L’abbraccio tra la misericordia di Dio e la miseria dell’uomo – Sabato della I settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

L’abbraccio tra la misericordia di Dio e la miseria dell’uomo – Sabato della I settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

7 Gennaio 2024 0 Di Pasquale Giordano

Sabato della I settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

1Sam 9,1-4.10.17-19; 10,1   Sal 20  

Ispìra nella tua paterna bontà, o Signore,

i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera,

perché veda ciò che deve fare

e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dal primo libro di Samuèle 1Sam 9,1-4.10.17-19; 10,1

Ecco l’uomo di cui il Signore ha detto: costui reggerà il mio popolo.

C’era un uomo della tribù di Beniamino, chiamato Kis, figlio di Abièl, figlio di Seror, figlio di Becoràt, figlio di Afìach, un Beniaminita, uomo di valore. Costui aveva un figlio chiamato Saul, prestante e bello: non c’era nessuno più bello di lui tra gli Israeliti; superava dalla spalla in su chiunque altro del popolo.

Ora le asine di Kis, padre di Saul, si smarrirono, e Kis disse al figlio Saul: «Su, prendi con te uno dei domestici e parti subito in cerca delle asine».

Attraversarono le montagne di Èfraim, passarono al territorio di Salisà, ma non le trovarono. Si recarono allora nel territorio di Saalìm, ma non c’erano; poi percorsero il territorio di Beniamino e non le trovarono.

Quando Samuèle vide Saul, il Signore gli confermò: «Ecco l’uomo di cui ti ho parlato: costui reggerà il mio popolo».

Saul si accostò a Samuèle in mezzo alla porta e gli chiese: «Indicami per favore la casa del veggente». Samuèle rispose a Saul: «Sono io il veggente. Precedimi su, all’altura. Oggi voi due mangerete con me. Ti congederò domani mattina e ti darò indicazioni su tutto ciò che hai in mente.

Di buon mattino, al sorgere dell’aurora, Samuèle prese l’ampolla dell’olio e la versò sulla testa di Saul.

L’elezione e consacrazione di Saul

Il cuore del racconto è l’incontro tra Samuele e Saul, tra il veggente e il re, il primo degli Ebrei. La storia parte dall’incarico che Saul riceve da suo padre di andare a trovare e recuperare le asine di suo padre. Egli obbedisce al comando ma, nonostante gli sforzi non riesce a trovarle. In questo cammino di ricerca Saul viene notato da Samuele e Dio gli fa vedere colui che egli ha scelto come re. Samuele è il vero veggente perché, più che il futuro, vede il presente che Dio opera. Saul cerca il veggente Samuele perché gli indichi dove cercare le asine. Cerca colui che non conosce e trova colui che invece lo conosce perché vede con gli occhi di Dio. Samuele consacra Saul come re affinché non raduni le asine di suo padre-padrone, ma raccolga in unità gli Ebrei a formare un solo popolo sotto un unico re servo di Dio e padre d’Israele. L’olio sul capo sta ad indicare la missione di essere a capo del popolo avendo sempre presente che per governare bene e con successo deve cercare non il suo volere o quello della gente, ma la volontà di Dio.

+ Dal Vangelo secondo Marco Mc 2,13-17

Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.

In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?».

Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

L’abbraccio tra la misericordia di Dio e la miseria dell’uomo

La storia biblica attesta che è sempre Dio a prendere l’iniziativa, a chiamare per nome e invitare a condividere il suo progetto d’amore. Lo stesso accade all’inizio dell’avventura che vede coinvolti Gesù e i discepoli che pian piano si uniscono a lui. La vocazione nasce da un incontro preparato e voluto da Gesù che poggia il suo sguardo sulle singole persone. Gesù aveva prospettato ai primi discepoli di farli diventare pescatori di uomini. Lui stesso, uscendo lungo le sponde del lago di Tiberiade, cerca di “prendere”, nella rete del Padre, nuovi e più numerosi pesci per tirarli fuori dal male simboleggiato dal mare e per liberarli chiamandoli alla vita. Levi, figlio di Alfeo, che di mestiere era esattore delle tasse, avverte nello sguardo di Gesù e nell’invito a seguirlo, un’occasione di realizzare il cambiamento e il rinnovamento che il suo cuore desiderava. Solo l’incontro tra la misericordia del Signore e il desiderio del cuore del misero, che cerca un senso più pieno alla sua vita, giustifica la scelta di lasciare tutto per essere suo discepolo. La risposta di Levi rivela il cambiamento che la Parola di Dio ha prodotto nella vita di quest’uomo e l’inizio di un cammino di rinnovamento. Come era successo nella casa di Simone, dove la suocera che giaceva a letto viene aiutata ad alzarsi per servire, così accade per Levi che lo sguardo e la parola di Gesù gli consente di vedere le cose dal suo punto di vista, e tutto cambia. Levi, che aveva una condizione economica migliore dei pescatori, passa dall’essere chiuso ed esigente con gli altri all’aprire la propria casa per fare festa condividendo i suoi beni con i fratelli. Il servizio che svolge la suocera di Pietro, una volta guarita e rimessa in piedi, e la commensalità gioiosa organizzata da Levi sono due effetti dell’incontro con la parola di Gesù.

C’è chi, come gli scribi dei farisei, rimanendo fuori e continuando a mettere le distanze, giudicano negativamente Gesù. Lo accusano di trasgredire la legge e di essere un “buonista” che, col suo atteggiamento troppo accondiscendente nei confronti dei pubblici peccatori, ardisce smentire Dio, contraddire la legge e mettere in ombra coloro che insegnano come attuarla. Per questi tali viene prima la norma e poi la persona. Questi si ergono a custodi dell’ortodossia ma, non tenendo conto delle parole dei profeti, strenui oppositori all’ipocrisia religiosa che riduce il Dio vivo dell’amore nella sua controfigura di idolo freddo investigatore, attento alla corretta esecuzione delle regole e dei riti, si macchiano loro stessi di questo peccato e portano avanti una visione distorta di Dio. La novità dell’insegnamento di Gesù contraddice il principio per il quale Dio rivolge la sua parola o per accusare o per premiare, restituendoGli il primato nella giustizia e nella misericordia. Se di risposta di Dio si vuole parlare, essa non è un responso di condanna per il peccato o di premio per il merito, ma è la reazione di un genitore che risponde al bisogno del figlio. Dio risponde al bisogno dell’uomo come un medico che si prende cura di chi necessita del suo aiuto perché è infermo.

Signore Gesù, grazie perché mi guardi con amore. Il tuo sguardo non mi inchioda ma mi attira a te. L’imperativo non mi pesa come un obbligo ma mi infonde fiducia a seguirti perché lo sento come una scelta d’amore. Nei tuoi occhi mi specchio e mi vedo felice perché amato per quello che sono. Scopro che non mi scegli perché sono l’uomo giusto, ma perché sono solo un uomo, fratello tuo, e anche un uomo solo, senza di te.