La Croce è il punto di massima vicinanza di Dio o di massima distanza da Dio

La Croce è il punto di massima vicinanza di Dio o di massima distanza da Dio

4 Maggio 2019 Off Di Pasquale Giordano

La Croce è il punto di massima vicinanza di Dio o di massima distanza da Dio – Sabato della II settimana di Pasqua

At 6,1-7   Sal 32  

 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,16-21)

Videro Gesù che camminava sul mare.

Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao.

Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.

Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!».

Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

 

“Sul mare passava la tua via, i tuoi sentieri sulle grandi acque e le tue orme rimasero invisibili. Guidasti come gregge il tuo popolo per mano di Mosè e di Aronne” (Sal 77, 20-21), così il salmista chiude la sua preghiera che è intessuta di grida di aiuto, di domande sofferte e infine espressioni di lode e ringraziamento. L’autore del salmo interpreta bene anche i sentimenti degli apostoli che sono soli sulla barca al buio in mezzo al mare agitato. Le tenebre impediscono di vedere la direzione e il vento, che agita le acque, non permette loro di proseguire verso la meta. In questa situazione difficile sorgono domande laceranti: “Forse Dio ci respingerà per sempre, non sarà più benevolo con noi? E’ forse cessato per sempre il suo amore, è finita la sua promessa per sempre? Può Dio aver dimenticato la misericordia, aver chiuso nell’ira il suo cuore?… Questo è il mio tormento: è mutata la destra dell’Altissimo” (Sal 77, 8-11). Il remare contro vento non sapendo bene dove si sta andando è l’immagine plastica di quelle situazioni nelle quali la fatica del lavoro quotidiano sembra assolutamente inutile se non addirittura dannoso. Si ha la sensazione bruttissima che tutto vada storto e che si sia stati lasciati soli in questa lotta contro forze ostili.

In situazioni di criticità cronica però può capitare che ci si abitui all’assenza e l’abbandono di Dio da dubbio diventa una certezza, per cui quando si sperimenta il suo aiuto in maniera inaspettata e meravigliosa si ha paura quasi di essere investiti da tanta novità. Parrebbe strano che la paura non è tanto registrata nel momento di difficoltà e di solitudine quanto nell’incontro con colui che era assente. È paradossale che fa più paura il modo con il quale Gesù si fa prossimo che il buio e il vento contrario o le acque agitate del mare. A ben pensarci è proprio quello che accade quando si “convive” con il peccato, ci si abitua al buio, si resiste come si può alle prove della vita e il pensiero di Dio crea disagio. Gesù Cristo non può essere confuso con una forza della natura dalla quale difendersi in qualche modo, ma egli stesso si fa riconoscere come colui che viene incontro all’uomo con l’autorità di chi governa il creato e propone la sua signoria anche all’uomo. Il modo con il quale Dio si rivela è talmente diverso dalle nostre attese che ci spiazza. La croce di Cristo è il punto più vicino all’uomo che Dio abbia raggiunto, ma al tempo stesso può essere vissuta dall’uomo anche come il punto di massima distanza. È proprio il Crocifisso che parla ai crocifissi della storia e rassicura: sono io, non abbiate paura… non siete soli! Basta anche solo il desiderio di accogliere il Signore a dare una direzione nuova alla vita e a raggiungere posizioni di sicurezza e pace.

 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!