Lo Spirito Santo insegna ai figli la lingua del Padre perché siano fratelli

Lo Spirito Santo insegna ai figli la lingua del Padre perché siano fratelli

9 Giugno 2019 Off Di Pasquale Giordano

Lo Spirito Santo insegna ai figli la lingua del Padre perché siano fratelli –  DOMENICA DI PENTECOSTE– MESSA DEL GIORNO (ANNO C)

At 2,1-11   Sal 103   Rm 8,8-17

 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni(Gv 14,15-16.23-26)

Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa.

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

 

Se mi amate … il Padre vi darà il Paràclito… Se uno mi ama … il Padre lo amerà. La liturgia della solennità di Pentecoste ci ripropone un brano che abbiamo già meditato nella VI domenica di Pasqua.

L’amore che Gesù chiede è un atto di fiducia nei suoi confronti, l’essere davanti a Lui con una disposizione di apertura e accoglienza per una sana comunicazione, la stessa che intercorre tra il Padre e il Figlio.

Ci sono vari modi di essere in relazione, non tutti sono efficaci, ci sono vari modi di essere insieme, ma non tutti significano essere uniti. Infatti si può essere in uno stesso “luogo”, che può essere la Chiesa, la famiglia, un gruppo, un’associazione, ma essere semplicemente l’uno dietro l’altro quando la relazione è intesa come rispetto di un ordine gerarchico; l’uno affianco all’altro come gli elementi di una catena di montaggio quando lega solamente un interesse comune nel fare una determinata cosa; ancora si può essere l’uno contro l’altro considerandosi coinvolti in una continua sfida o competizione. Lo Spirito Santo, l’aiuto che viene da Dio, ci permette veramente di amare Lui e il prossimo ponendoci nei loro confronti come presenza accogliente. Essere alla presenza di Dio si traduce nella capacità di farci presente nella vita dei fratelli come un dono per loro, nello stesso modo in cui Dio è presente nella nostra esistenza come aiuto necessario e gratuito.

La missione storica di Gesù è stata quella di preparare, di predisporre il cuore dell’uomo ad accogliere lo Spirito Santo. Chi ascolta la parola di Gesù già inizia a fare spazio dentro di sé al Padre. In questo senso la parola di Gesù ha un effetto purificante. Lo dice lui stesso a Pietro che non voleva farsi lavare i piedi: “Voi siete già puri per la parola che vi ho annunciato”; tuttavia questa purificazione doveva essere compiuta con il sacrificio sulla croce e il dono dello Spirito Santo. Ecco perché la Pasqua ha il suo compimento nella Pentecoste che è descritta come l’evento nel quale Dio scrive col fuoco la sua parola nel cuore dei discepoli. Pentecoste è l’azione di Dio di vergare la sua lettera d’amore nell’intimo dell’uomo che si fa docile all’azione dello Spirito. La Parola di Dio è comprensibile a tutti perché non impone un ordine gerarchico, non mette l’uno in competizione con l’altro, non aduna come fossimo una massa anonima pronta ad eseguire ordini, ma ci pone l’uno alla presenza dell’altro come i fratelli attorno alla mensa domestica preparata dal Padre.

Lo Spirito di Dio, come dice san Paolo, ci guida, ci orienta verso il Padre. Egli solleva lo sguardo dal nostro io verso Dio, orienta l’ascolto verso la sorgente della parola di Vita, ci fa attenti al suono familiare della voce che ci chiama per nome. Sicché il Signore non è distante, non è dall’altra parte del muro che costruiamo per proteggerci, ma diventa significativo nella nostra vita perché ci segna dentro, ci plasma, ci dà la forma di figlio.

L’ascolto della Parola di Dio ci predispone alla relazione giusta con Lui, ci colloca cioè nella posizione propria dei figli, non dei servi. Lo Spirito, accolto nel cuore, nella sede ideale dei progetti, dei pensieri, dei desideri, ci rende casa accogliente di Dio e dei fratelli. Tutto il nostro essere, che si manifesta nel modo di approcciare gli altri, di guardarli, di parlare con loro e i gesti che compiamo, dice che Dio ci abita, è presente in noi.

Lo Spirito Santo, il Paraclito, non è colui che s’impossessa di noi e c’intima dal di dentro cosa fare come se fossimo macchine programmate. Egli è l’ospite dolce che delicatamente orienta le nostre facoltà interiori, verso il bene, rispettando a pieno la nostra libertà. Quando lo Spirito Santo abita stabilmente in noi, cioè quando la relazione con Dio non è occasionale, ma solida e consistente, allora avviene una trasformazione interiore tale che la nativa tendenza al male si muta in intuito e creatività nel bene.

Lo Spirito ci abilita ad ascoltare lingua natia, la lingua della nostra patria celeste, che è Dio Padre, ma ci insegna anche a parlarla annunciando con la vita le meraviglie di Dio.

 

Auguro a tutti una serena domenica e vi benedico di cuore!