Lo scandaloso amore di Dio

Lo scandaloso amore di Dio

10 Maggio 2019 Off Di Pasquale Giordano

Lo scandaloso amore di Dio – Venerdì della III settimana di Pasqua

At 9,1-20   Sal 116

 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni(Gv 6,52-59)

La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

 

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».

Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.

Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

Secondo il racconto della creazione Dio alimenta l’uomo con verdura e frutta che produce la terra (Gen 1,29). Nella nuova alleanza stabilita con Noè, dopo il diluvio, Dio prende il solenne impegno di “non colpire più ogni essere vivente” perché riconosce che “ogni intento del cuore dell’uomo è incline al male” e aggiunge: “ogni essere che striscia e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe. Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue” (Gn 9, 3-4). Dunque la riconciliazione è un’iniziativa di Dio che s’impegna a tenere in vita la sua creazione anche se l’uomo è incline al male. La nuova creazione non è la riedizione della prima, ma riflette ancora di più l’amore di Dio che, per far vivere l’uomo, usa con lui la pedagogia della gradualità e del contenimento del potenziale aggressivo presente nel suo cuore. Il cibarsi solo dei prodotti della terra è la caratteristica dello stato paradisiaco nel quale ogni essere vivente, bestia o uomo che sia, vive in armonia con gli altri. Ispirandosi a questa immagine il profeta Isaia immagina la vita eterna come una situazione in cui “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso” (Is 11, 6-8). La visione profetica annuncia un’era di comunione in cui non ci sono predatori e prede, ma esseri che convivono perché si nutrono non usando la violenza, ma la mansuetudine.

Mangiare la carne quindi significa uccidere per nutrirsi, dare la morte per avere la vita. Gesù rivela l’amore di Dio che ha qualcosa d’inaudito: accettare di morire per dare la vita. Nel rito ebraico la pasqua è sia il pane azzimo sia l’agnello ucciso le cui carni vengono mangiate. In Gesù questi due elementi sono uniti. Egli è il pane senza lievito di malizia ed è l’agnello che viene sacrificato. In questi due simboli è racchiusa la volontà di Dio di riconciliarsi con l’uomo non esigendo sacrifici e mortificazioni, ma chiedendo di essere accolto nell’intimo come dono. Dio chiede all’uomo di dimorare con lui e in lui. La fede è dunque accogliere Dio nella propria vita come dono immeritato, come ospite che ci fa un onore insperato. L’eucaristia è una nuova incarnazione di Dio nella vita che la trasforma in un modo tale che si possa dire con san Paolo: “non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2,20).

 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!