Quale traccia lascia in me Gesù?

Quale traccia lascia in me Gesù?

18 Febbraio 2019 Off Di Pasquale Giordano

Quale traccia lascia in me Gesù? – Martedì della VI settimana del Tempo Ordinario(Anno dispari)

Gen 6,5-8; 7,1-5.10   Sal 28  

+ Dal Vangelo secondo Marco(Mc 8,14-21)

Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode.

 

In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane.

Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».

Nella barca ci sono solo i Dodici e Gesù. Gli apostoli avevano dimenticato di prendere i pani avanzati e se ne ritrovano con uno solo. Gesù coglie l’occasione di stare solo con i suoi discepoli per metterli in guardia dalla malizia dei farisei e di Erode che, come il lievito con la massa, fa gonfiare d’orgoglio. I farisei ed Erode sono agli antipodi tra loro perché, i primi sono pii osservati della legge e religiosi impeccabili, il secondo è pagano e un uomo cinico nell’affermare se stesso anche a costo di uccidere innocenti. Tuttavia sono accumunati dal fatto di volersi fare grandi agli occhi degli uomini. I farisei si sentono migliori degli altri nel praticare alla lettera la legge ed ergendosi a maestri, salgono in cattedra, giudicando con asprezza e sdegno. Erode era famoso per l’impegno profuso per le grandi opere architettoniche con le quali voleva consegnare alle generazioni future la sua memoria. I seguaci di Gesù corrono lo stesso rischio di essere accecati dalla presunzione e dall’egoismo. Tralasciando di custodire e far tesoro del nutrimento che ricevono dal Signore si concentrano invece su ciò che è effimero e mondano. L’uomo che, come i farisei ipocriti e il cattivo Erode, rincorre sogni illusori del possedere e dell’apparire, lascia cadere nel vuoto la grazia di Dio che sovrabbondante viene elargita. Ciò che deve fare la differenza tra il modo di operare dei discepoli di Gesù e quello incarnato dai Farisei ed Erode non è la quantità di opere che si mettono in piedi, ma ciò che rimane nel cuore di quello che Dio dà la grazia di fare. Le opere compiute possono essere valutate in base a quanto hanno prodotto in termini di successo e consenso oppure secondo il criterio della propria crescita spirituale e la qualità della personale adesione a Cristo e della conformazione a Lui. La domanda di Gesù ai suoi discepoli circa il numero delle sporte di pane avanzato diventa criterio di verifica della vita cristiana: quanto rimane in me di quello che ascolto e vivo con Gesù? Ogni esperienza d’incontro con il Signore non è un’opera mia, non è un “favore” che faccio a Lui oppure un dovere per accumulare meriti. È Lui che spezza il pane della Parola e dà se stesso come nutrimento. I sensi del mio corpo sono ricettori della presenza di Dio e il suo Spirito raggiunge il cuore perché i miei pensieri siano in sintonia con i Suoi? Solo un cuore morbido, docile, poroso sa far penetrare dentro e trattenere la forza vitale dell’amore di Dio rilasciato poi attraverso uno sguardo accogliente, un orecchio attento al grido dei fratelli, una mano tesa per aiutare, un passo svelto per soccorrere, una bocca che si apre per incoraggiare e lodare.

 

Signore Gesù, a volte mi capita di rimanere solo con me stesso e di fare i bilanci delle esperienze fatte e di domandarmi cosa mi è rimasto di quello che vivo. Non nego che spesso prevale in me un senso di inappagamento perché, rispetto alle attese, i risultati sono deludenti a fronte magari di tante energie spese per realizzare un’opera. Allora come i discepoli anche io cerco di rintracciare i punti deboli e le responsabilità. La tua domanda mi offre un criterio di verifica diverso da quello che sono abituato a usare: quanto ho custodito la tua Parola nel mio cuore, quanto l’ho fatta decantare nella mia interiorità? Come i discepoli di Emmaus anche io, tante volte duro di cuore a comprendere, ti chiedo semplicemente di rimanere con me.

 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!