Rialzare la fronte – Lunedì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Rialzare la fronte – Lunedì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

29 Ottobre 2023 0 Di Pasquale Giordano

Lunedì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Rm 8,12-17   Sal 67

Dio onnipotente ed eterno,

accresci in noi la fede, la speranza e la carità,

e perché possiamo ottenere ciò che prometti,

fa’ che amiamo ciò che comandi.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Rm 8,12-17

Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».

Fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete.

Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».

Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

La preghiera dei figli liberi

«Non si possono servire due padroni contemporaneamente» (cf. Lc 16,13), ricorda Gesù. Gli fa eco Paolo il quale afferma che Cristo Gesù col suo sacrificio sulla croce ci ha riscattato dal peccato e ci ha resi liberi. Questa condizione non ci rende debitori verso le nostre forze ma riconoscenti nei confronti di Dio che, donando agli uomini Suo Figlio ci ha resi in Lui Figli. Attraverso di Gesù abbiamo ricevuto lo Spirito Santo che vi fa rivolgere a Dio chiamandolo Padre. Non dobbiamo avere paura di Dio ma, al contrario, fidarci di Lui, amarlo e desiderare sempre di più corrispondere al suo amore.  Il desiderio iscritto nella nostra carne è quello possessivo dell’io che tutto vuole avere e controllare. Invece, il desiderio di Dio consiste nell’amare e dare la vita. L’amore possessivo distrugge le relazioni e porta alla morte, mentre quello oblativo, che sgorga dal cuore di Dio ed è riversato nel nostro, genera continuamente alla vita. La preghiera dei figli è diversa dalla supplica degli schiavi. I primi lodano il Signore e si rendono disponibili all’obbedienza gioiosa e generosa e invocano il dono della pace. I secondi invece chiedono di essere lasciati stare in pace e obbediscono perché si sentono costretti e minacciati.

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 13,10-17

Questa figlia di Abramo non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?

In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.

Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.

Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».

Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».

Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

Rialzare la fronte

La malattia fisica a volte è anche segno visibile di un’infermità psichica e spirituale. Il caso della donna guarita da Gesù ne è un esempio. Si può vivere la sofferenza con rassegnazione facendoci ripiegare su noi stessi e rendendoci incapaci di una relazione frontale con gli altri. Quella donna per diciotto lunghi anni ha subito la sua condizione fisica non trovando alcun conforto fino a quando l’incontro con Gesù segna la sua rinascita. LO sguardo di Gesù, pieno di compassione, coglie ciò che gli uomini non vedono e interviene facendo ciò che gli uomini da soli non possono fare. Con l’imposizione delle mani Gesù le comunica il suo Spirito che drizza ciò che è sviato. Lo Spirito della libertà è il solo che può vincere quello della schiavitù. La paura, la vergogna o i sensi di colpa sono pesi che ci piegano fino a incurvarci. Lo Spirito Santo ci libera per renderci capaci di attingere con fiducia all’abbondante sorgente della misericordia.  La reazione sdegnata del capo della sinagoga fa riflettere sulla responsabilità che ciascuno ha nei confronti degli altri fratelli e sorelle. Forse anche noi, come quel tale, siamo più attaccati alle norme e alle cose piuttosto che avere cura dei più deboli; siamo più pignoli nel giudicare il comportamento degli altri piuttosto che essere attenti ai loro reali bisogni. Gesù ci ricorda che Dio cede, per così dire, il primato al povero bisognoso di salvezza. Dio ha dato la legge non per imporci il giogo della schiavitù, ma per renderci liberi. Gesù, infatti, è venuto a liberarci dal peso del peccato che ci rende tristi. Egli è il padrone e noi il suo bue o il suo asino slegati dalla mangiatoia per andare ad abbeverarci alla sorgente della vita.

Signore Gesù, Tu solo puoi ridonare la dignità di uomini ai figli di Dio, e tuoi fratelli, che hanno perduta la libertà a causa del peccato e che si sono ripiegati nel loro dolore. Insegnaci a guardaci con tenerezza e compassione per farci carico della povertà di ogni uomo e di ogni donna e aiutarli a rialzare la fronte. Donaci il tuo Spirito perché possiamo preferire il canto di lode alla sterile litania delle lamentele, pronunciare parole di speranza invece che inutili prediche moralistiche, gesti di solidarietà piuttosto che indici puntati contro gli altri.