L’umiltà è lo spazio che concediamo a Dio nel cuore – Giovedì della III settimana del Tempo ordinario – San Tommaso d’Aquino

L’umiltà è lo spazio che concediamo a Dio nel cuore – Giovedì della III settimana del Tempo ordinario – San Tommaso d’Aquino

28 Gennaio 2021 0 Di Pasquale Giordano

Giovedì della III settimana del Tempo ordinario – San Tommaso d’Aquino

Eb 10,19-25   Sal 23 

+ Dal Vangelo secondo Marco Mc 4,21-25

La lampada viene per essere messa sul candelabro. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».

Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

L’umiltà è lo spazio che concediamo a Dio nel cuore

Ascoltare Gesù significa fare della sua parola la luce che permette di vedere ciò che senza di essa rimarrebbe nascosto nel buio. La Parola di Dio aiuta a conoscere sé stessi come siamo conosciuti da Lui. Gesù sembra dire che attraverso l’ascolto Dio può entrare nel segreto della nostra umanità e illuminarla. A volte ci sono stanze del nostro cuore chiuse ermeticamente e avvolte dall’oblio, dalle quali però escono continuamente le voci che alimentano paure e ansie. 

«Fate attenzione a quello che ascoltate». Attraverso i sensi ciò che è del mondo esterno entra in contatto con il nostro mondo interiore. Evidentemente non tutto può essere accettato così com’è ma s’impone la necessità di un giudizio che distingua ciò che fa bene e quello che nuoce. Da qui l’invito di Gesù a fare attenzione e riconoscere la parola che nutre ed edifica e quella invece che avvelena e causa morte. La misura con la quale misuriamo è quella che usiamo per giudicare il nostro bisogno. La parola di Gesù da una parte permette di riconoscere quelle povertà che ci appartengono e che, senza di essa, ci appaiono colpe di cui vergognarsi e che tendiamo a nascondere nella menzogna, dall’altra parte la fede, che nasce dall’ascolto, ci dispone a sperare nell’aiuto di Dio nella stessa misura in cui siamo consapevoli della nostra mancanza. Quanto più ci riconosciamo bisognosi tanto più riceviamo la grazia di Dio, anzi, anche di più. 

L’umiltà è lo spazio che misuriamo e che concediamo a Dio. C’è una diretta proporzione tra la profondità e l’intimità spirituale e la quantità e qualità della carità che Dio concede la grazia di fare. La fede è la luce che fa leggere gli eventi tragici della vita non come esperienze di fallimento o ingiusta privazione, ma come occasione di ricominciamento e di rinascita. Chi coltiva la fede affronta la crisi, che demolisce qualcosa di noi, come una opportunità per rifondare le proprie scelte di vita su una base più solida che non sia solo il proprio io. 

Signore Gesù, la tua Parola è luce che mi guida alla conoscenza di me. Sai bene che il viaggio più difficile è quello dentro la propria anima soprattutto per esplorare quelle zone volutamente dimenticate e lasciate in ombra, per pigrizia, vergogna o semplice negligenza. Tu mi cerchi non fuori ma dentro di me perché io possa trovarti come fratello, amico e medico tra i cumuli di macerie dei fallimenti, dei sensi di colpa e risentimenti. Grazie perché mi aiuti ad accettarmi e amarmi anche nei miei limiti e nelle mie povertà fai nascere il desiderio di guarigione, di riscatto e di rinascita. La tua parola mi riconcilia con me stesso e accende in me la speranza di riconciliarmi con Te e con i miei fratelli.