condussero Gesù al luogo del Gòlgota

Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

– Con lui crocifissero anche due ladroni

Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.

– Ha salvato altri e non può salvare se stesso!

Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

– Gesù, dando un forte grido, spirò

Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».

Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

Giuseppe fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro

Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.

Struttura del racconto

La preparazione della Pasqua 14,1-50

Il banchetto di Betania

  • verso la Pasqua e gli Azzimi vv. 1-2
  • il segno: l’unzione con nardo vv. 3-9
  • il tradimento di Giuda vv. 10-11

Il banchetto pasquale

  • la Pasqua e gli Azzimi vv. 12-16
  • Il segno del pane e il calice vv. 17-25
  • La fuga e il rinnegamento: Pietro e gli altri vv. 26-31

Il compimento

  • la consegna nelle mani del Padre vv. 32-42
  • la consegna nelle mani dei peccatori vv. 43-50

Il mistero pasquale 14,51-16,8

A. nel cuore del racconto della passione e morte di Gesù 14,51-52

B. La condanna 14,53-15,24

  • la condanna del Sinedrio 14,53-65
  • il rinnegamento di Pietro 14,66-72
  • Pilato e i soldati 15, 1-24

C. la morte 15, 25-37

  • l’ora terza vv. 25-32
  • l’ora sesta v.33
  • l’ora nona vv. 34-37

B1. Il riscatto 15, 38-47

  • il centurione vv. 38-41
  • Giuseppe d’Arimatea vv.42-45
  • Le donne vv.46-47

A1. Nel cuore del racconto della risurrezione di Gesù 16, 1-8

Il racconto della Passione si divide in due parti, la preparazione (14, 1-50) e il compimento della Pasqua (14, 51-15,47. 16, 1-8). La prima parte è scandita in tre momenti (1-11. 12-31. 32-30) dai riferimenti temporali alla festa della Pasqua e degli Azzimi tracciando il progressivo avvicinamento dell’ora che inaugura il mistero pasquale di Gesù. Ognuno di questi momenti è contraddistinto da un gesto dalla forte carica simbolica: l’unzione della donna di Betania, il pane spezzato e il vino versato, il bacio di Giuda. Nel primo quadro narrativo la volontà omicida delle autorità e il loro incontro con Giuda incorniciano la scena del segno profetico che annuncia il compimento della volontà divina. Il destino che attende Gesù non dipende dalla cattiveria umana, sebbene la subisca, ma risponde ad un disegno superiore che intende coltivare il seme del vangelo affinché possa espandersi in tutto il mondo. Il messaggio viene ripreso nell’intimità del dialogo tra Gesù e i suoi discepoli. In un clima mesto, tipico del congedo, Gesù presenta ai suoi amici le tre grandi prove che lo attendono da lì a poco: il tradimento di uno di loro, lo scandalo generale e il rinnegamento. Dalle parole di Gesù si evince che questi eventi segnano il compimento delle Scritture che parlano di lui.

Quanto più marcato è il fallimento del discepolato dei Dodici quanto più evidente è la gratuità del dono di Gesù espresso nel gesto di offrire il pane e condividere il calice. Nella terza scena nella sequenza degli eventi cresce la tensione tra la ricerca di solidarietà da parte di Gesù e la distanza dei discepoli, il conforto della preghiera e il silenzio del Padre, il dono confidente del Maestro e il bacio traditore di Giuda, la consegna di se stesso nelle mani dei nemici e la fuga dei discepoli. Gesù entra solo nel mistero della sua passione, morte e risurrezione: il Figlio dell’uomo è totalmente consegnato nelle mani degli uomini.

L’evangelista riserva una cura particolare alla narrazione del Mistero pasquale. Il racconto, che si sviluppa in una serie di triadi di brani, è incorniciato da due episodi in cui appare un giovane (14, 51-52 e 16, 5-7), personaggio che troviamo solo nella narrazione di Marco. La croce (15, 25-37) è al centro della trama e culmine del graduale processo di spogliazione a cui è sottoposto Gesù dal momento in cui viene consegnato nelle mani degli uomini. La fuga del giovane nel Getsemani inaugura la passione nella quale i discepoli, fuggendo dal luogo in cui si sta consumando il dramma dell’innocente perseguitato, abbandonano il Maestro. La nudità del giovinetto è un segno profetico che funge da chiave di lettura dei fatti che seguono in maniera incalzante, fino alla morte in croce di Gesù. Solo e nudo, si consegna al Padre in piena obbedienza alla sua volontà. Questo sarà il punto di svolta della storia che non termina con la morte di Gesù e neanche con la (tardiva) confessione del centurione, ma culmina con l’annuncio pasquale. Infatti, la funzione narrativa del giovane continua nella tomba vuota dove ritorna in scena, questa volta rivestito di una veste bianca. Ciò che gli uomini gli avevano strappato via sembra essergli restituita dalla mano divina (come suggerisce il passivo “teologico” del verbo rivestire). Il silenzio nella notte della consegna cede il posto all’annuncio che con la risurrezione di Gesù Dio ha portato a compimento il suo piano di salvezza per il mondo intero. L’intervento di Dio non viene semplicemente a riparare un danno ma a far fruttificare il seme della Parola di vita posto nel cuore di Gesù e, mediante lui, in quello di ciascun uomo. I drammi e gli sconvolgimenti che costellano la vita di ogni persona non sono prove inviate da Dio ma ciascuna di essa è un’occasione nella quale poter sperimentare la sua potenza che educa l’uomo all’amore vero, quello che porta frutto. Il giovane è il simbolo di Gesù, discepolo del Padre. Il verbo all’imperfetto, «seguiva», indica il cammino di Gesù guidato dalla parola del Padre. Arriva il momento cruciale della notte nel quale la Parola diventa silenzio e nella solitudine totale si fa la scelta di fondo della propria vita: rinunciare a sé stessi per donarsi a Dio. La nudità è una condizione, prima coperta dalla «sindone» e poi evidente. La nudità è la condizione originaria dell’uomo, ovvero come Dio ha da sempre pensato la sua creatura. Il corpo nudo è quello che è uscito dalle mani di Dio che lo ha «tessuto nel grembo materno». Il vestito ha un duplice significato, protettivo, da un lato, ed esplicativo, dall’altro. Il vestito protegge dai pericoli esterni e, al contempo, rivela la identità sottostante. Nel Getsemani il giovinetto che segue Gesù assiste al suo arresto e coloro che lo hanno catturato vorrebbero afferrare anche lui, che invece fugge via nudo. L’autorità che esercita il suo potere su Gesù, inerme e solo, vorrebbe anche mettere le mani sui discepoli. Essi nella persecuzione rivivono il dramma del loro Maestro che, pur avendo la possibilità, non si sottrae. La fuga del giovinetto sembra essere in contraddizione con l’atteggiamento passivo di Gesù. In realtà, la sua fuga rivela che la mitezza è la prima forma di fuga e di rifiuto dalla logica della vendetta per entrare definitivamente in quella dell’amore che si traduce nella totale consegna di sé al Padre. La fuga del giovane è la «fuga mundi» per trovare rifugio in Dio che nel silenzio della morte pronuncia l’unica e vera parola che fa vivere. Gesù rinuncia ad ogni forma di autodifesa e autosalvezza per farsi prossimo ad ogni persona vittima dell’ingiustizia perpetrata da chiunque abbia la presunzione di mettersi al posto di Dio. Gesù attraversa il dramma dell’umiliazione e della morte perché, illuminato dalla Parola di Dio che conserva nel cuore, egli crede fermamente che più forte del peccato, di cui subisce le conseguenze, è l’amore di Dio che ha promesso di liberarlo per costituirlo erede del suo trono di gloria.

Il tema della veste attraversa tutto il racconto della passione. Si va dalla veste del sommo sacerdote che si straccia da sé in segno di scandalo per quello che ha udito dalla bocca di Gesù, alla veste di porpora fatta indossare al condannato dai soldati che lo dileggiano, per poi tirarla a sorte tra loro, fino a giungere al velo del Santo dei Santi che nell’ora della morte di Gesù la mano divina lacera da cima a fondo lasciando ormai scoperto il cuore del tempio che da quel momento non è più nascosto, ma visibile a tutti. La nudità del corpo di Gesù, da motivo di vergogna e di paura, diviene il segno più eloquente della rivelazione dell’amore di Dio. La veste strappata, quella usata per deridere il condannato e spartita col sorteggio, il velo del tempio lacerato sono immagini che suggeriscono l’idea del dramma che innesca la crisi della croce. Tuttavia, al centro di tutto vi è il corpo di Gesù che, benché ferito e umiliato, diviene il ponte e il luogo dell’incontro tra Dio e l’uomo. La grande frattura operata dal peccato che divide, viene ricomposta con il dono che del suo corpo ha fatto Gesù al Padre. L’ultimo atto di Gesù sulla croce è il dono dello Spirito.

Il giovane ricompare rivestito di una veste splendente nella tomba vuota. Si può cogliere un nesso tra il velo del tempio e la pietra del sepolcro. Entrambi sono d’impedimento accesso. La morte e la risurrezione di Gesù non sono due momenti diversi ma due aspetti dell’evento della Pasqua. La morte di Gesù inaugura una vita nuova non più caratterizzata dall’opacità dei rapporti ma dalla chiarezza della comunione nella quale Gesù introduce. Le donne entrano nel sepolcro, non per compiere i riti tradizionali come quelli che il sommo sacerdote faceva oltrepassando il velo del tempio, ma per ascoltare l’annuncio di salvezza col quale si proclama la nuova ed eterna alleanza. Come nel Santo dei Santi c’era uno spazio vuoto così nel sepolcro orami spalancato non c’è il corpo di Gesù. Il sepolcro vuoto rimanda al nuovo tempio che è il corpo di Gesù Cristo. Il cadavere del crocifisso non è visibile perché Gesù è vivo con un corpo vivificato e vivificante. La veste splendente del giovane è il segno visibile del corpo di Cristo che non è più sotto la schiavitù della morte e che è stato liberato dai suoi vincoli corruttivi per diventare un corpo glorioso. Negli inferi della solitudine Gesù ha pregato facendosi voce di tutti gli uomini vittime del peccato mortifica con le armi dell’inganno e della paura. Gesù prega mosso dallo Spirito che ha ricevuto fin dal momento del suo battesimo nel fiume Giordano. A questa preghiera di lamentazione e piena di fiducia, le cui espressioni sono prese dal Sal 22, il Padre risponde risuscitando il Figlio per mezzo dello Spirito. Il suo corpo, libero dalla corruzione della morte diviene un corpo spirituale da cui si irradia la luce dell’amore di Dio. L’annunzio pasquale del giovane è una parola di speranza che invita a non rimanere attaccati a ricordi che avviliscono e amareggiano ma a riprendere il cammino per portare il vangelo ovunque regni la paura e domini la tenebra della tristezza.