Evangelizzare è opera di misericordia – Lunedì della XXII settimana del Tempo Ordinario

Evangelizzare è opera di misericordia – Lunedì della XXII settimana del Tempo Ordinario

31 Agosto 2020 0 Di Pasquale Giordano

Lunedì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

1Cor 2,1-5   Sal 118  

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 4,16-30

Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio… Nessun profeta è bene accetto nella sua patria.

In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

«Lo Spirito del Signore è sopra di me;

per questo mi ha consacrato con l’unzione

e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,

a proclamare ai prigionieri la liberazione

e ai ciechi la vista;

a rimettere in libertà gli oppressi,

a proclamare l’anno di grazia del Signore».

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Evangelizzare è opera di misericordia

Il programma di vita di Gesù è riassunto nelle parole del profeta Isaia che proclama nella sinagoga di Nazaret dinanzi ad una platea di parenti, amici e conoscenti i quali sono disposti ad ascoltare tutto tranne che essere annoverati tra i poveri, gli oppressi o i carcerati. Gesù sente rivolte a sé quelle parole profetiche: egli è il consacrato di Dio, cioè colui che, “impregnato” di Spirito Santo, gli appartiene totalmente ed è perciò inviato agli uomini per evangelizzare. Quell’uomo allevato tra i vicoli del piccolo villaggio di Nazaret non ha fatto le scuole alte. È cresciuto all’ombra di Giuseppe del quale in un primo momento aveva continuato il mestiere, molto probabilmente. Eppure, lontano dai centri del culto e della cultura, ma mettendo al centro della sua formazione spirituale e umana la Parola di Dio ascoltata e studiata in sinagoga e meditata e vissuta nella vita ordinaria condotta a Nazaret, ha assimilato quella sapienza la cui bellezza affascina. È giunto il momento di uscire allo scoperto e portare ovunque la parola di vita, il vangelo che salva. Non si tratta di offrire insegnamenti astratti, ma di portare nel mondo la Parola che sana e libera. Gesù è la Parola di Dio che dona gioia ai poveri, luce ai ciechi, libertà agli schiavi, dignità agli oppressi, consolazione e speranza agli sfiduciati. La Parola di Dio è innanzitutto opera di misericordia e carità in azione, prima ancora che linguaggio verbale. Il luogo in cui risuona il vangelo, e ancora di più dove si compie e diventa storia, non sono le aule accademiche o i circoli in cui si parla di Dio, tuttavia senza incontrarlo, ma in quei templi resi sacri dalla povertà e dal dolore. In questi santuari Dio giunge con la delicatezza della rugiada che ristora l’affaticato e della luce dell’alba che sveglia. 

Tutti i luoghi di sofferenza sono visitati da Dio, ma non tutti lo accolgono. Prima di accogliere la salvezza bisogna accettarsi come bisognosi di salvezza senza avere vergogna di riconoscersi mancanti, ciechi, schiavi e dipendenti dal male. Se le aspettative mondane occupano tutto il posto del nostro cuore non ci sarà lo spazio per la grazia di Dio. 

Il rifiuto e la persecuzione riservata a Gesù dai Nazaretani non sono motivo di rinnegamento della sua gente. Se ad essi Gesù non concede alcun miracolo, tuttavia egli continua a percorrere la sua strada che lo porterà fino alla croce da dove effonderà per tutti, soprattutto i peccatori, lo Spirito Santo. Così ogni cristiano è chiamato a lasciarsi evangelizzare per essere sanato nel cuore e ad evangelizzare, cioè a portare il dono della misericordia a tutti, soprattutto a coloro che oppongono rifiuto e resistenza. Nessuna violenza può fermare l’azione dello Spirito, la missione dell’Amore.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!