La preghiera educa al dialogo e alla ricerca della verità – Venerdì della XXV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – S. Vincenzo de’ Paoli
Venerdì della XXV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – S. Vincenzo de’ Paoli
O Dio, che per il servizio ai poveri e la formazione
dei tuoi ministri hai ricolmato di virtù apostoliche
il santo presbitero Vincenzo [de’ Paoli],
fa’ che, animati dal suo stesso spirito,
amiamo ciò che egli ha amato
e mettiamo in pratica i suoi insegnamenti.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Dal libro del Qoèlet Qo 3,1-11
Ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo.
Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo.
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato.
Un tempo per uccidere e un tempo per curare,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per fare lutto e un tempo per danzare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per conservare e un tempo per buttar via.
Un tempo per strappare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
Che guadagno ha chi si dà da fare con fatica?
Ho considerato l’occupazione che Dio ha dato agli uomini perché vi si affatichino. Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo; inoltre ha posto nel loro cuore la durata dei tempi, senza però che gli uomini possano trovare la ragione di ciò che Dio compie dal principio alla fine.
Kronos e Kairos
Il Qoèlet approfondisce il tema del limite creaturale a partire dalla realtà del tempo. L’esistenza umana è misurata dal tempo racchiuso tra il nascere e il morire. Questi due poli, tra loro contrari, si sviluppa una continua tensione tra attività umane contrapposte, ma ognuna ha il suo tempo. L’uomo non può fare due cose nello stesso tempo, ma ogni cosa a suo tempo. Quindi, nel tempo cronologico chiuso tra il nascere e il morire si dipana l’alternanza delle attività che sono opportune nella misura in cui si compiono secondo il tempo loro assegnato da Dio. Come gli eventi ciclici della natura così anche quelli legati all’attività umana seguono un misterioso disegno la cui comprensione complessiva sfugge alla ragione umana. La fatica dell’uomo sapiente è quella di esercitarsi a cogliere nel discernimento il tempo opportuno (kairòs) per l’attività. Essa è buona nella misura in cui si vive il tempo (kronos) della propria vita dedicata alle attività come il Tempo opportuno stabilito da Dio e inserito nel grande mistero della sua volontà.
+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 9,18-22
Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto.
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
La preghiera educa al dialogo e alla ricerca della verità
La preghiera accompagna i momenti più importanti della vita di Gesù, dal battesimo al fiume Giordano fino alla croce. Il valore della preghiera e il suo vero significato si manifestano nelle scelte che si compiono e dalle quali dipende la realizzazione della nostra vocazione. La preghiera, infatti, è il tempo in cui porsi davanti a Dio in una relazione dialogica per discernere la sua volontà e distinguerla dalle proprie aspettative. La domanda che Gesù pone ai suoi discepoli apre un dialogo, continuazione di quello che lui stesso ha vissuto nella preghiera con il Padre. Interrogando i Dodici educa i suoi discepoli a pregare uscendo dal silenzio e narrando a Dio il proprio vissuto per porre davanti a Lui i sentimenti e i pensieri custoditi nel cuore. Ma perché dire quello che Dio già conosce? Perché nel momento in cui gli apro il cuore senza vergogna lo libero dall’orgoglio e dalla paura che lo ingolfano di pensieri negativi. Le idee sono certamente importanti ma quando ad esse viene data un’importanza superiore alla realtà cadiamo nell’orgoglio. L’idea di noi stessi determina le scelte di vita che, in tal modo, poggia sempre di più sulla nostra forza di volontà. Ma per quanto possiamo essere volitivi e coriacei nell’affrontare le difficoltà immancabilmente entriamo in crisi davanti alla sofferenza perché una mente abituata a pensare girando attorno al proprio io la decodifica come fallimento. Questo dinamismo mentale lo sperimentiamo quando le nostre attese non sono soddisfatte e perdiamo la speranza, sì, quella legata ai sogni che ciascuno coltiva dentro di sé. L’annuncio di Gesù riporta i discepoli alla realtà, anzi ne offre la chiave di lettura. La sofferenza appartiene alla biografia di ogni uomo, ma, anche se tutti ci accomuna e sembra essere la nota dominante della vita da cui non si può sfuggire, eppure essa non ha l’ultima parola che invece spetta all’intervento di Dio con il quale rivela il suo amore. Nel momento in cui assumo la Pasqua come il punto di vista della mia storia e di quella del mondo, allora la speranza non è legata alla realizzazione delle mie ambizioni ma è ciò che mi fa attraversare la prova prendendo la mano di Dio. Egli, come fa un buon padre ed educatore, mi guida verso il tempo del compimento.
Signore Gesù, uomo di preghiera, insegnami l’arte del dialogo. Conducimi con Te nel deserto dell’intimità nella quale, spogliato di ogni vergogna e difesa, mettermi a nudo per lasciarmi nutrire della tua Parola e rivestire della tua forza. Tu conosci il mio cuore e le tante risposte a domande che non trovano modo di essere espresse se non quando tu stesso m’interroghi. Le tue domande danno voce ai dubbi nascosti nelle fasulle verità e nelle deboli certezze poggiate sulla terra friabile della mia volontà. Aiutami a cercare e trovare il senso della vita tra gli enigmi della sofferenza e ad accogliere da Te la speranza affinché essa sia la luce necessaria per progredire nella carità anche nella notte oscura della fede.