Puro amore – Martedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Puro amore – Martedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

15 Ottobre 2023 0 Di Pasquale Giordano

Martedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Rm 1,16-25   Sal 18  

Dio onnipotente ed eterno,

che nella testimonianza dei santi martiri

edifichi il corpo mistico della tua Chiesa,

fa’ che la gloriosa passione,

che meritò a sant’Ignazio una corona immortale,

doni a noi protezione perenne.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Rm 1,16-25

Gli uomini, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato come Dio.

Fratelli, io non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo, prima, come del Greco. In esso infatti si rivela la giustizia di Dio, da fede a fede, come sta scritto: «Il giusto per fede vivrà».

Infatti l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute.

Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile con un’immagine e una figura di uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.

Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, tanto da disonorare fra loro i propri corpi, perché hanno scambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno adorato e servito le creature anziché il Creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.

La potenza creatrice del Vangelo

L’apostolo enuncia la tesi di fondo della sua catechesi sul Vangelo che contiene in sé lo scandalo della Croce. Al tempo stesso la Parola della Croce custodisce il cuore del vangelo perché in esso si manifesta e si comunica la potenza creatrice dell’amore di Dio. L’evento della Pasqua ha inaugurato il tempo della giustizia di Dio che non è da intendere in senso retributivo (punire i colpevoli e premiare i meritevoli) ma in quello salvifico. Dio esercita la giustizia salvando l’uomo dal peccato per farlo diventare una nuova creatura. In questo consiste la potenza di Dio, contenuta nel Vangelo. Il Dio giusto ama tutti gli uomini mediante Gesù che, una volta per tutte, ha dato sé stesso sulla croce per salvarli dalla morte. Il peccato è l’anticreazione perché è la tendenza dell’uomo a possedere deformando ciò che vorrebbe stringere tra le mani. La giustizia di Dio è invece, non una forma di controllo, ma di cura e di promozione dell’umano affinché, mediante la fede la grazia di Dio santifica umanizzando nell’amore. L’amore è il frutto dello Spirito Santo che agisce nel cuore di chi l’accoglie con umiltà e obbedienza.

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 11,37-41

Date in elemosina, ed ecco, per voi tutto sarà puro.

In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.

Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».

Puro amore

Anche un invito a pranzo diventa per Gesù un’occasione per insegnare. La sua reticenza nel fare le abluzioni prima del pranzo suscita la meraviglia del fariseo che lo aveva invitato a casa e forse anche il suo imbarazzo difronte agli altri commensali. Gesù, interpretando i sentimenti e i pensieri del fariseo, stigmatizza il formalismo che caratterizza il modo di vivere la fede e, di riflesso, le relazioni all’interno della comunità. Il pasto richiama il banchetto eucaristico e il rimprovero fatto da Gesù può benissimo applicarsi al modo con il quale lo viviamo. Come le abluzioni prima del pranzo così anche i nostri gesti liturgici possono essere meccanici anche se formalmente esatti. Mutuando il discorso, le parole di Gesù ci invitano anche a verificare le nostre relazioni fraterne che spesso si ispirano alle regole commerciali e che assumono lo stile clientelare. Tutto questo confligge con la logica della gratuità che invece caratterizza l’agire di Dio. La purezza non ha nulla a che fare con la correttezza formale dei gesti rituali, ma con le intenzioni con le quali si opera e se esse sono ispirate all’amore gratuito di Dio. La misericordia fa sì che Dio esca dalla sua dimora celeste e scenda dal suo trono per piegarsi verso gli uomini. Il suo amore è puro perché è gratuito e, in quanto tale, anche fedele. I riti hanno il compito di farci incontrare quel Dio che si è spogliato della sua gloria e ha dato in elemosina tutto sé stesso. Da qui l’invito a imitarlo perché il nostro cuore sia purificato dal peccato e trasformato in modo tale da essere capace di un amore puro perché disinteressato e gratuito.

Signore Gesù, che conosci il cuore dell’uomo e i suoi giudizi, aiutami a verificare i miei pensieri e la conformità allo stile del tuo amore misericordioso e generoso. Non mi tratti secondo i miei meriti o le mie colpe, ma, conoscendo i ragionamenti nascosti nel cuore, mi esorti a mettermi a nudo davanti a Dio per lasciarmi purificare con il dono della sua Parola. Essa, come una spada che penetra in profondità, mi guidi nel discernimento, illumini la mente e diriga la volontà nel cammino di conversione nel quale imparare a puntare all’essenziale e a non accontentarmi dell’apparenza. Aiutami a far cadere la maschera del formalismo che nasconde la durezza d’animo e rendimi trasparenza del tuo luminoso volto di tenerezza.