Mi prendo cura di te! – Santa Monica

Mi prendo cura di te! – Santa Monica

27 Agosto 2020 0 Di Pasquale Giordano

Santa Monica

1Cor 1,1-9   Sal 144  

+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 24,42-51

Tenetevi pronti.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 

«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni. 

Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».

Mi prendo cura di te!

L’immagine del padrone di casa che è sempre vigile, soprattutto la notte, per respingere il ladro suggerisce l’idea della necessità di essere attenti per custodire e proteggere ciò che ci sta a cuore. La paura di perdere qualcosa d’importante attiva le forme di difesa contro il male o ciò che può arrecarci sofferenza. La fede, quando è vera sebbene imperfetta, è vissuta anche come paura di perdere il rapporto con Dio e, con esso, anche la speranza.

Le immagini del servo, sia quello fedele e prudente sia il malvagio, completano l’icona precedente. La responsabilità di custodire i beni della casa è affidata al servo che non è il padrone ma è chiamato a renderlo presente agendo con la stessa attenzione con la quale ha vigilato sui suoi averi. Il servo fedele e prudente nel prendersi cura dei colleghi non pensa al suo tornaconto ma si preoccupa di rendere concreta l’amorevolezza e l’attenzione propria del padrone che considera i suoi servi come il tesoro più prezioso da custodire. 

Il modo migliore per difendersi dal maligno consiste nel prendersi cura dei fratelli considerandoli come il bene più prezioso e la comunione con loro il fine principale del proprio operato. Per quanto limitati siamo, abbiamo ricevuto un potere che spetta a noi decidere come utilizzare e per quale fine. Come nella parabola, anche nella storia, ci vengono presentati due modelli: il servo fedele e prudente e quello malvagio. Il primo nella sua missione si lascia ispirare dal padrone di casa e, attraverso il suo ministero, dice ai fratelli: mi state a cuore! Il secondo, invece, nei fatti afferma: «Me ne frego!».

La fedeltà e la prudenza si misurano in un ampio lasso di tempo nel quale l’assenza prolungata del padrone pesa. Quando le prove della vita ci insidiano e ci concentriamo su di esse temendo persino di perdere la vita, può calare l’attesa e il desiderio dell’incontro col Signore e anche la premurosa attenzione verso i fratelli. Il «menefreghismo» non è una caratteristica innata, ma la conseguenza di traumi interiori non curati con la carità. 

Prima che le ferite infettino il cuore e si spenga il lume della ragione è necessario lasciarsi curare dalla terapia dell’amore per risvegliare la speranza. 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!