Fondamento della fede cristiana è la misericordia che sana – Venerdì della XIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Fondamento della fede cristiana è la misericordia che sana – Venerdì della XIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

1 Luglio 2022 0 Di Pasquale Giordano

Venerdì della XIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Am 8,4-6.9-12   Sal 118  

+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 9,9-13

Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Misericordia io voglio e non sacrifici.

In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 

Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Fondamento della fede cristiana è la misericordia che sana

L’invito a seguirlo Gesù, dopo ai quattro pescatori, lo rivolge ad un uomo di nome Matteo che incontra mentre è seduto al banco delle imposte a compiere il suo lavoro di pubblicano, ovvero esattore delle tasse. Non mancavano certo le riserve nei confronti degli esponenti di quella categoria considerati peccatori per l’attaccamento ai soldi e per la collaborazione al governo imperiale. Gesù supera lo steccato del pregiudizio aprendo la sequela a tutti, senza escludere nessuno. Quello che poteva essere un problema per i primi discepoli, i pescatori provenienti dalla classe più povera della società, diventa un motivo di scandalo per i farisei, sedicenti custodi dell’ortodossia ebraica, i quali si vedono immischiati in mezzo a pubblicani e peccatori, senza alcuna distinzione. I farisei – lo dice il nome stesso – si vantavano di essere i «separati», cioè i «distinti», per il fatto che si guardavano bene dal contaminarsi con «certa gente». Si meravigliano che Gesù lo faccia. Oggi potremmo identificare questi tali con coloro che confondono l’esperienza della fede con una sorta di «corso di lingua straniera» diviso per livelli. Pur credendo di aver raggiunto quelli più alti della religiosità, essi hanno bisogno di riprenderne i contenuti basilari. Pretendono di esaminare i suoi discepoli per saggiarne la preparazione e invece essi stessi sono messi sotto esame da Gesù, che conosce l’intimo di ciascuno di loro, e li trova mancanti. Perciò il Maestro li rimanda per imparare i fondamentali della fede: «Misericordia io voglio e non sacrifici». La vita, per certi versi, è una scuola continua di umanità i cui livelli più alti si raggiungono solamente mettendosi alla sequela di Cristo che chiama attorno a sé non i perfetti ma i perfettibili, non quelli che amano le discussioni, ma che si mettono in discussione e sono capaci, come Matteo il pubblicano, di ricalcolare l’itinerario della propria vita. 

Signore Gesù, che chiami tutti a seguirti sulla via dell’amore, rivolgi i tuoi occhi verso di me, uomo fragile e di vita breve, che nulla può offrire se non la sua povertà. La tua parola vinca la sordità del mio cuore indurito dall’avidità di guadagno e mi dia la forza di lasciare ciò che mi lega ai beni materiali e agli onori, per seguire Te e gustare la bellezza dello stare a mensa con Te, dove s’impara l’arte dell’accoglienza e della fraternità. Guariscimi dalla presunzione del perfezionismo, scandalo che mi fa cadere nel giudizio contro gli altri. Donami l’umiltà di lasciarmi educare alla scuola di tanti miei fratelli e sorelle, i quali prima e meglio di me, hanno scoperto che fondamento della fede cristiana è la misericordia che sana.