La fede è desiderare la salvezza senza cercare facili soluzioni – Martedì della IV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

La fede è desiderare la salvezza senza cercare facili soluzioni – Martedì della IV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

1 Febbraio 2022 0 Di Pasquale Giordano

Martedì della IV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

2Sam 18,9-10.14.24-25.30;19,1-4   Sal 85  

+ Dal Vangelo secondo Marco Mc 5,21-43

Fanciulla, io ti dico: Alzati!

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.

E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».

Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.

Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

La fede è desiderare la salvezza senza cercare facili soluzioni

L’evangelista intreccia la storia di due donne, la prima affetta da dodici anni da una malattia invalidante e la seconda, una fanciulla che muore a dodici anni. Ciò che non erano riusciti a fare i medici, pagati profumatamente, lo opera Gesù. La guarigione avviene non in seguito ad una richiesta ma grazie alla fede della donna certa che sarebbe stata sanata da Gesù se fosse riuscita a toccare anche solo il lembo del suo mantello. La speranza non è riposta in qualche sua operazione ma nella persona stessa di Gesù con il quale desidera entrare in contatto anche solamente sfiorandolo. La fede della donna emorroissa la induce a non rassegnarsi al processo mortifero della malattia, ma a fare di tutto per entrare in comunicazione con Gesù. Nell’atteggiamento della donna non c’è nulla della platealità disperata che invece si riscontra nella supplica di Giàiro. Forse quel capo della sinagoga voleva far leva sulla sua autorità che riconosce anche a Gesù; infatti, gli chiede esplicitamente di imporre le mani sulla figlioletta moribonda per essere salvata dalla morte. La speranza di Giàiro è legata al tempo contro il quale si lotta e la sua fede è messa a dura prova quando riceve la notizia che la morte è giunta prima di loro. Gesù forse ha perso tempo? Il tempo «perso» è in realtà un tempo prezioso per sostenere la fede di fronte alla morte. Era necessario che Giàiro ascoltasse la verità pronunciata dalla donna guarita per sperare nella salvezza non solo dalla morte, ma attraverso la morte. La testimonianza della donna guarita ha la funzione di purificare la fede del papà della fanciulla perché sia pronto a cogliere nella sua risurrezione la salvezza che Gesù è venuto a portare. La donna emorroissa è simbolo del discepolo di Gesù che non si lascia vincere dallo scoraggiamento e dalla rassegnazione ma lo segue per entrare in contatto con Lui e per ricevere quella forza che risana e perdona. Giàiro incarna colui che chiede l’aiuto di Dio ma che rischia arrendersi davanti al fallimento. Ma è proprio in questi frangenti drammatici che dobbiamo fidarci della parola di Gesù riponendo ogni speranza in Lui anche a costo di essere derisi o insultati. Facilmente possiamo confondere il sonno con la morte. Il sonno, per certi versi significa rifugiarci nella morte, preferendo arrenderci piuttosto che lottare e andare controcorrente, come invece ha fatto la donna emorroissa.  Non dobbiamo abbandonarci rassegnati nelle braccia della morte come se fosse un destino ineluttabile, ma affidarci alla parola di Dio che ci prende per mano per rialzarci dopo ogni caduta e proseguire con Lui il cammino della vita.

Signore Gesù, la tua parola purifichi la mia fede, sostenga la mia speranza e orienti il mio desiderio verso di Te. Fa che non mi arrenda davanti alle prove della vita e, nonostante tutto, continui a cercare la salvezza e non semplicemente soluzioni. Insegnami a pregare per essere in contatto sempre più intimo con Te in modo da comunicarmi il tuo Spirito di fortezza e di coraggio. La tua parola mi tocchi il cuore restituendogli sapienza e forza. Liberami dal sonno della morte in cui mi rifugio per non lottare contro il peccato e per non affrontare in faccia il fallimento. Tu che entri nella casa del dolore e ti fai prossimo a chi soffre, rendimi partecipe dell’amore del Padre che non ti ha abbandonato nella morte ma ti ha risuscitato perché tu fossi il Buon Pastore che guida il suo gregge ai pascoli della vita eterna.