Maria, pellegrina e serva della gioia – Feria propria del 21 Dicembre

Maria, pellegrina e serva della gioia – Feria propria del 21 Dicembre

21 Dicembre 2020 0 Di Pasquale Giordano

Feria propria del 21 Dicembre

Cant 2,8-14   Sal 32 

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,39-45) 

A cosa devo che la madre del mio Signore venga a me?

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 

Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.

Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Maria, pellegrina e serva della gioia

Maria, superato il turbamento iniziale dopo l’annuncio dell’angelo, si fa pellegrina e va a trovare l’anziana cugina Elisabetta, anche lei in attesa. Il passo veloce di Maria traduce plasticamente la spinta interiore che la anima: la gioia di essere madre! La fanciulla di Nazaret non vive la sua maternità in maniera intimistica, ma esce di casa e intraprende un viaggio scomodo per trasmettere la gioia che ha nel cuore in quanto portatrice della parola di Dio. Al suo saluto Giovanni sussulta di gioia nel grembo della madre Elisabetta. La presenza invisibile di Dio, ma udibile attraverso la voce di Maria, porta la gioia, segno che lo Spirito Santo è all’opera. La gioia del bambino contagia Elisabetta, che fino a quel momento si era tenuta nascosta vivendo in modo intimistico la sua maternità. Ora il sussulto del figlio nel grembo le rivela il motivo della vera gioia: Dio è in mezzo a noi! Elisabetta interpreta la gioia che dovrebbe caratterizzarci come cristiani così come Maria lo spirito di servizio se si è abitati da Dio.  

 Maria, pellegrina della gioia, vorrei imparare da te a non trattenere per me i doni ricevuti, aiutami a non confondere la felicità con l’allegria, insegnami i passi della tua danza, quella con la quale hai portato il vangelo, il tuo Figlio Gesù, coinvolgendo nella festa anche la tua anziana cugina. Che in questo Natale, come anche in tutti quelli che seguiranno, io possa riconoscere la presenza di Gesù, custodito nel grembo della Chiesa, ma anche manifestato nella voce di chi ama e si fa servo della gioia di ogni persona. 

La Parola cambia la vita

La nostra società è spesso attraversata da un cupo pessimismo, dovuto a tristi vicende personali e collettive. Spesso non si intravede la luce in fondo al tunnel. Come credenti, ci facciamo portatori di speranza e ci adoperiamo per rimuovere, nei limiti del possibile, gli ostacoli che provocano sofferenza?