La scommessa vincente sulla Carità – Venerdì della XVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

La scommessa vincente sulla Carità – Venerdì della XVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

5 Agosto 2022 0 Di Pasquale Giordano

Venerdì della XVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Na 2,1.3; 3,1-3.6-7   Dt 32,35-41  

+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 16,24-28

Che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.

Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?

Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno».

La scommessa vincente sulla Carità

Nel tempo della crisi dovuta alla pandemia si è levata da più parti l’espressione: nessuno si salva da solo. Non è uno slogan ma una grande verità che Gesù proclama con la vita e, ancor di più, con la morte. Egli è l’unico Salvatore del mondo perché non ha preteso di salvarsi dalla morte ma si è salvato e ha salvato tutti attraverso la morte nella quale ha offerto la sua vita per amore.

Gesù ha profeticamente annunciato la sua sofferenza e la morte, ma anche la risurrezione. Pietro si era opposto risolutamente non credendo a quello che Gesù stava annunciando, come se le umiliazioni, le mortificazioni, i fallimenti e la morte stessa, in qualsiasi modo essa ci colpisca, sia qualcosa da esorcizzare.

Se rimuoviamo dall’orizzonte delle nostre prospettive e dei nostri pensieri il problema della sofferenza e della morte è come se camminassimo a occhi chiusi sostituendo la realtà con l’immaginazione. La gloria umana, di cui sono pieni gli occhi sognanti di Pietro, si trasforma in ideale per cui agire. La salvezza appare in questo senso come l’ottenimento di obbiettivi puramente mondani: sazietà, soldi e salute. Vivere per questo fine significa sprecare la vita perché si va incontro proprio a ciò che si vorrebbe evitare. Chi scappa davanti alla croce, rifiuta di pagare il prezzo dell’amore e di prendere il peso delle proprie responsabilità, si ritrova a pagare un prezzo ancora più alto in cambio del quale, però, non ottiene la vita ma la morte.

La crisi sanitaria e politica, con la sua drammatica ricaduta sociale ed economica, sembra essere stata agevolata dallo stile di vita che preferisce il profitto ad ogni costo invece di custodire il dono prezioso della natura e promuovere sane relazioni umane. La vita è un dono che, sebbene ci venga offerto gratuitamente, ha un prezzo: la responsabilità nel servizio. Questo dono cresce nella misura in cui matura in noi il desiderio di amare e servire. Che sia un autentico servizio lo dimostra la disponibilità a seguire Gesù che non è venuto per farsi pagare ma, pagando di persona, per arricchirci di umanità.

Allora è dunque vero che nessuno si salva da solo, perché la salvezza è fondamentalmente la relazione d’amore che riunisce e ci unisce in un grande abbraccio. Al mercato delle opinioni in cui abbondano le connessioni ma scarseggiano vere relazioni, Gesù propone di mettersi in gioco per gareggiare nell’amore. In questo gioco di “borsa della Carità” guadagna di più chi più offre in termini di attenzione, cura e amorevolezza nei confronti degli altri.

Signore Gesù, vincitore sulla morte e sul peccato, aiutami a non aver paura di ciò che mi priva della libertà di fare ciò che voglio, ma di quello che mi ruba la fiducia nel Padre e la libertà di fare la sua volontà. Fa che possa seguire le tue orme anche quando la strada mi porta lontano dai miei obiettivi e dammi la consapevolezza di avvicinarmi alla meta della santità verso cui mi conduci. Non c’è proporzione tra l’amore che mi dai e quello che io riesco a comunicare; aumenta la mia fede perché non mi accontenti delle piccole e fugaci gratificazioni ma punti più in alto, alla misura alta dell’amore.