La verità è coerenza tra fede professata e carità praticata – Sabato della X settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

La verità è coerenza tra fede professata e carità praticata – Sabato della X settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

12 Giugno 2025 0 Di Pasquale Giordano

Sabato della X settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
2Cor 5,14-21 Sal 102

O Dio, sorgente di ogni bene,
ispiraci propositi giusti e santi
e donaci il tuo aiuto,
perché possiamo attuarli nella nostra vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 2Cor 5,14-21
Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore.

Fratelli, l’amore del Cristo ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro.
Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.

L’incontro con Cristo che sconvolge e rinnova la vita
Alcuni accusano Paolo di essere un folle, quasi un posseduto o invasato. Questa stessa accusa è stata mossa a Gesù. L’Apostolo con una certa vena ironica ribatte che è vero, è posseduto, non da uno spirito impuro che l’ha reso stolto, ma dall’amore di Cristo che fa di lui una nuova creatura. Gesù non è morto come un eroe che ha sacrificato sé stesso compiendo un gesto estremo autoreferenziale perché basato sulla sua volontà salvifica. Paolo sottolinea il valore universale della morte di Gesù perché ha offerto la sua vita per tutti, cattivi e buoni. Gesù è morto per la riconciliazione e la vita di tutti gli uomini, senza distinzione di meriti. Perciò a tutti è offerta la possibilità di unirsi alla sua morte per partecipare anche alla sua vita risorta. La risurrezione è la pienezza della novità di vita che si è realizzata grazie al suo sacrificio sulla croce. La novità di vita del cristiano si rivela nell’offrire la sua vita per Dio a vantaggio di tutti gli uomini. L’uomo vecchio che vive per sé stesso va incontro alla morte alla quale affida l’ultima parola della sua esistenza. Mentre chi risponde all’amore di Dio per lui con la vita donata per Dio permette che si realizzi la promessa di vita eterna. Paolo, condivide la sua esperienza di uomo amato e perdonato, salvato, redento, morto al peccato e risuscitato per diventare una creatura sempre nuova, ovvero ad immagine e somiglianza di Cristo. Questa esperienza di fede determina il modo di vedere, giudicare e agire. Paolo stesso allude alla conoscenza di Gesù prima d’incontrarlo personalmente. Quell’incontro ha segnato la morte di Saulo, che ragionava secondo la carne, che si arrogava il diritto di perseguitare i cristiani, e la nascita di Paolo, il quale vede, giudica e agisce alla luce della Parola che gli illumina la mente e il cuore. L’incontro sconvolgente non è avvenuto una volta per tutte ma si è rinnovato ogni volta che, gustando il sapore amaro del fallimento, ha aperto il cuore ad accogliere la persona di Gesù le cui sembianze erano quelle dei fratelli e delle sorelle che Dio ha messo sulla sua strada e lui sulla loro.
La nuova creatura, testimone e ambasciatore della riconciliazione di Dio
S. Paolo sottolinea l’opera della grazia con la quale Dio, mediante il sacrificio di Gesù sulla croce, ha riconciliato tutti gli uomini con sé. In quest’opera Dio coinvolge anche gli uomini redenti i quali, sperimentata la forza della misericordia che fa di chi è perdonato una nuova creatura, diventano ambasciatori della riconciliazione. Il cuore ferito dal peccato e sanato dalla grazia genera parole e gesti medianti i quali risuona l’appello di Dio rivolto a tutti di lasciarsi riconciliare con Lui.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,33-37)
Io vi dico: non giurate affatto.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno».

La verità è coerenza tra fede professata e carità praticata
Il tema del giuramento chiama in causa la verità intesa sia come oggetto di un impegno personale sia come testimonianza di essa davanti agli altri. La verità non è la visione individuale delle cose, un punto di vista o, peggio ancora, un’opinione, ma è qualcosa, realizzata la quale, si diventa persone autentiche. La verità si pratica prima di proclamarla e se non c’è consequenzialità tra la proclamazione e la predicazione si è falsi. Quando c’è coerenza tra ciò che si vive e quello che si dice allora si testimonia la verità davanti agli altri, cioè la si indica come un punto di riferimento a cui tutti tendono. La verità, che nel linguaggio biblico è ciò che è a fondamento di tutto, è l’amore di Dio, meglio diremmo Dio-amore. Egli è la verità perché è trasparente e coerente.
Dio mette in gioco sé stesso nel rapporto con l’uomo e conferma la sua parola con azioni che ne rivelano l’affidabilità, la fedeltà e la coerenza.
Così deve avvenire per l’uomo che è chiamato a far seguire ai proclami a parole scelte conseguenti e fatti coerenti che ne confermano la verità.
Fare la verità significa confermare con la vita il sì a Dio e il no al peccato. Infatti, non si possono servire due padroni, dice Gesù. La professione di fede fatta a parole deve trovare riscontro nella vita in cui ogni giorno siamo chiamati a fare la scelta di adesione a Dio e rigetto del peccato.

Preghiamo
Signore Gesù, l’amen di Dio, tu sei il sigillo del giuramento di fedeltà dello Sposo divino alla Chiesa, sua sposa. Tu sei la Verità perché tutto ha origine da te e per il tuo amore ogni cosa sussiste. Donami il tuo Spirito perché tu sia per me sempre modello da imitare e guida da seguire. La giustizia sia la bussola per le mie scelte quotidiane nelle quali il mio io non prevarichi sui diritti altrui e la mia sia sempre una parola di verità che risollevi i fratelli peccatori dalle loro cadute. Aiutami a trasformare il giudizio in parola di conforto e consolazione e a ricercare sempre la comunione e la riconciliazione, mortificando la gelosia e l’invidia. Nei conflitti ispira nel mio cuore sentimenti di pietà e il desiderio della pace.