Il peso leggero della Misericordia – Martedì della II settimana di Quaresima
Martedì della II settimana di Quaresima
Is 1,10.16-20 Sal 49
Custodisci con continua benevolenza, o Padre, la tua Chiesa
e poiché, a causa della debolezza umana,
non può sostenersi senza di te,
il tuo aiuto la liberi sempre da ogni pericolo
e la guidi alla salvezza eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Dal libro del profeta Isaìa (Is 1,10.16-20)
Imparate a fare il bene, cercate la giustizia.
Ascoltate la parola del Signore,
capi di Sòdoma;
prestate orecchio all’insegnamento del nostro Dio,
popolo di Gomorra!
«Lavatevi, purificatevi,
allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni.
Cessate di fare il male,
imparate a fare il bene,
cercate la giustizia,
soccorrete l’oppresso,
rendete giustizia all’orfano,
difendete la causa della vedova».
«Su, venite e discutiamo
– dice il Signore.
Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,
diventeranno bianchi come neve.
Se fossero rossi come porpora,
diventeranno come lana.
Se sarete docili e ascolterete,
mangerete i frutti della terra.
Ma se vi ostinate e vi ribellate,
sarete divorati dalla spada,
perché la bocca del Signore ha parlato».
Il peccato deforma ma il perdono trasforma
Il peccato imbruttisce Israele che agli occhi di Dio diventa come le città di Sodoma e Gomorra, che erano diventate un covo di peccatori. I primi responsabili della paganizzazione del popolo sono i capi, i quali con il loro stile di vita contrario alla volontà di Dio, fanno deviare il cammino del popolo. Il cattivo esempio del formalismo esteriore, in contraddizione con il comandamento di Dio, contagia diffusamente. Dio non minaccia vendetta ma esorta fortemente alla conversione. Da una parte bisogna svestirsi delle abitudini idolatriche e dall’altra aderire con tutto il cuore alla volontà di Dio. bisogna ritornare ad essere discepoli del Maestro che insegna a fare il bene a rigettare il male. Fare il bene significa avere uno sguardo di amore verso i più deboli rifiutando nettamente il pensiero di poter speculare sulla povertà altrui. Con le opere di carità fraterna noi apriamo il cuore a Dio permettendogli di cambiarci interiormente per renderci più somiglianti a Lui. Dio trasforma la nostra vergogna in gloria, la nostra morte in vita.
+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 23,1-12
Dicono e non fanno.
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Il peso leggero della Misericordia
Non c’è cosa più detestabile che sorbirsi una predica moralistica con toni accusatori e prospettive minacciose. Chi sale in cattedra per insegnare deve prima fare un bagno di umiltà e riconoscere le sue mancanze e la difficoltà di tradurre in buone opere i sani principi. Non basta sapere ciò che è giusto ma è necessario praticare il bene. Ma proprio in questo passaggio tutti noi difettiamo, soprattutto se pretendiamo di poggiare tutto sulla nostra forza di volontà e nascondiamo agli altri, ma soprattutto a noi stessi, la difficoltà ad essere coerenti.
Gesù ci invita non fermarci al giudizio contro le autorità incoerenti, ma a fare tesoro del bene di cui sono portatori, malgrado la loro cattiva condotta, e ad esaminare noi stessi per verificare che ciò che stigmatizziamo in loro non sia presente anche in noi. L’incoerenza riguarda tutti ed è per questo che siamo tutti fratelli. Ma siamo anche tutti figli di un unico Dio che ci è Padre e tutti discepoli dell’unico Maestro che è Cristo. Solo Gesù è la fonte della vera sapienza ed è l’unico modello a cui ispirare le nostre scelte.
Colui che da ricco si è fatto povero per arricchire noi, ci insegna con la vita a diventare grandi. La croce non è il fardello di doveri che Dio impone sulle nostre spalle, ma è il peso dei nostri limiti umani che Dio condivide con noi. Gesù si umilia, si fa servo, per sottoporsi con noi alla prova ed insieme vincerla. Umiliazione e servizio non sono altro che condivisione e fraternità, comportamenti che nobilitano la condizione dell’uomo e lo rendono veramente grande.
Signore Gesù, davanti a te, mite e umile di cuore, che ti sei umiliato e ti sei fatto servo dell’umanità, getto la maschera dell’ipocrisia. A te, a cui nulla è nascosto, confesso il mio peccato soprattutto quello di mostrare agli altri la perfezione che non mi appartiene. Solo tu puoi amare totalmente e per sempre io invece parzialmente e in maniera condizionata. Donami il tuo Spirito perché impari ad essere umile come te e a non vergognarmi di chiedere scusa ai miei fratelli. Donami la sapienza della Croce perché la mia vita «misericordiata» sia la testimonianza più credibile della verità.