Il cuore della fede nelle periferie esistenziali – Sabato della XII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Il cuore della fede nelle periferie esistenziali – Sabato della XII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

26 Giugno 2021 0 Di Pasquale Giordano

Sabato della XII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Gen 18,1-15   Lc 1  

+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 8,5-17

Molti verranno dall’oriente e dall’occidente e sederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe.

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».

Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito.

Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva.

Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:

“Egli ha preso le nostre infermità

e si è caricato delle malattie”.

Il cuore della fede nelle periferie esistenziali

La preghiera che il centurione romano rivolge a Gesù lo commuove e lo stupisce. L’amore per il suo servo che traspare dalla supplica del soldato colpisce Gesù che risponde subito dichiarandosi disponibile a seguirlo per guarire il malato che soffre terribilmente. La fede del capo militare è impregnata di compassione per il suo servo del quale fa sua la sofferenza che l’affligge. Egli si fa portavoce dell’infermo e prega Gesù per lui. La sua fede appare ancora più cristallina quando, riconoscendo il limite della sua autorità, si appella a quella superiore di Gesù il cui comando sarà certamente eseguito. Dalle parole del centurione traspare la paura di perdere un servo fedele e buono; tuttavia non si lascia prendere dalla disperazione o dalla rabbia, ma si rivolge supplichevole a colui che egli stesso non si ritiene degno di ospitare nella sua casa. La grandezza della fede, lodata anche da Gesù, non consiste nell’eloquio forbito e convincente o nell’elenco di meriti, ma nella profonda umiltà con la quale riconosce la sua indegnità e la salda fiducia sulla quale radica la convinzione dell’efficacia della parola del Signore. Quando sembra che ogni sforzo personale sia inutile per salvare una persona cara, proprio allora bisogna pregare più intensamente e dai confini della disperazione andare verso il cuore di Dio deponendo in lui ogni preoccupazione e afflizione e credendo fermamente che la sua volontà, la quale è sempre a favore dell’uomo, si compie. Avviene solo ciò che si crede anche non vedendo. Dio dice il suo amen alla umile fiducia dell’uomo che chiede la salvezza. Gesù la offre anche chi non la chiede perché la fede, bloccata dall’infermità dello spirito, possa rifiorire in un servizio generoso come avviene alla suocera di Pietro.  

Signore Gesù, che ti commuovi davanti alla sofferenza dell’uomo e ammiri tanto la solidarietà degli amici, ascolta la supplica che ti rivolgo con la medesima umile consapevolezza e la stessa coraggiosa fede del centurione. Davanti a Te non contano le umane credenziali ma semplicemente un cuore che sa accogliere il dolore del fratello e che si fa altare per offrirlo nelle mani del Padre. Tu, Signore, al quale nulla è estraneo o indifferente, ascolta la preghiera del misero, anche quella che non si esprime con parole ma che ti raggiunge attraverso il silenzio. La tua Parola sia carezza che rialza, medicina che guarisce, conforto ai sofferenti, coraggio ai vacillanti, benedizione a chi crede in Te.