Si diventa ciò che si dona agli altri – Mercoledì della V settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Si diventa ciò che si dona agli altri – Mercoledì della V settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

6 Febbraio 2024 0 Di Pasquale Giordano

Mercoledì della V settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

1Re 10,1-10   Sal 36  

Custodisci sempre con paterna bontà la tua famiglia,

Signore, e poiché unico fondamento della nostra speranza

è la grazia che viene da te

aiutaci sempre con la tua protezione.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dal primo libro dei Re 1Re 10,1-10

La regina di Saba vide tutta la sapienza di Salomone.

In quei giorni, la regina di Saba, sentita la fama di Salomone, dovuta al nome del Signore, venne per metterlo alla prova con enigmi. Arrivò a Gerusalemme con un corteo molto numeroso, con cammelli carichi di aromi, d’oro in grande quantità e di pietre preziose. Si presentò a Salomone e gli parlò di tutto quello che aveva nel suo cuore. Salomone le chiarì tutto quanto ella gli diceva; non ci fu parola tanto nascosta al re che egli non potesse spiegarle.

La regina di Saba, quando vide tutta la sapienza di Salomone, la reggia che egli aveva costruito, i cibi della sua tavola, il modo ordinato di sedere dei suoi servi, il servizio dei suoi domestici e le loro vesti, i suoi coppieri e gli olocausti che egli offriva nel tempio del Signore, rimase senza respiro. Quindi disse al re: «Era vero, dunque, quanto avevo sentito nel mio paese sul tuo conto e sulla tua sapienza! Io non credevo a quanto si diceva, finché non sono giunta qui e i miei occhi non hanno visto; ebbene non me n’era stata riferita neppure una metà! Quanto alla sapienza e alla prosperità, superi la fama che io ne ho udita. Beati i tuoi uomini e beati questi tuoi servi, che stanno sempre alla tua presenza e ascoltano la tua sapienza! Sia benedetto il Signore, tuo Dio, che si è compiaciuto di te così da collocarti sul trono d’Israele, perché il Signore ama Israele in eterno e ti ha stabilito re per esercitare il diritto e la giustizia».

Ella diede al re centoventi talenti d’oro, aromi in gran quantità e pietre preziose. Non arrivarono più tanti aromi quanti ne aveva dati la regina di Saba al re Salomone.

La sapienza vale più della ricchezza d’oro e d’argento

La regina di Saba presumibilmente giunge da Salomone per ragioni commerciali. La storiografia biblica usa il racconto di questo incontro per esaltare le doti di Salomone, soprattutto la sapienza. La stessa regina è descritta come una sapiente perché si mette in ricerca volendo verificare di persona quello che si narrava della sapienza di Salomone. Il racconto sembra stabilire un confronto tra la ricchezza della regina e la sapienza di Salomone. La seconda è molto più preziosa della prima. La regina, venuta dalla penisola arabica, riconosce la sapienza dal buon governo del re. Tuttavia, la sapienza non si può acquistare col denaro ma è un dono che è elargito a chi davanti a Dio, che ne è la fonte, si fa povero.  

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7,14-23)

Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo.

In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».

Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti.

E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

Si diventa ciò che si dona agli altri

Nelle parole di Gesù si coglie una grave preoccupazione. La tradizione degli uomini, quelli che dicono di essere esperti conoscitori di Dio, puntando tutto sulla osservanza di alcune pratiche religiose piuttosto che sulla relazione con Lui, fanno deviare dal comprendere il vero senso del comandamento divino al punto di annullarne il valore. La prima parola di Dio all’uomo è una benedizione, ovvero il dono di poter fare il bene. La legge viene data perché l’uomo possa fare il bene possibile. Il serpente invece stravolge il senso delle parole di Dio e domanda ad Eva: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?» (Gen 3,1). La domanda del tentatore è quella che c’è nel cuore di ogni uomo. Gesù, infatti, dice che dal cuore degli uomini escono i propositi di male. Essi hanno tutti un’unica radice: la diffidenza. Al contrario di Eva, Gesù non dialoga con il serpente, cioè con le intenzioni malvage che serpeggiano nel cuore. San Paolo, scrivendo a Tito dice: «Tutto è puro per chi è puro, ma per quelli che sono corrotti e senza fede nulla è puro: sono corrotte la loro mente e la loro coscienza. Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, essendo abominevoli e ribelli e incapaci di fare il bene» (Tt 1,15-16). La logica del demonio ottenebra la mente e impedisce di vedere la verità evidente: «Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Gesù dichiara beati i puri di cuore perché vedono Dio. I puri sono quelli che non si preoccupano dell’apparenza, del giudizio degli altri, o del futuro, ma cercano Dio sempre e ovunque per amarlo e servirlo. I puri sono i benedetti del Padre che hanno «restituito» misericordia a Dio presente nell’affamato e nell’assetato, nello straniero e nel carcerato, nel malato e non si sono preoccupati di contaminarsi ma di contagiare di amore i poveri.

Signore Gesù, Tu, il Santo di Dio, non hai esitato a stare in mezzo alla folla dei peccatori per farti toccare da loro; aiutami a vincere le resistenze che nascono dal mio cuore indurito dal peccato. Guarda la mia miseria quando perdo più tempo a rimuginare fatti che mi hanno umiliato, mi lascio coinvolgere nella mormorazione e nel giudizio contro gli altri piuttosto che farmi interpellare dal bisogno dei poveri; abbi pietà di me e guariscimi. Agnello di Dio che togli il peccato del mondo, purifica il mio cuore perché possa essere libero servitore di tutti i miei fratelli e degno apostolo del tuo Vangelo.