Maria, Dimora di Dio tra noi – IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Maria, Dimora di Dio tra noi – IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

7 Dicembre 2023 0 Di Pasquale Giordano

IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Gen 3,9-15.20   Sal 97   Ef 1,3-6.11-12  

O Padre, che nell’Immacolata Concezione della Vergine

hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio,

e in previsione della morte di lui

l’hai preservata da ogni macchia di peccato,

concedi anche a noi, per sua intercessione,

di venire incontro a te in santità e purezza di spirito.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dal libro della Gènesi Gen 3,9-15.20

Porrò inimicizia tra la tua stirpe e la stirpe della donna.

[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».

Allora il Signore Dio disse al serpente:

«Poiché hai fatto questo,

maledetto tu fra tutto il bestiame

e fra tutti gli animali selvatici!

Sul tuo ventre camminerai

e polvere mangerai

per tutti i giorni della tua vita.

Io porrò inimicizia fra te e la donna,

fra la tua stirpe e la sua stirpe:

questa ti schiaccerà la testa

e tu le insidierai il calcagno».

L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.

Il protovangelo

La trasgressione del comando di Dio ha come effetto la consapevolezza di essere nudo, quindi mancante. L’uomo vive questa mancanza con paura e si nasconde da Dio cercando di evitare la punizione. La domanda rivolta all’uomo provoca la confessione del proprio peccato, ovvero l’ammissione di essersi allontanato da lui, peccando. Tuttavia, l’ammissione di colpa diventa atto di accusa contro la donna e indirettamente contro Dio che gliel’ha data. Una seconda domanda è rivolta alla donna riguardo alla sua azione. Dal resoconto emerge che l’oggetto del contendere sia il mangiare il frutto dell’albero proibito. La trasgressione nel comando è il rifiuto a rispettare il limite posto da Dio. La nudità è la condizione originaria dell’uomo come anche il divieto di mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male. Andare oltre il limite posto da Dio ha come effetto la non accettazione del proprio limite creaturale. Il divieto di mangiare dell’albero indicato da Dio ha una funzione educativa. Fin quando l’uomo ha rispettato il suo limite ha custodito una buona relazione con Dio e con l’altro da sé. Nel momento in cui ha varcato il confine, andando oltre il suo limite naturale, mangiando il frutto proibito ha fatta sua la logica trasgressiva del maligno. L’effetto di questa logica è la paura e la diffidenza.

Con la sua parola Dio pone nuovamente una separazione chiarendo che non può esserci alcun accordo tra la logica di Dio e quella del maligno, ma al contrario inimicizia. Dio chiede di diffidare dei propri pensieri terra-terra e di combattere la tendenza all’avidità e la tentazione dell’orgoglio che insidia il cuore.

Salmo responsoriale Sal 97

Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.

Cantate al Signore un canto nuovo,

perché ha compiuto meraviglie.

Gli ha dato vittoria la sua destra

e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,

agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.

Egli si è ricordato del suo amore,

della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto

la vittoria del nostro Dio.

Acclami il Signore tutta la terra,

gridate, esultate, cantate inni!

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni Ef 1,3-6.11-12

In Cristo Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo.

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,

che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.

In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo

per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,

predestinandoci a essere per lui figli adottivi

mediante Gesù Cristo,

secondo il disegno d’amore della sua volontà,

a lode dello splendore della sua grazia,

di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.

In lui siamo stati fatti anche eredi,

predestinati – secondo il progetto di colui

che tutto opera secondo la sua volontà –

a essere lode della sua gloria,

noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.

Predestinati

Paolo apre la sua lettera indirizzata alle comunità di Efeso benedicendo Dio. La benedizione è un inno di lode e una confessione di fede. Oggetto della lode è la benevolenza di Dio per la quale ha deciso di creare l’uomo amando in lui ciò che ama del Figlio suo Gesù. L’atto creativo è continuo perché, mediante lo Spirito Santo, Dio educa l’uomo conformandolo a Cristo. Egli è l’archetipo dell’uomo pienamente realizzato perché ama donando la sua vita per l’altro da sé. In tal modo, la persona in cui la grazia ha la libertà di operare in lei diventa manifestazione dell’amore di Dio e canale di comunicazione della pace e della gioia.

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 1,26-38

Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».

Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Maria, Dimora di Dio tra noi

Il Vangelo di Luca si apre con due scene di annunciazione, la prima nel tempio al sacerdote Zaccaria e la seconda nella casa di un villaggio sconosciuto, chiamato Nazaret, ad una povera ragazzina di nome Maria. A dispetto della sacralità del luogo in cui avviene il primo annuncio, e la dignità del destinatario del messaggio angelico, sembra che Dio prediliga le periferie e i poveri in spirito. Sia a Zaccaria che a Maria è annunciato il dono di un figlio, ma tra i due il più grande sarà il Nazareno perché in Lui si compiranno le promesse di Dio fatte a Davide. Il re voleva costruire un tempio a Dio, mentre è Dio che gli promette una discendenza. Per Davide la casa di Dio doveva essere un edificio mentre il Signore aveva già pensato di abitare non in una casa di mattoni ma nel cuore di una piccola e semplice ragazza di Nazaret perché per Lui casa significa famiglia. Dio chiede a Maria di essere casa per lui. Davide vorrebbe essere il custode di Dio (ma Dio si rifiuta di farsi imprigionare), Maria si rende disponibile ad ospitare Dio. Maria diviene casa perché accoglie. Maria, trasformata dalla Grazia si mette a servizio dell’altro, Davide è l’immagine della perversione che vuole asservire l’altro a sé. Davide vuole dimostrare a Dio e agli altri quello che vale, Maria si lascia educare da Dio perché possa diventare profetessa della sua misericordia. Davide è l’uomo che cerca di scalare le vette della fama e del successo ostentando la sua devozione, Maria è l’umanità che si lascia raggiungere e sorprendere da Dio. Dio ci raggiunge infatti nei nostri luoghi più poveri e inaspettati. Ci raggiunge nelle periferie dell’esistenza, là dove ci sentiamo abbandonati, smarriti, senza identità. Ci raggiunge nei luoghi meno conosciuti della nostra interiorità, nei luoghi che ci sembrano insignificanti, negli spazi della nostra vita da cui non ci sembra possa venire qualcosa di buono.

In Maria Dio raggiunge l’umanità. Dio cerca l’uomo, cerca l’umanità, ci chiede casa, si fa ospite. L’angelo si congeda e Dio, la Parola, rimane lì, nella casa dell’umanità, continuando ogni giorno a bussare al cuore di questa umanità per chiedere di essere accolto una volta ancora.

Sì, la nostra casa ha molte crepe, forse le fondamenta sono traballanti, le pareti sono da imbiancare, ma Dio viene a farmi visita; questo è l’unico vero motivo di gioia. Non si può aspettare di rimettere a posto tutta la casa per accogliere chi sta bussando alla porta. Obbedire alla paura o ai sensi di colpa non ci renderà mai persone accoglienti e ospitali.

Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, tu sei l’immagine della nuova umanità che non fugge e non si nasconde ascoltando la voce di Dio, ma si lascia trovare da Lui. Egli cerca ciascuno dei suoi figli per amarlo e fare di lui la sua dimora. Condividi con noi la gioia dello stupore nell’essere destinatari del dono dello Spirito Santo che fa del nostro corpo il suo tempio. Scenda lo Spirito Santo su di noi nello stesso modo con il quale è disceso su di te ammantandoti di rugiada e fecondando la tua umanità rendendola fruttuosa nell’amore. Insegnaci ad essere servi dell’Eucaristia come tu ti sei messa a disposizione della volontà di Dio. Che i nostri occhi possano aprirsi per riconoscerLo presente nel dono del pane spezzato ma anche in ogni vita ferita dal peccato o frantumata dal dolore. Il nostro cuore possa ardere di speranza e spingere i nostri passi verso quelli che sono ancora più lontani per condividere con loro la fatica del cammino di fede e la gioia della comunione dei santi.