Sforzi intelligenti e fatiche inutili – Mercoledì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Sforzi intelligenti e fatiche inutili – Mercoledì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

28 Ottobre 2025 0 Di Pasquale Giordano

Mercoledì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Rm 8,26-30 Sal 12

Dio onnipotente ed eterno,
accresci in noi la fede, la speranza e la carità,
e perché possiamo ottenere ciò che prometti,
fa’ che amiamo ciò che comandi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Rm 8,26-30
Tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio.

Fratelli, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.
Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati.

Lo Spirito della preghiera
Come i bambini infanti che non sanno parlare anche noi, dice s. Paolo, non sappiamo esprimere a parole quello che portiamo nel cuore. Avvertiamo un malessere ma non siamo capaci di supplicare. La debolezza di fondo è la difficoltà a collegare mente e cuore, intelletto e volontà. Sappiamo ciò che è giusto ma non è detto che riusciamo a fare la giustizia. Lo Spirito santo è il Paràclito che ci prende sotto la sua protezione e intercede per noi. I nostri lamenti, fatti di grida e lacrime, diventano, per la potenza dello Spirito, la preghiera di Gesù sulla croce. Egli, mosso dallo Spirito, intercede per i peccatori al fine di riconciliarli col Padre.
Chiamati alla santità
Gesù ci ha rivelato che Dio è Padre e, come tale, genera continuamente alla vita i suoi figli. Ha anche rivelato che egli è Dio e che è Figlio. Non due dei ma un unico Dio, perché l’amore unisce le persone senza fonderle o annullarne le differenze. L’Amore che unisce è pure una persona divina, lo Spirito Santo, mediante il quale Il Padre ama il Figlio e viceversa. Questo amore non è esclusivo ma eccede, trabocca, generando vita. L’uomo riceve la vita dall’amore straripante di Dio che invade i nostri cuori attraverso lo Spirito Santo. È lui l’artefice divino della nostra vita spirituale, Colui che ci fa figli nel Figlio, Gesù Cristo. Come l’amore del Padre verso il Figlio è da sempre e per sempre, così lo è per coloro che accettano l’adozione a figli mediante il battesimo. Dunque, qual è la vocazione dell’uomo, ovvero qual è il suo vero bene, ciò a cui tende la sua vita? Essere conforme a Gesù. In definitiva, essere cristiano significa lasciarsi plasmare dalla grazia di Dio affinché la santità di Dio risplenda nella vita quotidiana dei suoi figli e l’amore con i quali li ama diventi il profumo che annulla la puzza della corruzione del peccato.

Dal Vangelo secondo Luca Lc 13,22-30
Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio.

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Sforzi intelligenti e fatiche inutili
La domanda rivolta a Gesù risente dell’idea che la salvezza sia un traguardo da raggiungere e che, come avviene per le corse, sono pochi coloro che la portano a termine mentre molti sono quelli che si perdono per strada. In realtà Gesù è venuto perché tutti possano giungere alla salvezza la cui porta di accesso è la croce. Essa è stretta perché richiede la disponibilità a lasciare tutto per il Tutto. Lo sforzo a cui allude Gesù non sono i sacrifici che possiamo sostenere ma che alla fin fine li facciamo per noi stessi. Si tratta invece di impegnarsi a cambiare mentalità ed entrare nella logica dell’amore che trova in Gesù l’unico modello da imitare. La parabola racconta la triste sorpresa di chi alla fine rimarrà escluso dalla vita non perché vittima di un’ingiustizia ma in quanto unico artefice del suo fallimento causato dalla sua presunzione di salvarsi da solo e da sé. Il momento del giudizio rivelerà la verità del modo con il quale durante la vita abbiamo trattato il «padrone di casa». Infatti, la sofferenza subita dal Signore di vedersi trattato come un estraneo sarà vissuta nel medesimo modo da chi ha tenuto la porta del cuore chiusa alla sua Parola sebbene abbia rispettato formalmente tutti i comandamenti. Questo è il rischio di chi nasconde dietro una buona condotta pensieri egoistici e narcisisti. La barriera del pregiudizio e dell’abitudine a giudicare gli altri in base alle proprie idee impedisce di riconoscere la presenza di Dio e la sua azione, sicché invece di aprirci all’ascolto e all’aiuto ci si chiude al dialogo innescando meccanismi di contrapposizione. Possiamo stare anche gomito a gomito con gli altri ma nutrire sentimenti di disprezzo che annullano ogni forma di autentica comunione. La vera sfida è far entrare Dio in noi, se glielo permettiamo. Infatti, Gesù sembra voler dire che la porta del nostro cuore può essere aperta solo dall’interno a patto che sia divelto il chiavistello della presunzione di potersi salvare da sé.

Preghiera
Signore Gesù, che stai pazientemente alla porta del mio cuore e attendi di entrare, ti chiedo di donarmi il tuo Spirito perché siano scardinate le porte che impediscono di accogliere la Parola della Croce e così poter entrare nella logica dell’amore. Fa che possa liberarmi da ogni pregiudizio e offrire i miei pensieri, la mia volontà, i miei affetti e le mie azioni, le mie gioie e le mie sofferenze al Padre sì da essere capace di compassione e autentica solidarietà fraterna. Tu vedi gli affanni e gli sforzi della vita, dammi la grazia di comprendere se essi sono vani, perché ispirati dal narcisismo, oppure è la fatica di chi lotta con la tua grazia per conformarsi a Te e facendosi compagno di viaggio di chi, pur per strade diverse e spesso accidentate, risponde alla tua chiamata e si fa tuo discepolo.