Convinzioni di fede e convenzioni sociali – Martedì della V settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Convinzioni di fede e convenzioni sociali – Martedì della V settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

9 Febbraio 2021 0 Di Pasquale Giordano

Martedì della V settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Gen 1,20-2,4   Sal 8   

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7,1-13) 

Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. 

Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». 

Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:

“Questo popolo mi onora con le labbra,

ma il suo cuore è lontano da me.

Invano mi rendono culto,

insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.

Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». 

E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

Convinzioni di fede e convenzioni sociali

La domanda dei farisei e degli scribi, sedicenti difensori della purezza della religione, rivolta a Gesù circa il motivo per il quale alcuni dei suoi discepoli non rispettano le regole dettate dalla tradizione, è un’occasione per noi di verificare la coerenza dei nostri comportamenti con la fede che professiamo. Le nostre giornate sono caratterizzate da gesti e parole che definiamo rituali come sinonimo di abitudinari. Anche se sono ripetitivi nella forma essi sono portatori di un significato che dipende dalla nostra volontà. Infatti, ciò che comunica ogni nostro singolo gesto e parola è determinato dal tipo di relazione che noi vogliamo instaurare con gli altri. 

La purezza non dipende dalla puntualità e dall’esattezza formale con le quali si compiono i riti, ma dall’intenzione di ricevere e trasmettere il dono della fede. La tradizione è il canale attraverso cui Dio continua a rivelare il suo amore per l’uomo. 

Dio ci ha dato i comandamenti non per imporci una stessa divisa comportamentale, ma per rendere i nostri cuori sempre più vicini al suo in modo da amarci gli uni gli altri come Lui ci ama. Puro è l’uomo che favorisce con la sua umile e ordinaria obbedienza alla volontà di Dio il fluire della sua benedizione verso tutti, soprattutto i più poveri. Impuro è invece colui che con i suoi comportamenti ipocriti, non solo tradisce e rifiuta la parola di Dio, ma, nascondendosi dietro una presunta perfezione, impedisce di fare il bene possibile e di amare come Dio ha comandato. 

Il credente non è un semplice esecutore meccanico delle tradizioni per sentirsi parte di una comunità. È chiamato a renderla sempre più coesa e fraterna attualizzando con creatività le tradizioni rinnovandone la forma per riaffermare il valore originario che il gesto rituale vuole significare. 

Dio continua a parlarci attraverso i riti che caratterizzano le nostre relazioni, da quella amicale fino a giungere a quella sponsale. Purificare queste tradizioni non significa cancellarle, ma convertirle in senso cristiano, ovvero renderle significative perché veicolo dell’amore di Dio.

Signore Gesù, tu che hai parlato in diversi modi nei tempi antichi, fa che ancora oggi la tua parola, toccando le corde più profonde della mia esistenza, sia portatrice di significato per la mia vita. Il tuo comandamento mi aiuti ad illuminare e a dare senso ai miei gesti quotidiani perché non rispondano a semplici convezioni sociali ma nascano da un cuore che cerca insistentemente il contatto col tuo.