Istruzioni di Vita

Istruzioni di Vita

9 Maggio 2019 Off Di Pasquale Giordano

Istruzioni di Vita – Giovedì della III settimana di Pasqua

At 8,26-40   Sal 65

 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni(Gv 6,44-51)

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.

 

In quel tempo, disse Gesù alla folla:

«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

 

L’attrazione è una forza per la quale tra due realtà si crea un legame che progressivamente porta all’unione. Ciò che spinge ad andare verso Gesù è la forza dell’amore che ha la sua sorgente nel Padre. Il profeta Osea ha un’immagine bellissima per dire la cura paterna di Dio per il suo popolo: “Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare” (11,4). Nella sua storia Israele rintraccia i segni dell’amore di elezione con il quale Dio si è preso cura di lui come un padre affettuoso fa con i propri figli. La tenerezza, che caratterizza il Dio d’Israele, e ricordata da Gesù, è espressa attraverso il gesto di sollevare il bambino e di chinarsi per nutrirlo. Attraverso Gesù la paternità di Dio raggiunge il suo vertice dal momento che in Lui siamo sollevati alla dignità di figli e contestualmente il Signore si china su di noi per nutrirci.

La manna ha permesso a coloro che camminavano nel deserto di attraversarlo, ma non ha garantito l’incolumità dalla morte. Il riferimento non è alla morte fisica, che è comune eredità degli uomini, ma a quella del peccato o, meglio ancora, al peccato che porta alla morte; la presunzione e l’orgoglio alimentano la mormorazione che è la forma più subdola d’ingratitudine e di rinnegamento. Il cibo donato da Dio nel deserto non poteva cambiare il cuore, ma era solo profezia di quel cibo che dà la vera vita. La manna era un segno per far conoscere l’amore paterno di Dio, ma solo Gesù può salvare, può dare la vita. Se Dio è Padre eterno, l’uomo non può rimanere sempre figlio-bambino e chiedere solo ciò che gli piace o che gli manca. La sapienza amorevole di Dio non è contenuta semplicemente in pie esortazione o indicazioni morali, ma assume la forma di pane il cui fine non è essere “contemplato” ma mangiato. La sapienza di Dio richiede di essere assimilata affinché diventi istruzione di come fare della propria vita un dono.

 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!