Combattere la fretta del giudizio per coltivare la pazienza della cura – Sabato della XXIX settimana del Tempo Ordinario

Combattere la fretta del giudizio per coltivare la pazienza della cura – Sabato della XXIX settimana del Tempo Ordinario

24 Ottobre 2020 0 Di Pasquale Giordano

Sabato della XXIX settimana del Tempo Ordinario(Anno pari)

Ef 4,7-16   Sal 121   

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 13,1-9

Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.

In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Combattere la fretta del giudizio per coltivare la pazienza della cura

La tragica sorte dei Galilei uccisi da Pilato e quella delle diciotto persone morte sotto la torre di Siloe suscita il drammatico interrogativo sulla colpevolezza di quella povera gente. Gesù precisa con chiarezza che Dio non è vendicativo e non punisce con la morte, ma gli eventi dolorosi della vita ci richiamano alla necessità di convertirci per non perire. La morte non è causata da qualcuno o qualcosa, ma è una realtà che ci appartiene e della quale noi possiamo decidere se farne un mezzo di condanna o uno strumento di salvezza. 

La conversione significa innanzitutto passare da un modo di pensare che investiga per scoprire il colpevole e la colpa, al ricercare in tutto, anche nelle crisi, la parola di Dio che indica la via per affrontare i problemi in maniera efficace e vivere la sofferenza come un’occasione di crescita.

Il nostro modo di pensare lo proiettiamo su Dio che d’istinto identificheremmo con il padrone della vigna che aveva piantato un albero di fichi. Naturalmente ci si aspetta i frutti e se questi nel tempo non arrivano monta la rabbia del padrone e la sua decisione di eliminare l’albero. In realtà Dio è da riconoscere nel vignaiolo che non si preoccupa tanto della produzione dei frutti ma della cura che può continuare ad offrire perché l’albero sia fruttifero. 

Gesù ci chiede di convertire il cuore armonizzando la nostra mente a quella di Dio che non guarda i meriti o le colpe ma il bisogno di ciascuna creatura perché possa crescere, maturare e portare frutti di bene. 

Le difficoltà possono renderci sterili e noi stessi corriamo il rischio che la rabbia per la mancanza di risultati si trasformi in disperazione e senso di fallimento. Invece Gesù ci chiede che nel tempo della sterilità o dell’aridità non si prendano decisioni drastiche ma si continui a prendersi cura di sé, a lasciarsi amare, per trovare la forza e il modo per portare frutti di carità.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!