Puro amore – Martedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – Santa Teresa d’Avila
Martedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – Santa Teresa d’Avila
Gal 5,1-6 Sal 118
O Dio, che per mezzo del tuo Spirito hai suscitato
santa Teresa [di Gesù] per mostrare alla Chiesa
una via nuova nella ricerca della perfezione,
concedi a noi di nutrirci sempre della sua dottrina
e di essere infiammati da un vivo desiderio di santità.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati Gal 5,1-6
Non è la circoncisione che vale, ma la fede che si rende operosa per mezzo della carità.
Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.
Ecco, io, Paolo, vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla. E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la Legge. Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella Legge; siete decaduti dalla grazia.
Quanto a noi, per lo Spirito, in forza della fede, attendiamo fermamente la giustizia sperata. Perché in Cristo Gesù non è la circoncisione che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo della carità.
La libertà cristiana
Il tema della libertà è di fondamentale importanza nella spiritualità ebraica. La libertà è innanzitutto la condizione risultante da un’azione liberante. La libertà di cui parla Paolo è soprattutto sottrazione alla potenza schiavizzante e mortificante del peccato. Nella storia d’Israele il potere del Faraone di Egitto rappresenta il giogo pesante che umilia. È vero che la Legge fu data da Dio per mezzo di Mosè perché gli Israeliti, liberati dalla schiavitù egiziana, fossero veramente liberi vivendo l’alleanza con Yaveh, ma è altrettanto vero che la liberazione dall’Egitto e il dono della Legge erano segni della vera opera di liberazione operata da Gesù con la sua morte e risurrezione. Lui è la vera Pasqua perché con l’effusione del suo sangue ha liberato tutti gli uomini dal peccato e donando il suo Spirito scrive la Legge nel cuore di ogni persona che crede in lui. Abramo è stato il primo a circoncidersi in obbedienza al comando di Dio e ha circonciso i membri maschi della sua famiglia per significare la propria appartenenza a quel Dio che si era rivelato e che lo aveva scelto per essere padre di una moltitudine di figli. Dopo l’esodo la circoncisione diventa il segno dell’accettazione dell’alleanza con Yaveh che si rivela come liberatore e guida verso la terra promessa. Il cuore del vangelo è l’annuncio della liberazione operata da Cristo che porta a compimento il progetto di Dio preparato negli eventi della storia d’Israele. La circoncisione, che avviene per mano di uomo, è l’espressione della volontà della singola persona che aderisce alla proposta di Dio che chiama. Paolo, però, chiarisce che non basta la sola buona volontà dell’uomo perché da solo non riesce a liberarsi dal peccato, neanche sforzandosi di mettere in pratica la legge. L’apostolo, senza citarlo, richiama il battesimo nel quale è Dio che opera la salvezza perché si riattualizza l’unico sacrificio di Cristo che ha liberato tutti gli uomini, circoncisi e incirconcisi, ebrei e pagani. Il battesimo è azione di Cristo e della Chiesa nella quale si coniuga la grazia di Dio, garantita da Gesù, e la fede che motiva l’opera della comunità cristiana. Il battesimo non è meta ma inizio di un cammino nuovo insieme a Cristo. I gesti rituali del battesimo sono simboli della condotta di vita cristiana caratterizzata dalla carità. Questa è la legge che Cristo ha scritto nel cuore degli uomini mediante il suo Spirito. Il comandamento dell’amore ha ispirato il sacrificio di Cristo che ha portato la salvezza al mondo intero ed è l’unico precetto che garantisce la vera libertà. L’amore di Dio vissuto da Gesù fu motivo di scandalo per gli ebrei che lo perseguitarono fino ad ucciderlo. Lo stesso accade per l’apostolo che però non indietreggia sicuro del fatto che l’ultima parola è quella della salvezza. La libertà cristiana è vivere la carità nonostante le persecuzioni, certi di essere sorretti e guidati da Gesù mediante lo Spirito. La libertà cristiana non ha nulla a che fare con la presunzione orgogliosa (il lievito) di non dover dare conto a nessuno del proprio operato, ma consiste nell’ordinare tutta la propria vita al fine di servire nell’amore tutti i fratelli in maniera gratuita e disinteressata.
+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 11,37-41
Date in elemosina, ed ecco, per voi tutto sarà puro.
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.
Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».
Puro amore
Anche un invito a pranzo diventa per Gesù un’occasione per insegnare. La sua reticenza nel fare le abluzioni prima del pranzo suscita la meraviglia del fariseo che lo aveva invitato a casa e forse anche il suo imbarazzo difronte agli altri commensali. Gesù, interpretando i sentimenti e i pensieri del fariseo, stigmatizza il formalismo che caratterizza il modo di vivere la fede e, di riflesso, le relazioni all’interno della comunità. Il pasto richiama il banchetto eucaristico e il rimprovero fatto da Gesù può benissimo applicarsi al modo con il quale lo viviamo. Come le abluzioni prima del pranzo così anche i nostri gesti liturgici possono essere meccanici anche se formalmente esatti. Mutuando il discorso, le parole di Gesù ci invitano anche a verificare le nostre relazioni fraterne che spesso si ispirano alle regole commerciali e che assumono lo stile clientelare. Tutto questo confligge con la logica della gratuità che invece caratterizza l’agire di Dio. La purezza non ha nulla a che fare con la correttezza formale dei gesti rituali, ma con le intenzioni con le quali si opera e se esse sono ispirate all’amore gratuito di Dio. La misericordia fa sì che Dio esca dalla sua dimora celeste e scenda dal suo trono per piegarsi verso gli uomini. Il suo amore è puro perché è gratuito e, in quanto tale, anche fedele. I riti hanno il compito di farci incontrare quel Dio che si è spogliato della sua gloria e ha dato in elemosina tutto sé stesso. Da qui l’invito a imitarlo perché il nostro cuore sia purificato dal peccato e trasformato in modo tale da essere capace di un amore puro perché disinteressato e gratuito.
Signore Gesù, che conosci il cuore dell’uomo e i suoi giudizi, aiutami a verificare i miei pensieri e la conformità allo stile del tuo amore misericordioso e generoso. Non mi tratti secondo i miei meriti o le mie colpe, ma, conoscendo i ragionamenti nascosti nel cuore, mi esorti a mettermi a nudo davanti a Dio per lasciarmi purificare con il dono della sua Parola. Essa, come una spada che penetra in profondità, mi guidi nel discernimento, illumini la mente e diriga la volontà nel cammino di conversione nel quale imparare a puntare all’essenziale e a non accontentarmi dell’apparenza. Aiutami a far cadere la maschera del formalismo che nasconde la durezza d’animo e rendimi trasparenza del tuo luminoso volto di tenerezza.