Il cuore puro, fecondo d’amore – VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Il cuore puro, fecondo d’amore – VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

27 Febbraio 2022 0 Di Pasquale Giordano

VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Sir 27,5-8   Sal 91   1Cor 15,54-58  

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 6,39-45

La bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:

«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.

Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.

Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

Il cuore puro, fecondo d’amore

La vita è un cammino verso la Pasqua quando, dice s. Paolo, il nostro corpo corruttibile e mortale diventerà incorruttibile e immortale perché sarà definitivamente come quello di Gesù Cristo. Siamo dunque in marcia guidati dal nostro Capo che sulla Croce ha già neutralizzato il peccato e vinto la morte. Lui ci ha aperto la strada verso la Gloria, la Vita eterna. Siamo chiamati a seguirlo per essergli discepoli. Non ci nasconde la fatica del cammino della fede e i pericoli che la insidiano, ma ci assicura la sua vicinanza e l’assistenza nel combattimento contro il peccato. Amare i nemici, benedire chi ci maledice, fare del bene a chi ci odia, pregare per chi ci tratta male è la vetta dove giungere. È la vetta della croce ma, ancora di più, è la cima più alta dell’amore. Gesù si offre come maestro e guida. Come tale, egli anche ci corregge con mitezza e misericordia diventando per noi modello di educatore. Lui, che è Maestro e Signore, si inginocchia davanti ad ogni discepolo per servirlo nello stesso modo con cui piega il suo cuore per ascoltare la voce del Padre. Il primo movimento dell’amore è l’ascolto, senza giudizio. L’orgoglio di essere superiori agli altri ci porta a prendere il posto di Dio nel giudicare. Dio ascolta, prima di parlare e agire. L’ascolto benevolo e attento è lo spazio offerto all’altro per aprire il suo cuore. Se si crea la possibilità di raccontarsi, chi narra di sé impara a conoscersi e a distinguere nel suo cuore il bene dal male. Il silenzio di Dio non è indifferenza ma è l’abbraccio nel quale lasciarsi accogliere per aprire il proprio cuore. Su questo modello deve ispirarsi la relazione di amore tra fratelli. Come Dio, mite e misericordioso, cammina con noi condividendo gioie e fatiche, anche noi dobbiamo farci compagni reciprocamente tra fratelli. Proprio per questo Gesù invia i discepoli in missione a due a due e non da soli. Il primato dell’ascolto, sul giudizio e la correzione, aiuta a purificare il cuore da quei pensieri che inducono a reazioni aggressive contro chi sbaglia. Per un uomo la mitezza, espressione di compassione, si traduce nell’anteporre alla reazione istintiva della correzione la pazienza dell’ascolto del fratello. Ascoltando, infatti, si scopre che il difetto notato in lui è anche il proprio. Solo allora scatta l’applicazione della regola d’oro: fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te. Se ci sentiamo accolti e amati anche noi, nei nostri peccati, avremo la forza di combatterli e il coraggio di superarli per un bene più grande. La correzione che non mira alla comunione è un’aggressione mascherata da favore. S. Giovanni Bosco affermava che l’educazione è questione di cuore, non di strategie o metodologie. Con questo voleva ribadire che l’amore fraterno ha la sua radice nel cuore e i suoi frutti sono le parole e le azioni con le quali intessiamo i rapporti personali. Esse sono veramente buone se contribuiscono a creare legami forti di amore nei quali si manifesta la misericordia di Dio. Al contrario, anche quello che viene millantato come atto di amore fatto per il bene dell’altro è cattivo perché con il giudizio lo si offende e lo si mortifica. Ascoltando la Parola di Dio possiamo fare verità dentro noi stessi e pregando ci raccontiamo a Lui. Così si coltivano nel cuore i pensieri buoni e si sradicano quelli cattivi. Un cuore che sa ascoltare diventa terreno fertile dal quale nascono parole e azioni di pace.

Signore Gesù, Tu che facendoti nostro fratello ascolti il grido del povero e sostieni i tuoi discepoli   nella fatica quotidiana, aiutaci a vincere la lotta contro il peccato dell’orgoglio che inquina il nostro cuore. Insegnaci il primato dell’ascolto della Parola di Dio affinché possiamo farci veri compagni e guide dei nostri fratelli. Apri la nostra mente per accogliere la luce della Sapienza che viene dall’alto per conoscere il nostro cuore e offrire al Padre, nella confessione dei nostri peccati, la paura, la rabbia, l’amarezza, il risentimento, la presunzione, l’orgoglio, l’invidia, la gelosia, l’avidità dalla cui radice nascono insinuazioni, giudizi, accuse, critiche ingiuste, cattiveria, indifferenza, aggressività. Educaci alla preghiera, personale e comunitaria, per coltivare nel cuore sentimenti e pensieri da cui far nascere parole e gesti di autentica carità.