La gioia è il segno distintivo della santità – Giovedì della II settimana di Pasqua

La gioia è il segno distintivo della santità – Giovedì della II settimana di Pasqua

15 Aprile 2021 0 Di Pasquale Giordano

Giovedì della II settimana di Pasqua

At 5,27-33   Sal 33  

+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 3,31-36

Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.

Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

La gioia è il segno distintivo della santità

Qualcuno, segnalando al Battista che Gesù ha più successo, insinua il dubbio che lui e i suoi discepoli abbiano voluto ingaggiare una competizione. L’evangelista mette in guardia dal pericolo dell’invidia. I discepoli del Battista sono tristi nel veder emergere Gesù la cui fama rischia di mettere in ombra la figura del loro maestro. Ma egli rende testimonianza a Gesù indicandolo come lo sposo e parla di sé come l’amico dello sposo. I discepoli del Battista sono ancora fortemente legati ad un modo di pensare molto terreno che dà adito alle insinuazioni e innesca meccanismi di malumore, tensione, risentimenti. La tristezza nasce dall’invidia mentre il Battista è pieno di gioia perché non vede in Gesù un avversario ma il dono di Dio. Egli non può che gioire alla sua voce perché, finito il tempo dell’attesa, è giunta l’ora delle nozze in cui lo sposo offre il vino della grazia di Dio. 

Il Battista invita a guardare a Gesù, credere nel Figlio di Dio e, come aveva fatto sua Madre a Cana di Galilea rivolgendosi ai servi, a mettere in pratica la Sua parola, ma non in maniera meccanica e senza speranza, ma credendo fermamente che la misura insufficiente delle nostre forze sarà colmata dall’abbondanza della Sua grazia. Le sue non sono parole di uomini, ma parole di Dio attraverso cui agisce lo Spirito Santo. Lui fa di noi i vasi, fragili ma preziosi, dai quali tutti possono attingere l’esperienza dell’amore divino.   

La gioia del cristiano è il frutto dello Spirito di Dio che Gesù crocifisso risorto ci dona. È la gioia dei servi che, obbedendo alla parola di Gesù, mettono in pratica il comandamento dell’amore. Come i servi di Cana di Galilea, che avevano attinto l’acqua diventata vino, sanno bene che Gesù è il vero sposo che dà il vino buono, lodato dall’ignaro maestro di tavola, così chi obbedisce alla parola di Gesù, viene ricolmato di gioia e diventa testimone della grazia che fluisce in abbondanza dal cuore di Dio.

Signore Gesù, Sposo della Chiesa, risorto dai morti come il sole che sorge dal buio della notte, illumina la mia mente i cui ragionamenti sono spesso impigliati ai rovi dell’invidia e della gelosia. La tua Parola vinca la tristezza che attanaglia il mio cuore e apra i miei occhi a contemplare la verità che Dio Padre ama me come ama Te, il suo Figlio unigenito. Tu sei il mio fratello maggiore che mi sveli la bellezza di avere Dio come Padre e mi introduci nella festa del cielo, nella comunione dei Santi, i figli di Dio. Donami la grazia necessaria perché, obbedendo al comandamento dell’amore, possa confermare i miei fratelli nella fede e insieme a loro giungere a godere della gioia senza fine nella vita eterna.