L’ombra del fico abbandonata – Feria propria del 5 Gennaio

L’ombra del fico abbandonata – Feria propria del 5 Gennaio

5 Gennaio 2022 0 Di Pasquale Giordano

Feria propria del 5 Gennaio

1Gv 3,11-21   Sal 99  

+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 1,43-51

Tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele.

In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.

Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».

Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».

Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

L’ombra del fico abbandonata

La fede in Gesù Cristo affonda le sue radici nella trazione popolare. Tradizione, non tradizioni, popolare. Cosa voglio intendere? Lo spiega molto bene la pagina odierna del vangelo di Giovanni ambientata in Galilea, quella regione a nord d’Israele più lontana da Gerusalemme, capitale dello Stato in cui era concentrata l’aristocrazia religiosa e politica. La Galilea è invece l’anima popolare d’Israele dove la geografia e la storia hanno educato il popolo a non considerarsi l’ombelico del mondo ma a vederlo nella prospettiva di chi guarda orizzonti più ampi ed è aperto alla novità. Tuttavia, Galilea significa anche marginalità rispetto ai centri di potere ma, al contempo, maggiore libertà di pensiero rispetto a quello unico imposto dall’alto. Andrea e Filippo sono i due discepoli che avviano la tradizione confidando a Pietro, prima, e poi a Natanaele la loro scoperta. Tutti i personaggi menzionati sono della Galilea, accomunati non solo dalla provenienza geografica ma anche dalla condizione di minorità. Rispetto ai giudei, infatti, i Galilei erano considerati meno affidabili. Natanaele, conoscitore della Scrittura, è vittima di questo pregiudizio che si rivela nel complesso d’inferiorità manifestato nella risposta che dà a Filippo. La vera scoperta che fa Natanaele è nell’essere conosciuto da Gesù nel profondo. Nella parte più interiore di sé, lì dove avverte la solitudine della povertà e dell’incolmabile abisso tra la condizione che vive e l’irraggiungibile ideale di santità. L’annuncio del Vangelo di cui si fa portavoce Filippo trova un ostacolo nelle tradizioni degli uomini che alimentano il senso di colpa e d’indegnità. L’albero di fichi mi piace interpretarlo come il simbolo della condizione dell’uomo peccatore sottomesso alla legge della carne. Natanaele scopre di essere cercato e raggiunto da Dio nella sua povertà. Vedere è il verbo dell’amore che non possiede ma abbraccia e cura. La tradizione apostolica nasce dall’incontro con Gesù grazie al quale sono abbattuti tutti gli steccati che impediscono l’ingresso di Dio nella propria vita. La tradizione del Vangelo è la trasmissione della fede intesa come esperienza non riservata a pochi eletti ma destinata a tutti gli uomini affinché possano sentirsi e vivere da figli di Dio.   

Signore Gesù, fratello e amico dei lontani, prediligi gli ultimi e gli emarginati invitandoli a percorrere le strade degli uomini insieme con te per conquistare la vera libertà dei figli di Dio e per portare loro la luce della speranza che brilla sul tuo volto. Insegnaci a usare il linguaggio della fraternità e dell’amicizia per abbattere i muri del pregiudizio e dei sensi di colpa perché nessuno si senta inferiore ad alcuno ma servo della sua gioia. Facci assaporare il gusto del «primo amore» quando ci arrendiamo all’idea che il nostro limite è più determinante della tua grazia, la povertà dei nostri meriti è più forte della ricchezza della tua provvidenza. L’incontro con Te ci dia il coraggio di non nasconderci dietro paure e sensi di colpa ma di misurare il valore della nostra vita in base al criterio della croce che rivela il tuo infinito ed eterno amore per noi.