La vetta della giustizia è la riconciliazione – Lunedì della XI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

La vetta della giustizia è la riconciliazione – Lunedì della XI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

15 Giugno 2020 0 Di Pasquale Giordano

Lunedì della XI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

1Re 21,1-16   Sal 5   

+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,38-42)

Io vi dico di non opporvi al malvagio.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 

«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 

E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 

Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».

La vetta della giustizia è la riconciliazione

Basta poco per aprire un contenzioso, per accendere una lite, come una scintilla che dà fuoco alla polvere da sparo e che fa scoppiare la bomba. La classica goccia che fa traboccare il vaso, che è già colmo, è solo l’occasione che rivela la tensione tra due persone o meglio, il male di cui si ha pieno il cuore. Malvagio non è solamente colui che fa del male, ma anche quella persona che trattiene dentro di sé il male, anche quello subìto, fino al punto di rispondere a colui che lo ha offeso nella stessa maniera. 

Le parole di Gesù indicano un modo col quale far defluire la rabbia, provocata da una umiliazione o una ingiustizia, in modo da non esserne colmi. Si dice che la rabbia acceca; infatti, chi fa un cammino di fede con Gesù mantiene il suo sguardo fisso su di lui per vedere nella sua umiliazione fino alla morte la giustizia di Dio in atto. La rabbia per una ingiustizia o la tristezza per la perdita di qualcosa o il giudizio severo contro il fratello distolgono il nostro sguardo da Gesù e dalla giustizia di Dio per rivolgerlo verso noi stessi concentrandoci sulle ferite provocate dal male ricevuto. 

Il porgere l’altra guancia, il lasciare anche il mantello e fare più di quanto ci costringono a fare è un modo per ristabilire il contatto visivo col Signore Gesù crocifisso. Il suo amore per me malvagio mi rivela il vero ordine delle cose al cui vertice non c’è la soddisfazione della pena per il male commesso, ma la riconciliazione. 

Non c’è offesa peggiore di quella che io faccio a me stesso quando rinnego la mia fraternità, quando rinuncio al perdono per un pugno di polvere – perché questo sono i beni materiali che posseggo – quando mi irrigidisco su questioni di principio.

Mantenendo lo sguardo su Gesù crocifisso nel malvagio, con cui chiudere subito i conti in maniera sbrigativa, riesco a vedere me stesso, povero, bisognoso di amorevolezza e soprattutto di una relazione fraterna e una comunicazione serena che permette di gestire il malessere che interiormente deforma la bellissima creatura che ciascuno è, così come è uscita dalle mani di Dio.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!