SANTISSIMA TRINITA’ (ANNO B) – LECTIO DIVINA

SANTISSIMA TRINITA’ (ANNO B) – LECTIO DIVINA

25 Maggio 2021 0 Di Pasquale Giordano

SANTISSIMA TRINITA’ (ANNO B)

Dt 4,32-34.39-40   Sal 32   Rm 8,14-17   

+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 28,16-20

Battezzate tutti i popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 

Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 

Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Il giorno di Pasqua le donne, andate al sepolcro, incontrano un angelo del Signore che annuncia la risurrezione di Gesù. Ad esse è anche affidato il compito di avvisare i discepoli e riferire loro l’appuntamento con Gesù in Galilea. Mentre sono in cammino Gesù stesso va loro incontro ed esse gli si avvicinano, s’inginocchiano abbracciandogli i piedi e lo adorano. Si tratta non solo di una visione ma di un incontro reale in cui avviene un contatto corporeo. Gesù ribadisce il messaggio affidato alle donne dall’angelo. In Galilea non sarà solo una visione ma un incontro reale che inaugurerà la missione dei discepoli di Gesù nel mondo. A conclusione dell’ultima cena Gesù, citando un passo del profeta Zaccaria annuncia la sua passione e morte. L’effetto delle percosse che colpiscono il pastore sarà la dispersione del gregge. Ma Gesù rassicura che, una volta risorto, precederà i discepoli in Galilea. Gli Undici, accogliendo la testimonianza delle donne e l’invito di Gesù, di cui esse erano state latrici, si recano sul monte da lui indicato. Il monte della Galilea non è specificato con un nome proprio ad indicare che esso ha un valore simbolico che si desume dalle indicazioni offerte dall’evangelista lungo la narrazione. Il monte è il luogo dove Gesù aveva subito l’ultima prova (4,8), dove si era manifestato trasfigurato e la voce del Padre lo aveva indicato come il Figlio prediletto (17,1.5). Come aveva fatto nel primo discorso (5,1-7,27) Gesù parla di sè, unito al Padre dallo Spirito.

Nella terza tentazione il Demonio aveva promesso a Gesù i regni se lui si fosse prostrato ad adorarlo. Il monte fa da sfondo al primo insegnamento di Gesù. A conclusione del vangelo Gesù viene adorato dai suoi discepoli verso i quali si avvicina; dice che il Padre gli ha dato ogni potere e li invia ad ammaestrare tutte le genti insegnando loro ad osservare le sue parole.

Sia dopo la trasfigurazione (17,7) che nell’ultimo incontro (28,18) Gesù si avvicina ai discepoli. Il verbo avvicinarsi richiama l’annuncio e la promessa del vangelo: «Dio con noi» (1,23). Dio si rende presente e si accosta all’uomo nella sua condizione di infermità fisica e spirituale. Gesù si lascia avvicinare da chi è afflitto dall’ignoranza, dalla malattia, dalla sofferenza, dal peccato, dagli avversari ricordando che lui è l’Emmanuel, Dio con noi. 

L’adorazione, segno di riconoscimento del Cristo, convive con il dubbio (28,17) come quello di Pietro mentre cammina sulle acque (14,31). La poca fede caratterizza tutti i discepoli, rappresentati da Pietro. Per Gesù questo non è un motivo per allontanarsi o per punire, ma per confermare la sua fiducia verso di loro. La poca fede dei discepoli e la fiducia di Dio sono il nuovo punto di partenza per la Chiesa nascente. 

Il dubbio è una crepa nelle nostre certezze e presunte perfezioni. Questi spazi d’incertezza sono quelli in cui c’è posto per Dio e senza i quali Lui rimarrebbe fuori dalla nostra vita. L’ossessione per la perfezione è una forma di ateismo pratico.

La Galilea, periferia d’Israele da dove tutto era iniziato e da cui era partita la missione di Gesù, culminata a Gerusalemme con la passione, la morte e la risurrezione, ora diventa il luogo da cui inizia la missione del Risorto insieme ai suoi discepoli rivolta a tutti i popoli. L’evangelista Matteo introduce l’attività missionaria di Gesù con una citazione di compimento tratta dal profeta Isaia che parla della «Galilea delle genti» e della «grande luce» sorta per illuminare «il popolo che abitava nelle tenebre» e «quelli che abitavano in regione e ombra di morte» (4, 12-16). Gesù è erede di Abramo perché egli è la discendenza promessa da Dio al patriarca ma anche la benedizione che dal popolo ebraico deve raggiungere tutti gli altri popoli. Il ritorno in Galilea non è un passo indietro ma è l’inizio di una nuova missione in continuità con quella inaugurata da Gesù. In un primo momento Gesù aveva vietato di andare ai pagani e di concentrarsi alle pecore perdute della casa d’Israele. Dopo la Pasqua questo limite decade e si aprono orizzonti universali. Cosa è cambiato tra il prima e il dopo la Pasqua? L’evento della croce, realizzatosi a Gerusalemme, fa della salvezza promessa un’esperienza concreta e attuale che abilita i discepoli ad andare in tutto il mondo per annunciarla. La morte di Gesù è una ferita aperta nell’animo dei discepoli che si ritrovano anche incompleti e mancanti di un loro fratello. Non solo Gesù viene colpito ma anche i discepoli sono traumatizzati. È lì che si rivela la natura della Chiesa che dal punto di vista umano appare sempre imperfetta e incompleta. Le «pecore disperse della casa d’Israele» sono rappresentati dai discepoli che, radunati dal Pastore, sono inviati a tutti i popoli per fare di essi un unico gregge e un’unica Chiesa. Discepoli di Gesù si diventa attraverso il rito del battesimo e l’ammaestramento che li abilita a mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù che sono illustrati nei cinque grandi discorsi. Il Battesimo è un rito che introduce nel mistero di Dio Trinità. Non si tratta di un concetto da capire ma dell’esperienza di un graduale inserimento e una progressiva appartenenza a Dio il cui nome – non nomi – è Padre, Figlio e Spirito Santo. Il rito del battesimo non è specifico del cristianesimo perché troviamo testimonianze nella tradizione ebraica di cui il Battista è un rappresentante. Il suo significato pre-cristiano è da rintracciare nella scelta di allontanarsi dalla vita precedente per abbracciare una nuova e iniziare un cammino di rinnovamento e conversione. Il Battesimo cristiano richiama la tradizione precedente ma la novità sta nel nome del quale si viene battezzati. È Dio Padre, Figlio e Spirito Santo ad andare incontro agli uomini, ad accoglierli e unirli a sé, partecipando loro il potere dell’amore. La potenza dell’amore, come accade in Dio, fa uscire da sé stessi per donarsi reciprocamente l’uno all’altro. L’insegnamento dei discepoli aiuta i destinatari del vangelo a vivere a pieno l’esperienza del dono gratuito di Dio, assimilarlo facendone il proprio progetto di vita e traducendolo in azione missionaria. Mediante Gesù, Dio Trinità è presente nella storia degli uomini segnata da conflitti laceranti; tale presenza diventa visibile nella missione della Chiesa, anch’essa ferita e non autosufficiente, attraverso la quale ogni uomo è abitato dalla Trinità e al tempo stesso la abita. Come Dio si china sugli uomini per curare i loro traumi, così i discepoli sono nel mondo non per alimentare guerre di quartiere, ma per alleviare le ferite del peccato e trasformarle in esperienza di comunione fraterna. In questa Chiesa ferita, ma curata dalla grazia di Dio, tutti gli uomini possono vedere sé stessi e trovare la risposta all’inquietudine del cuore. La Chiesa allora diventa icona della Trinità, ovvero la sua presenza viva e attiva perché nei suoi limiti è possibile intravedere l’eccedenza dell’amore di Dio che da essi deborda. Questa Chiesa, abitata dalla Trinità è educata ad guardare oltre i propri confini e al di là dei propri limiti. Come accade per Abramo e Sara visitati dalla Trinità e guidati ad uscire dalla loro tenda, che rappresenta il piccolo mondo autoreferenziale nel quale si erano rinchiusi, per diventare fecondi e generativi, così succede a chiunque si lascia raggiungere da Gesù e crede nell’amore che unisce il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.