Figlio dell’uomo si nasce e Figlio di Dio si diventa – San Bonifacio

Figlio dell’uomo si nasce e Figlio di Dio si diventa – San Bonifacio

5 Giugno 2020 0 Di Pasquale Giordano

San Bonifacio

2Tm 3,10-16   Sal 118  

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12,35-37)

Come mai dicono che il Cristo è figlio di Davide?

In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo: 

“Disse il Signore al mio Signore: 

Siedi alla mia destra, 

finché io ponga i tuoi nemici 

sotto i tuoi piedi”.

Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?». 

E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.

Figlio dell’uomo si nasce e Figlio di Dio si diventa

In un clima di forti tensioni sociali, e di crisi a più livelli, si avverte maggiormente il senso della saturazione o del compimento e del fatto che si stia andando verso una sorta di battaglia finale, di resa dei conti, culmine di un processo, ovvero verso un punto di non ritorno. In questo contesto sociologico, culturale, politico e religioso si moltiplicano anche le attese messianiche, cioè le speranze di un intervento decisivo che capovolga le strutture sulle quali si poggiano ingiustizie, sperequazioni, disuguaglianze, povertà e si pongano le basi per un mondo nuovo. Nella storia si sono alternati personaggi che si sono imposti per le loro capacità o la loro spregiudicatezza, hanno raccolto attorno a sé un consenso, hanno raggiunto dei posti di comando, hanno determinato il destino di popoli, ma tutti sono passati e, con loro, anche quello che avevano realizzato. 

All’epoca di Gesù non mancavano movimenti che univano ansia di riscatto sociale e zelo religioso di stampo nazionalistico. Alcuni di essi erano convinti dell’imminente intervento di Dio attraverso una figura messianica che avrebbe ristabilito il regno di Davide. Gran parte di queste attese mischiavano in maniera confusa promesse profetiche, che inducevano a sperare nell’aiuto di Dio, e ideali incarnati, guarda caso, dal potente di turno che si voleva eliminare, del quale si detestavano le sue ingiustizie ma al contempo si ammirava soprattutto la gestione del potere autoreferenziale e praticamente ateo. Ma non mancavano anche i movimenti più spirituali che coltivavano l’aspettativa di un evento che non avrebbe cambiato gli scenari politici, ma il proprio mondo interiore. L’ispirazione divina di tali movimenti fa maturare la consapevolezza di non poter rivoluzionare la realtà esterna in cui si vive, ma la prospettiva personale con cui si affronta il mondo. Pur immersi nella notte della prova lo Spirito fa intravedere oltre il buio e attraverso le tenebre la speranza di incontrare la luce. 

Mosso da questa speranza a Gerico il figlio di Timeo, il cieco Bartimeo, chiama Gesù Nazareno «Figlio di Davide». Nonostante molti lo rimproverino per farlo tacere lui grida ancora più forte fin quando Gesù si ferma e lo fa chiamare ed egli, lasciando tutto quello che possedeva, gli va incontro e gli chiede di vedere di nuovo. Riacquistata la vista diventa discepolo di Gesù seguendolo a Gerusalemme. 

Insegnando nel tempio Gesù riprende il nome con il quale Bartimeo lo aveva chiamato – figlio di Davide – e sottolinea che esso è il titolo che aiuta a capire chi sia il Cristo, il Messia atteso. In definitiva la domanda si pone in questi termini: chi è il Cristo promesso da Dio? Quali caratteristiche avrà il Messia per essere riconosciuto come il Cristo di Dio? Gli scribi affermano che sarà figlio di Davide ma nel Salmo 110, la cui composizione la tradizione attribuisce al re stesso, egli parla del Cristo chiamandolo Signore, cioè Dio. Davide aveva profetizzato nel salmo che il Signore Dio sarebbe venuto a instaurare il suo regno con la potenza. La storia d’Israele ha dimostrato che tutti i regnanti che, posti da Dio per guidare il suo popolo, si erano allontanati da Lui disobbedendo alla sua parola, hanno causato disastri. Pur presentandosi come inviati di Dio hanno tradito la sua missione e hanno consegnato alla distruzione la nazione.

La prima caratteristica del Messia è l’umiltà e l’obbedienza a Dio che è anche la peculiarità propria del re, di cui Davide rappresenta l’esempio più alto. L’obbedienza consiste nell’ascoltare il comando di Dio e nel metterlo in pratica. Davide non è scelto come re per le sue capacità, ma per la sua piccolezza e l’umiltà del cuore. Ciò che fa di Gesù il Cristo e Signore non è l’autorità fondata sulla violenza, ma la gloria che riceve dal Padre quando lo ama con tutto se stesso e quando ama il prossimo come se stesso. Signore non è colui che si pone al di sopra degli altri e persino contro Dio ma quell’uomo che, mettendo in pratica il comando di Dio, risponde al suo amore facendosi servo dei fratelli. 

Il cristiano è nel mondo un altro Cristo, Signore perché figlio di Dio e servo perché fratello degli uomini. Egli non lotta contro qualcuno ma a favore di Dio e per la sua giustizia. Cristo Gesù non è venuto a spodestare i potenti dai troni, perché essi stessi lo fanno facendosi la guerra tra loro, ma viene a rovesciare la scala dei valori mondani che pone in cima il potere e il piacere egoistico e in fondo il sacrificio e l’amore al prossimo, per instaurare il regno del Padre che ha come regola fondamentale la misericordia e la giustizia.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!