La fede è l’audacia di trovare in Gesù la strada di casa – Venerdì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

La fede è l’audacia di trovare in Gesù la strada di casa – Venerdì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

7 Gennaio 2024 0 Di Pasquale Giordano

Venerdì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

1Sam 8,4-7.10-22   Sal 88  

Ispìra nella tua paterna bontà, o Signore,

i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera,

perché veda ciò che deve fare

e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dal primo libro di Samuèle 1Sam 8,4-7.10-22

Griderete a causa del re che avrete voluto eleggere, ma il Signore non vi ascolterà.

In quei giorni, si radunarono tutti gli anziani d’Israele e vennero da Samuèle a Rama. Gli dissero: «Tu ormai sei vecchio e i tuoi figli non camminano sulle tue orme. Stabilisci quindi per noi un re che sia nostro giudice, come avviene per tutti i popoli».

Agli occhi di Samuèle la proposta dispiacque, perché avevano detto: «Dacci un re che sia nostro giudice». Perciò Samuèle pregò il Signore. Il Signore disse a Samuèle: «Ascolta la voce del popolo, qualunque cosa ti dicano, perché non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me, perché io non regni più su di loro».

Samuèle riferì tutte le parole del Signore al popolo che gli aveva chiesto un re. Disse: «Questo sarà il diritto del re che regnerà su di voi: prenderà i vostri figli per destinarli ai suoi carri e ai suoi cavalli, li farà correre davanti al suo cocchio, li farà capi di migliaia e capi di cinquantine, li costringerà ad arare i suoi campi, mietere le sue messi e apprestargli armi per le sue battaglie e attrezzature per i suoi carri. Prenderà anche le vostre figlie per farle sue profumiere e cuoche e fornaie. Prenderà pure i vostri campi, le vostre vigne, i vostri oliveti più belli e li darà ai suoi ministri. Sulle vostre sementi e sulle vostre vigne prenderà le decime e le darà ai suoi cortigiani e ai suoi ministri. Vi prenderà i servi e le serve, i vostri armenti migliori e i vostri asini e li adopererà nei suoi lavori. Metterà la decima sulle vostre greggi e voi stessi diventerete suoi servi. Allora griderete a causa del re che avrete voluto eleggere, ma il Signore non vi ascolterà».

Il popolo rifiutò di ascoltare la voce di Samuèle e disse: «No! Ci sia un re su di noi. Saremo anche noi come tutti i popoli; il nostro re ci farà da giudice, uscirà alla nostra testa e combatterà le nostre battaglie».

Samuèle ascoltò tutti i discorsi del popolo e li riferì all’orecchio del Signore. Il Signore disse a Samuèle: «Ascoltali: lascia regnare un re su di loro».

Educati alla libertà

Quando nel cuore la voce dell’orgoglio sovrasta quella di Dio l’arroganza prende il sopravvento. È un peccato che contagia il popolo intero partendo dai suoi capi in quali parlano ad una sola voce chiedendo un re al posto di Samuele. Dietro la scusa del fatto che i figli del profeta appartengono ad una generazione inaffidabile, essi chiedono un re che risponda ai loro desideri di grandezza e potere. Samuele incarna ideali estremamente diversi da quelli che muovono la richiesta delle autorità degli ebrei. Essi, accecati dall’insipienza mondana, non cercano un padre ma un padrone. Dio, infatti è un re-padre che genera i suoi figli perché siano liberi praticando la giustizia e la misericordia. Però, quando nel cuore dell’uomo i desideri della carne prendono il posto di quelli dello Spirito, non si cerca un padre ma un padrone. Si capovolge l’orientamento della vita: generati per essere liberi, ci si consegna nelle mani dei potenti di turno per esserne schiavi. In definitiva, l’importante è che colui che governa garantisca il minimo per la sopravvivenza. Si rinuncia a sperare a puntare ad un livello di umanità alta ma ci si accontenta di campare. Tuttavia, l’ingannatore getta la sua maschera e la gente prima o poi eleverà grida di dolore. Samuele dice che il Signore non ascolterà questo grido, forse perché si è indispettito? No, per insegnare all’uomo che l’aiuto di Dio è efficace solo nella misura in cui il cuore è aperto all’accoglienza umile e disponibile della sua volontà. Nella sua sapienza Dio sa che è necessario anche acconsentire al peccato perché esso riveli il suo inganno nelle conseguenze che produce. Il peccato, anche se provoca dolore, è consentito perché diventi occasione di pentimento, conversione e rinascita. Dio educa anche attraverso l’esperienza del peccato perché l’uomo possa imparare dai suoi errori a fidarsi di lui più che di se stesso.

+ Dal Vangelo secondo Marco Mc 2,1-12

Il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra.

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.

E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».

Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

La fede è l’audacia di trovare in Gesù la strada di casa

La folla attorno a Gesù cresce fino al punto che un giorno l’assemblea è talmente numerosa da non poter essere contenuta nella casa. Al centro c’è Gesù che annuncia la Parola. Mentre insegna avviene qualcosa d’imprevedibile: il tetto viene aperto e dall’alto è calata una barella sulla quale giace un paralitico. Subito s’intuisce la dinamica dei fatti: la folla numerosa aveva impedito che il paralitico fosse condotto in casa attraverso la porta. Coloro che lo accompagnavano hanno trovato una strada alternativa. Gesù riconosce in questi uomini la fede che non è l’insieme dei concetti su Dio, ma è la forza interiore che fa cercare e trovare la strada per incontrarLo, anche in modo inconsueto o che può apparire esagerato. La fede è il dinamismo dello spirito che davanti agli ostacoli, più che lamentarsi o reagire con aggressività, trova il modo per aggirarli e raggiungere l’obbiettivo di stare alla presenza di Dio. Gli amici del paralitico hanno aperto una via di accesso a Gesù. Chiamandolo figlio e perdonandogli i suoi peccati, si rivela a lui, gli apre l’accesso alla casa del Padre.

Gli scribi seduti in casa sono quelle persone che Papa Francesco chiamerebbe “cristiani da salotto”, che ascoltano gli altri per trovare il punto debole dei loro interlocutori e accusarli. Il loro essere seduti, accomodati nelle loro posizioni e modi di pensare, contrasta con la dinamicità e la creatività degli amici dell’uomo paralitico. La fede di questi scribi seduti attorno a Gesù non difetta dal punto di vista contenutistico, perché sono pienamente ortodossi nella dottrina; hanno ragione nell’affermare che solo Dio può perdonare i peccati! Essi non rimangono tanto stupiti della trovata geniale degli amici del paralitico, quanto invece sono scandalizzati dell’annuncio del perdono fatto da Gesù. Tanto più si è incapaci di stupirsi, tanto più si è inclini a scandalizzarsi. Non è quello che si aspettavano di sentire. Da studiosi della Sacra Scrittura essi forse pensavano di ascoltare parole di sapienza che rivelassero significati nascosti della Parola di Dio e invece si trovano davanti ad un altro tipo di rivelazione. Gesù non è venuto a offrire un’interpretazione nuova della legge, ma ad applicare la legge di Dio, quella dell’amore che perdona e dà la vita. La fede, vissuta come esperienza di incontro con il Signore, soprattutto attraverso le vie traverse e impervie delle prove e del dolore, genera una forza tale che permette di camminare con le proprie gambe, cioè di usare le proprie capacità per andare verso la Casa del Padre, per essere felici. Quella presunta fede vissuta disgiungendo quello che si pensa di Dio dal modo di vivere con Dio, non fa progredire, al contrario radicalizza le rigidità del pensare e la spigolosità nell’agire.

Domandiamoci se la nostra fede è più simile a quella del paralitico e dei suoi amici o a quella degli scribi? I primi non si arrendono davanti all’ostacolo della folla che rappresenta la varietà delle imperfezioni e dei limiti propri dei membri della Chiesa, l’assemblea riunita nella casa per ascoltare Gesù; non cerca la scusa per ritirarsi ma trova la strada per incontrare il Signore. Invece gli scribi, accomodati nei loro schemi mentali, siedono giudicando tutto e tutti, senza lasciarsi smovere dagli eventi nei quali si manifesta la misericordia di Dio.

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Signore Gesù, a Te, che conosci il mio cuore, non ti è nascosta né la mia fede né ti è indifferente il mio dolore, vedi la fatica nel farmi guarire e il desiderio di cercarti. La tua parola apra una breccia nella blindatura della mia ipocrisia e sveli i pensieri di giudizio e di lamento che, come ingombrante zavorra, pesano sul cuore. Donami la fede creativa di chi non si arrende al proprio e altrui limite ma trova la strada per incontrarti e stare alla tua presenza senza trucchi o maschere. La tua Parola irrobustisca la fiducia in me stesso perché abbia la forza di prendere la croce ogni giorno e seguirti.