Il Pane del cammino – XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Il Pane del cammino – XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

8 Agosto 2021 0 Di Pasquale Giordano

XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

1Re 19,4-8   Sal 33   Ef 4,30-5,2  

+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 6,41-51

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.

In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».

Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Il Pane del cammino

Elia fugge dalla regina Gezabele che vuole ucciderlo. Il profeta, stanco del cammino, vorrebbe morire piuttosto che cadere nelle mani degli uomini. Si ferma deciso a lasciarsi andare lentamente alla morte ma l’angelo del Signore gli offre il nutrimento di cui ha bisogno. Egli pensa che sia il sostentamento necessario in attesa dell’arrivo del Signore ma in realtà il secondo intervento dell’angelo gli spiega che Dio gli manda il pane del cammino, che è ancora molto lungo, affinché giunga alla santa montagna. Questa pagina dell’Antico Testamento fa da sfondo a quella del Vangelo nella quale è messo a tema l’identità di Gesù e la sua missione. Di lui la gente mormora perché conoscono le sue origini e non accettano che lui si presenti come l’inviato di Dio. In verità, Gesù non è solamente un angelo che offre il pane di Dio, ma egli stesso è il Pane della vita che il Padre dona ai suoi figli perché il loro cammino giunga a compimento e non si perdano per strada. Dio aveva mandato i profeti a istruire tutti sul suo progetto d’amore grazie al quale la vita, anche se appare come un vicolo cieco o un deserto arido e senza senso, diventa un vero pellegrinaggio verso la «santa montagna». Meta del cammino di Elia è il monte di Dio e termine del pellegrinaggio di Gesù e di coloro che lo seguono è la risurrezione. Il culmine del cammino è il sacrificio della propria vita che inaugura la vita eterna e la totale comunione con il Signore. Dalla storia di Abramo in poi siamo consapevoli che, come dice la lettera agli Ebrei, non abbiamo qui una dimora fissa, ma siamo pellegrini sulla terra verso il Cielo. La risurrezione di cui parla Gesù non è un evento puntuale ma un dinamismo attraverso il quale si diventa figli di Dio. L’Eucaristia ci apre un orizzonte di luce mentre percorriamo sentieri spesso bui e impervi dei quali non intravediamo la conclusione. Nell’Eucaristia Dio discende dal cielo per farsi nostro nutrimento e sostegno nel cammino della vita. La via dell’uomo diviene la via di Dio perché la Sua vita diventi la nostra. In questo modo il pellegrinaggio terreno della vita diventa un cammino «nella carità» che punta direttamente al Cielo. Nella tradizione biblica l’immagine della via o del cammino è associata alla Legge. I comandamenti garantiscono una condotta di vita retta. Ma questo non basta. Anche Elia, profeta integerrimo, ha sperimentato il dramma della malattia dell’anima che porta a desiderare la morte piuttosto che la vita. Gesù non è solo la «via» che conduce al Padre ma anche il «pane della vita» che ci permette di progredire nella carità superando tutti gli ostacoli e le prove che incontriamo lungo il cammino. Non è sufficiente sapere cosa sia il bene e cosa bisogna fare ma è necessario anche volerlo realizzare e perseverare nella carità. La fede mi fa conoscere la meta, la speranza mi sostiene nel cammino, la carità mi fa progredire nella santità e mi fa amare «nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore».  

Signore Gesù, che ti sei fatto ospite e pellegrino tra gli uomini perché chiunque incontra Te riconosca la voce e il volto del Padre che ti ha inviato, perdona la mia arrogante presunzione che ostacola il cammino verso il Cielo e togli dal mio cuore ogni traccia di malignità che impedisce allo Spirito di abitarlo. Tu vedi quante umiliazioni mi scoraggiano e confondono il cuore che diventa arido di bei desideri. Donami la speranza che illumina la meta del mio pellegrinaggio e traccia la linea della mia condotta di vita perché la tristezza dei fallimenti si muti in gioia di servirti ogni giorno con amore. Trasforma le mie attese stanche e passive, che degenerano in pretese, in desiderio di pace e anelito di comunione fraterna. Rinvigorisci la mia volontà perché, alimentato dall’Eucaristia, ritrovi forza ed entusiasmo nel testimoniare ai fratelli, con le parole di tenerezza e i gesti di benevolenza, che Dio ci è Padre e noi tutti siamo figli suoi amati.